zeppoline al miele

“E Scauratelle”: le zeppoline al miele

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zeppoline al miele
fonte: @lucianopignataro

A Natale si sa, “s’adda magna’”. Se eravamo abituati a fare le grandi tavolate, con parenti, amici ed affini purtroppo quest’anno saremmo costretti a vivere, la ricorrenza più amata da tutti gli italiani, in una maniera più intima. Ma tra un divieto ed un altro, i fornelli delle nostre cucine potranno essere accesi h24. A Venticano la tradizione vuole che: il cenone è a base di pesce; il pranzo di Natale con verdura e polpettine e per secondo agnello; il 26 invece si “recuperano gli avanzi”, ma si cucinano anche i fusilli al sugo e di nuovo l’agnello, che nei giorni di festa non possono mai mancare sulle nostre tavole. E invece come dolci: struffoli, panettoni, torroni, mostaccioli, roccocò, ciambelline alla zucchero. Ma a Venticano c’è un’altra tradizione, ovvero quella delle zeppoline al miele. 

Alla scoperta di questo dolcetto della tradizione natalizia

Venticano
fonte: @agirenotizie.it

Non posseggo molte notizie su questa pietanza, anzi cercando informazioni sul web ho scoperto di come questo dolce appartenga alla tradizione culinaria natalizia del cilento. Anzi, questo antichissimo dolce, veniva preparato dagli Achei quando tra il VII e VI sec a.C., fondarono Poisedonia, in epoca romana divenuta poi Paestum. 

Questi dolcetti venivano preparati durante la notta più lunga dell’anno, quella del solstizio d’inverno, evento individuato all’epoca, proprio nel giorno in cui cade oggi il nostro Natale. Si celebrava in quell’occasione il ritorno della luce, che prendeva il sopravvento sull’oscurità, il giorno contrapposto alla notte, fissando un momento preciso dell’anno, cioè l’attuale mezzanotte della vigilia di Natale, la chiusura e la riapertura di un nuovo tempo ciclico, da cui tutto ripartiva. Inizio e fine che venivano scanditi anche dalle forme dati a questi dolcetti e cioè dalle lettere iniziali e finali dell’alfabeto greco “Alfa” ed “Omega”. 

Da non sottovalutare anche l’utilizzo del miele che i greci definivano come “nettare degli dei” e poi per i romani considerato come dolcificante ideale, il cibo degli dei e degli eroi. Non so come questa tradizione sia giunta fino a noi, però mi piacerebbe pensare come fosse stata acquisita dai romani a Paestum e tramandataci dagli stessi quando da Roma, dirigendosi verso Brindisi, percorrevano la via Appia.  

La ricetta

Venticano
fonte: @cucinageremicca
  • 250 g Farina 00
  • 250 ml Acqua
  • q.b. scorza di agrumi (arance, mandarini, limoni)
  • 15 g olio evo
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 1/2 bicchiere di vino bianco
  • q.b. Miele millefiori
  • 1 pizzico di Sale fino
  • q.b. olio per frittura 
  • q.b. zuccherini colorati, (anche se la tradizione vuole che siano utilizzati rametti di rosmarino, che assieme al miele rievocava la tradizione ellenica).

Preparazione: Portare a bollore l’acqua, aromatizzata con le scorse degli agrumi, il vino, l’olio lo zucchero e il sale. Eliminare poi dall’acqua le bucce degli agrumi e, in un sol colpo, aggiungere la farina e, mescolando con sinergia, attendere che il composto si separi del tutto dalle pareti della pentola. Adagiare poi il composto su di un piano di marmo o di legno ben oliato. Una volta formati i pezzi ( a cui debba darsi la forma dell’ Alfa e dell’Omega) friggere in abbondante olio. Una volta raffreddati condire con abbondante miele.

Un dolce povero, di antica tradizione, croccante all’esterno e morbido all’interno che ancora oggi viene cucinato nei giorni di Natale e, nonostante la sua semolicità, riesce a soddisfare grandi e piccini.

 

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