Gli esordi del Principe Madrigalista
Carlo Gesualdo ebbe una prima educazione musicale a Roma durante il periodo in cui fu affidato allo zio Alfonso Gesualdo. Successivamente si trasferì a Napoli con il padre Fabrizio II Gesualdo dove trovò un clima culturale ricco e variegato. Il padre, generoso mecenate, cultore di musica e compositore aveva radunato, presso la sua corte, artisti, intellettuali e musicisti. Qui, insomma, la musica era una presenza quotidiana e Carlo Gesualdo ebbe modo di ricevere un’educazione musicale privilegiata.
Inizialmente si avvicinò a questa disciplina in modo semplice e spontaneo fino a diventare una vera e propria ossessione, la sua ragione di vita. Per essa aveva una particolare inclinazione, una predilezione sia a livello di esecuzione sia a livello creativo. Le sue conoscenze e competenze gli permisero, infatti, di coniugare il sapere con il fare; spesso ai suoi concerti partecipava come compositore, suonatore e cantante.
Tra i musicisti più importanti che contribuirono alla sua formazione musicale possiamo citare Giovanni Leonardo Primavera, Stefano Felis, Rocco Rodio, ma soprattutto il cembalista e compositore Scipione Stella, Pomponio Nenna e il compositore franco – fiammingo Jean de Macque.
Grazie alla loro guida e ai loro insegnamenti Carlo dimostrò un talento fuori dal comune al punto da comporre a soli 19 anni il suo primo mottetto, “ Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra” (Perdona, Signore, i nostri peccati).
Il principe musico considerava il canto il principio di tutta la musica; era convinto che un bravo musicista dovesse per forza saper cantare. Compositore di madrigali e musica sacra, eccelse nella polifonia, nella quale introdusse una serie di innovazioni che lo portarono ad essere considerato un precursore della musica moderna. La sua musica rispecchia il suo temperamento: irrequieto, tormentato e ardente; in essa infatti appaiono aspetti inquietanti e affascinanti della sua complessa personalità.
Come punto di partenza del linguaggio musicale del principe si può individuare l’uso del contrappunto e del cromatismo, come prolungamento del rapporto poesia – musica. Inoltre sono presenti in lui espressioni tipicamente barocche, soprattutto per l’ossessione con la quale egli affrontò il tema della morte e del dolore.
Ferrara: centro della musica rinascimentale europea
La svolta decisiva per la creazione della sua musica e per la sua carriera si ebbe con il viaggio a Ferrara dove sposò in seconde nozze Eleonora D’Este nel 1594. Ferrara era, all’epoca, la sede della più esclusiva “Accademia musicale del Rinascimento”, il centro musicale più importante d’Europa. Per un giovane musicista come Carlo, un soggiorno presso la corte estense di Alfonso II costituiva un’esperienza unica nel suo genere.
Figura chiave della cultura musicale ferrarese che contribuì, in maniera incisiva, sullo stile e sulla poetica del principe fu Luzzasco Luzzaschi, uno dei musicisti più ammirati in tutte le corti musicali italiane. Carlo Gesualdo rimase colpito dalle diverse sperimentazioni musicali messe in atto dal duca e da Luzzaschi, sia nel settore compositivo che nelle ricerche di strumenti ispirati alla “musica degli antichi” come il clavicembalo e l’organo.
L’esperienza musicale che segnò maggiormente l’animo del compositore si ebbe quando il Luzzaschi fece ascoltare al principe il clavicembalo cromatico–enarmonico dal quale il principe musicista rimase affascinato al punto da provarne una riproduzione.
I primi Madrigali a 5 voci
Fu proprio a Ferrara che si consolidò la fama del nostro musicista napoletano; in questa splendida e ricca città videro la luce i primi 2 libri di Madrigali. Il I e il II libro furono pubblicati nel 1594 dallo stampatore ducale Vittorio Baldini; entrambi riportavano la dedica di Scipione Stella dove scrive di aver raccolto e corretto gli errori di stampa di alcuni brani del suo protettore e principe già precedentemente pubblicati a Napoli.
All’epoca non era opportuno che un nobile si occupasse della pubblicazione di libri o di musica, in quanto gli interessi e gli impegni di un principe del suo rango dovevano essere altri, secondo le regole della società rinascimentale. Infatti, scrivere madrigali, non poteva costituire per Carlo Gesualdo la sua principale attività, ma solo un piacevole passatempo per occupare le sue lunghe giornate.
Per questo motivo il fedele musicista ricorre al nome di Giuseppe Pilonij, non uno pseudonimo, ma un caro amico di Jean le Macque per mettere in stampa alcune sue opere. Le dediche di Scipione Stella sono datate 2 giugno 1594 per il II libro e 10 maggio 1594 per il secondo: è interessante notare che il II abbia anticipato il I. Nei primi due libri si trovano testi scritti da Torquato Tasso e da Giovanni Battista Guarini, dal carattere amoroso e pastorale. Sono madrigali leggeri allegri, gioiosi nei quali si intravede, però, anche un barlume di dolore e sofferenza.
