falò di sant'antonio: buono auspicio per il nuovo anno

Falò di Sant’Antonio: buon auspicio per il nuovo anno

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falò di sant'antonio: buono auspicio per il nuovo anno

Cari lettori, per inaugurare questo nuovo anno che trascorreremo insieme abbiamo pensato di raccontarvi le antiche consuetudini Vallatesi, auspicio di fortuna e prosperità per l’anno nuovo che sta arrivando.

falò di sant'antonio

FALò TRA TRA tradizioni e fede

I falò e il culto del fuoco sono riti pagani nati per propiziare l’allontanamento degli spiriti maligni e salvaguardare i raccolti e gli animali. Successivamente divennero riti cristiani abbinati alla celebrazione dei culti di diversi Santi, rappresentando un rituale di purificazione e consacrazione. 

In Irpinia il culto dei falò è molto sentito e sviluppato, ogni Comune li accende nel giorno di celebrazione di diversi santi, ad esempio a San Nicola Baronia è tradizione farlo nel giorno di San Nicola, 6 dicembre, patrono del paese, a Trevico e Scampitella il giorno di San Giuseppe, 19 marzo, e a Vallata il giorno di Sant’Antonio Abate, comunemente definito nel gergo vallatese “Sant’Antun”, il 17 gennaio, protettore degli animali domestici. 

IL FALò DEL PASSATO

Anticamente le tradizioni erano molto più sentite, nel territorio comunale si accendevano numerosi falò, sia nel centro urbano sia nelle campagne. La raccolta della legna era una vera e propria questua che i ragazzi del paese facevano passando per le abitazioni in modo da costruire la catasta da accendere, oppure veniva tagliata nei boschi limitrofi. Il falò era anche occasione per disfarsi di rifiuti vecchi e ingombranti quali mobili di legno. Negli ultimi anni, l’attenzione verso le tematiche ambientali ha però impedito la combustione di materiale legnoso trattato, come vecchi mobili, imponendo alla popolazione di bruciare unicamente materiale legnoso naturale

Inoltre, il falò costituiva una vera e propria festa, la gente si riuniva per mangiare, bere e divertirsi, azioni che all’epoca non erano così scontate come nella società attuale. Il grande fuoco si accendeva al calar del sole, e si era soliti mangiare la tipica pizza di patate, patate cotte nella cenere, cotechino e infine le castagne, una cena semplice accompagnata da un buon vino che con un po’ di musica contribuiva a rendere la serata piacevole. Inoltre, a fine serata, ogni partecipante portava a casa un po’ di brace in quanto ritenuta benedetta.

falò di sant'antonio

I proverbi, di cui abbiamo parlato in un articolo precedente, costituiscono l’anima del popolo e vengono tramandati gelosamente di generazione in generazione, anche attorno al culto di “Sant’Antun” si sono diffusi diversi proverbi.

  • “a Sant’Antun’ lu jurn’ è superchi’ e bun” tradotto letteralmente a Sant’Antonio il giorno è abbondante e buono, con riferimento alle giornate che iniziano ad allungarsi e permettono ai contadini di lavorare i campi.
  • “a Sant’Antun’ maskere e sune”, la ricorrenza di Sant’Antonio Abate è l’inizio del carnevale per questo il riferimento alle maschere e ai suoni.
  • “chi ‘nu bun’ carnuvuòl vòle fa, ra Sant’Antun’ add’accumenzà”, tradotto chi un buon carnevale vuole fare da Sant’Antonio deve cominciare.
  • “a Satn’Antun’ pure la pullòstra face l’ùvo” tradotto in senso letterale, a Sant’Antonio Abate anche la gallina fa l’uovo.

La tradizione oggi

Quest’anno, molto probabilmente, la tradizione non si potrà vivere a causa della pandemia che stiamo affrontando. Ad ogni modo, negli ultimi anni sembra essersi affievolito quel fervore che portava avanti la tradizione, complice probabilmente la condizione di benessere in cui viviamo e il fatto che molti ragazzi per motivi di studio o di lavoro non si trovano in paese in questo periodo dell’anno, infatti, negli ultimi anni i falò sono diminuiti.   

In ogni caso, anche se non si potranno accendere i falò, siamo certe che la sera del 17 gennaio le strade di Vallata saranno permeate dal profumo di pizza di patate e cotechino per onorare la tradizione, nell’attesa dei falò del prossimo anno.

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