
Domicella e il suo vero Tesoro
Era la fine di maggio. Le giornate scorrevano tranquillamente. Nel piccolo borgo di Domicella si avvertiva una strana aria, un’aria festosa. Ovunque mi girassi vedevo splendide coccarde che adornavano magnificamente le case del piccolo borgo irpino. Mi dissero che erano state poste dal Comitato Festa, capeggiato da Emilio Caiazzo, come segno di celebrazione del Santo di Domicella. Tutto ciò nascondeva un qualcosa di mistico e misterioso. Fu così che mentre ammiravo il panorama del piccolo borgo irpino, le mie orecchie sentirono il meraviglioso suono delle campane della Chiesa di San Gregorio Magno al cui interno vi era il tesoro dei Domicellesi.
Non un semplice tesoro fatto di oro o pietre preziose, bensì un tesoro interno ai domicellesi fatto di fede e religiosità. Ciò lo si respirava non appena si attraversava l’arcata principale della chiesa. Infatti, sull’altare principale vi era una statua che raffigurava un uomo piccolo, a tratti anche goffo, ma dalla espressione visiva semplice, a tratti anche sorridente. Si trattava di Filippo Neri: Il Santo dei Bambini. Questo Santo aveva dedicato la sua vita ad aiutare i bambini, ad insegnare loro il rispetto, ma soprattutto l’amicizia. Infatti, gli si deve la nascita del primo Oratorio, da sempre luogo di culto e insegnamento di valori di umanità e cristianità.

Mentre continuavo la mia scoperta sulla vita del Santo, celebrato nel piccolo borgo il 26 maggio di ogni anno (giorno della sua morte avvenuta nel 1595), fui improvvisamente travolto dal profumo emanato dal fiore posto tra le dita della statua. Un fiore bianco, come neve candida che colora gli Appennini durante l’inverno, un fiore che ti riporta alla mente “I Giardini di Marzo” di Lucio Battisti. Si trattava di un Giglio. Sì, un vero e proprio Giglio Bianco. Ma perché quel fiore? Cosa legava San Filippo Neri con Il Giglio Bianco? Beh, lo avrei capito di lì a poco.
Una storia fatta di Santi e Campane
D’un tratto il mio sguardo fu catturato da un bagliore luminoso proveniente dall’entrata principale della Chiesa di San Gregorio Magno. La scena era alquanto surreale, magica. Questo bagliore era accompagnato da un suono melodioso proveniente dalle storiche campane di Domicella.

A muovere le corde vi era una persona anziana, un certo Zi’ Giovanni, il quale, nonostante la veneranda età di 80 anni, riusciva con la sua forza a ricreare delle melodie uniche, che rendevano lo scenario ancor più magico. Pian piano il bagliore si faceva sempre più intenso, fin quando dall’entrata principale non vidi entrare una fila interminabile di bambini. Tutti vestiti di una tunica color bianco con in mano un Giglio. Fu allora che capii il legame tra San Filippo Neri e i bambini con la loro purezza di animo. Purezza che quel giorno sarebbe stata sancita da un legame religioso, quello della prima comunione. Purezza d’animo, umanità, rispetto del prossimo, amicizia sono questi i valori che ci sono stati tramandati da San Filippo Neri e che ciascun bambino dovrebbe far propri, senza mai perderli nella vita.

Blogger Domicella. Laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, nutro da sempre una forte passione per i piccoli borghi, per le loro tradizioni e per la loro storia. Appassionato di Digital Marketing, credo fortemente nella potenza dei Social, sopratutto come strumenti utili a diffondere in Italia, ma non solo, le tradizioni Irpine.
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