Il III libro e il IV libro dei Madrigali furono pubblicati a Ferrara da Giovanni Baldini, nel 1595 e nel 1596, con prefazione di Ettore Gesualdo. Alcuni madrigali del IV libro sono costruiti sulla sonorità delle voci femminili, in quanto in essi Gesualdo si ispirò al “concerto delle Dame”. Esso costituisce l’avanguardia musicale del tempo: un trio di dame si esibiva nelle stanze di Margherita Gonzaga, a sua volta raffinata musicista. In un’epoca in cui tutto era rigorosamente maschile, in cui era assolutamente vietato alle donne calcare le scene di un teatro, l’esibizione di sole dame, segnò l’inizio di un lungo processo di civilizzazione e di inserimento della figura femminile in rappresentazioni pubbliche. Il V e il VI libro di madrigali furono stampati nella stamperia del Castello di Gesualdo nel 1611, dal tipografo Gian Giacomo Carlino. Qui egli rivela tutto il suo bisogno di amare e di essere amato, le sue delusioni, i suoi dolori, la sua infelicità di vita.
Il madrigale
Il madrigale è un componimento aulico che nasce nel ‘300 e diventa la forma più raffinata e al tempo stesso più diffusa della polifonia profana del Cinquecento. Originariamente era a due o tre voci, successivamente il principe lo portò a 5 e 6 voci. Carlo Gesualdo era impegnato in modo ossessivo nella ricerca di nuove formule per legare la parola alla musica, lavorava per ottenere esaltazioni di più voci verso una sola, la quale pur non fungendo da solista, doveva in qualche modo sovrastare le altre per raccontare meglio le varie emozioni.
L’utilizzo di “Madrigalismi” e di altri artifici tecnici, indusse a pensare che questa musica fosse destinata più ai musicisti che agli ascoltatori, nel senso che poteva essere compresa appieno solo impegnandosi nell’esecuzione. Con il passare degli anni, si assiste alla rottura tra la poesia e la musica a favore di quest’ultima portando Carlo Gesualdo ad assumere un atteggiamento antiletterario. Per lui solo la musica, liberata dallo stretto legame con la parola, poteva essere capace di esprimere sia il cupo colore di un’anima sofferente, sia la luce della speranza. Nella fase matura, infatti, egli cominciò a prediligere testi brevi e concisi, nei quali si alternavano rapidamente immagini e stati d’animo fortemente contrastanti.
Le ultime opere musicali
Nell’ultimo periodo della sua vita Gesualdo abbandonò la musica profana del madrigale per dedicarsi completamente alla musica Sacra. Oltre ad eccellere nei Madrigali è con i volumi delle Sacre Cantiones (1603) e nei Responsoria ( 1611), che raggiunse l’apice della sua carriera musicale. In queste opere il senso religioso prende il sopravvento e la musica diventa essa stessa “ex voto” per la remissione dei propri peccati. Fu anche autore di Mottetti e Salmi.
Insieme a Marenzio e Monteverdi è considerato uno dei più alti esponenti della musica del XVI sec., un precursore della musica moderna. A riscoprire e rivalutare la figura e la musica di Carlo Gesualdo, dopo secoli di oblio, fu il compositore russo Igor Stravinsky che ebbe per “il principe dei musici” una vera e propria venerazione. La musica di Carlo Gesualdo ha avuto un’influenza importante sul panorama contemporaneo ispirando musicisti e registi nella realizzazione di opere musicali e cinematografiche.
Ma di questo e di tanto altro vi parleremo nei prossimi appuntamenti.
Fonti: F. Caloia “Gesualdo&Gesualdo, A. Cuoppolo “Il Gigante della Collina”, A. Cogliano “Carlo Gesualdo da Venosa: Per una biografia”, R. Brancati “ Tormenti, Tenebre, Visioni. Bios Athanatos”, Periodico il Madrigale “ Carlo Gesualdo: l’uomo, l’artista. Due città insieme per il Principe.
Autrici Dora Nocera e Fiorella Nocera
Società cooperativa di Gesualdo (AV) nata per mettere al servizio dei visitatori tutti i mezzi e le informazioni utili per rendere migliore la loro esperienza in Irpinia. Ci occupiamo di accoglienza e di assistenza ma anche di promozione del nostro territorio. Siamo convinti che fare rete con tutti gli attrattori turistici e culturali sia la base per valorizzare al meglio le risorse della nostra stupenda Irpinia. Collaboreranno con noi, in questo progetto, i ragazzi di A.S.T.R.E.A. Gesualdo, impegnati da molti anni nell’associazionismo e che, con il loro impegno, sono stati capaci di promuovere sempre più Gesualdo con eventi e forte partecipazione in numerose iniziative. Rocco Savino (referente per Gesualdo)
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