Principe di Venosa, Conte di Conza e Signore di Taurasi dal 1596. Figlio di Fabrizio II e Geronima Borromeo. Valente madrigalista e sommo autore di opere vocali (sacre e profane), fu inizialmente noto come eccellente virtuoso di liuto e come mecenate di musica. Fin da giovane fu in relazione con numerosi musicisti, fra i quali Francesco Filomarino e con teorici come Muzio Effrem. Amico di Torquato Tasso, ebbe con il poeta uno scambio epistolare piuttosto interessante e compose su dieci sue poesie sedici madrigali. Sposò in seconde nozze Eleonora d’Este, dopo aver ucciso la moglie Maria d’Avalos e l’amante di lei, Fabrizio Carafa nel 1590. Si trasferì a Ferrara nel 1594, qui incontrò Luzzasco Luzzaschi, le cui opere influenzarono in modo profondo la sua successiva produzione.
Dopo aver soggiornato per poco tempo a Venezia e a Firenze ritornò di nuovo a Napoli, per trasferirsi definitivamente a Gesualdo. La sua produzione per madrigale (sei libri a cinque voci, dal 1594 al 1611, e uno a sei voci, pubblicato nel 1626) rivela, specie nell’uso spregiudicato del cromatismo e della dissonanza, profonda originalità di stile e un’espressività lirica intensa in cui si fondono la potenza drammatica della polifonia e il senso individualistico della composizione monodica. A esse si aggiungono tre volumi di musica sacra Sacrae Cantiones a cinque voci, lib. 1°, 1603,Sacrae Cantiones a sei e sette voci, lib. 1°, 1603, Responsoria a sei voci, 1611. Ha lasciato, per quando attiene alle composizioni strumentali, una gagliarda a 4 parti “per sonar le viole”, tre ricercari a 4 parti eCanzone francese de Principe, probabilmente per clavicembalo.
L’AMORE PER TAURASI, DOVE “NASCETTE”?
Dove è nato Carlo Gesualdo, celeberrimo madrigalista? Mah, chi lo sa. A Venosa? A Napoli? A Gesualdo? Perché no, a Taurasi? Nessun documento riporta dove effettivamente sia venuto al mondo.
La Treccani (bibbia dell’enciclopedie) riportava “nato forse a Napoli” e ancora oggi l’edizione online: “Napoli 1560 circa – ivi 1614”, allora perché non prendere per buono questo dato di fatto? No, è nato a Venosa, diteci il perché?, “Io sto di dì in dì a partorire se io farò figlio Maschio V.S. Ill.ma se ne deve rallegrare più de l’altri, poiché ce lo destinato per servitore lo meterò nome Carlo per amor de V. S. Ill.ma […]“, scrive Geronima al fratello cardinale in una lettera spedita da Venosa e datata 21 febbraio 1566, mentre in un’altra missiva inviata da Roma il 30 marzo da Pietro Pusterla a Carlo Borromeo, vi è scritto: “D. Fabricio Gesualdo, all’8 del presente ebbe un putto dalla sra Dona Jeronima qual fu batezato per nome Carlo et i tutti stano benissimo. […]” – Pietro Pusterla è il messo del Borromeo, inviato a Venosa da Milano proprio per seguire l’importante avvenimento (ma non vi andrà perché la zona era piena di “fuoriusciti” e si recherà invece a Taurasi, ecco, sapeva dove effettivamente stavano) -, in un’altra lettera datata 3 dicembre e partita dal palazzo in Taurasi, Fabrizio, padre di Carlo scrive: “[…] il medesimo S.r Pietro ha qui riconosciuto il ben stare di D. Geronima e mio e di li figliuoli […]”.
Ricapitoliamo, Geronima stava a Venosa, luogo freddo e umido, dove di inverno fa sempre la sua comparsa la neve, bene, e poi? Poi si è ritrovata a Taurasi, luogo con un clima invernale mite, dove si trovava, tra l’altro, molto bene e per quale motivo, per quale ragione spostare tutta la famiglia con un bimbo di pochi mesi di vita? Ricordiamo che stiamo nel XVI sec. con tutte le incognite del caso. Fabrizio vuole che il figlio nasca nel loro palazzo di Napoli; la famiglia, immaginiamo, con tutto il gran seguito, si mette quindi in viaggio (impossibile visto i tempi? Sono 178 km e oggi si percorrono in 2 ore circa di comodissima autostrada, ma a quell’epoca non si potevano percorrere diciamo in 10 ore o qualcosa in più?).
Durante il tragitto, Geronima accusa il travaglio, passata Gesualdo e nelle immediate vicinanze di Taurasi, dove possiedono un castello (ristrutturato di recente e con stanze nuove di zecca, i lavori interni finiranno nel 1583), giocoforza sono costretti a fermarsi, e lì rimarranno, il Principe viene alla luce e sarà battezzato nella cappella di s. Pietro a Castello dal cappellano d. Scipione Mastrillo, clerico di Nola, alla presenza, anche, del nonno Luigi (che ricordiamo, nel 1580, aveva dato l’assenso per far edificare il Convento del ss. Rosario dei pp. Domenicani). Qui da bambino vivrà la sua felicissima infanzia e dove apprenderà l’arte della musica, trasmessala dal padre. Vi rimarrà per ben 7 anni (non 1 giorno solo), quando per ragione di salute della madre lascerà il castello e vi farà ritorno dopo il 1590.
Fonte: Elio Capobianco
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