Bentornati su Irpinia World!
Con l’approssimarsi della vigilia d’Ognissanti, o, come è meglio nota a tutti, la notte di Halloween, vogliamo portarvi, attraverso le pagine di Irpinia World, ad esplorare alcuni degli angoli piú bui della tradizione irpina.
Sebbene l’odierna celebrazione venga spesso criticata quale importazione non necessaria di tradizioni d’oltreoceano, la veritá è che Halloween ha radici tutte europee. Radici che affondano in profondità nel nostro passato e toccano gli strati più primordiali della cultura umana.
Le antiche celebrazioni, di derivazione celtica, che si tenevano proprio nel periodo che oggi identifichiamo come la fine di Ottobre, avevano a che fare con la morte della natura nel suo insieme, l’entrata nella stagione dell’inverno e l’attesa della luce, della rinascita, che sarebbe giunta in primavera. Proprio nella notte di Halloween, o di Samhain nella tradizione celtica, la barriera tra il mondo dei morti e quello dei vivi si faceva più sottile, lasciando, a volte, che qualcosa passasse dall’uno all’altro mondo.
Proprio attraverso questo velo, che va man mano assottigliandosi in questi giorni, vogliamo accompagnarvi oggi, per dare un breve sguardo ad alcune delle creature più misteriose della tradizione irpina.
Lo Scazzamauriello
La prima è di certo tra le piú note. Vive negli angoli bui delle nostre abitazioni, in attesa della notte per sorprendere e tormentare chi non è di suo gradimento. Scricchiolii e fruscii sono i suoi passatempi preferiti. Piccolo e peloso, simile ad un folletto, al limite tra benevolo e dispettoso, indossa un cappellino a punta rosso per cui é disposto a barattare grandi ricchezze qualora gli venisse sottratto. Lo Scazzamauriello é una figura del folclore irpino eco di credenze antiche quanto la nostra stessa cultura.
Noto nel resto della penisola con vari altri nomi (Munaciello, Mazzamaurieddu, Laurieddhu, Linchetto…) ne esistono varianti in tutto il mondo, dai Brownies Scozzesi fino ai piccoli esseri che abitano le lande desolate dell’Islanda. Le credenze romane parlavano di Larii, spiriti delle abitazioni da ingraziarsi per quieto vivere. É quindi una personificazione dell’anima della nostra casa, da compiacere perché si possa vivere in pace. Leggenda o meno, però, siamo certi che d’ora in poi controllerete con piú attenzione gli angoli meno illuminati delle vostre abitazioni.
La Janara
Regina dei racconti delle notti irpine é invece la Janara, la Strega delle nostre terre. Inevitabile la presenza di tale figura nella nostra provincia, data la particolare vicinanza all’area a confine tra Irpinia e Sannio in cui si crede sorgesse il Noce di Benevento. É questo l’epicentro di tutte le credenze che a cavallo tra Alto e Basso Medioevo diedero corpo all’immagine della Strega in Europa.
In questo luogo misterioso si svolgevano i Sabba, macabre riunioni tra streghe e demoni all’ombra del malefico albero. Le origini di questa figura, però, vanno molto piú indietro nella storia. Janara deiverebbe da janua, ‘porta’ in latino, probabilmente in relazione al potere di queste creature di attraversare gli usci chiusi. Potrebbe, però, piú probabilmente derivare dal termine ‘Dianara‘, sacerdotessa della dea Diana. La Janara sarebbe quindi legata a culti e credenze che precedono di secoli l’arrivo del cristianesimo.
La Janara vera e propria si distingue dalla ‘Strega cattiva’ della fiaba, sebbene nel tempo ne abbia assunto alcune delle caratteristiche più cupe. Essa racchiude un insieme di caratteri che affondano le proprie radici nelle diverse influenze culturali succedutesi durante la lunga storia delle nostre terre. Ritroviamo così il fortissimo legame con i cicli naturali e la profonda conoscenza delle qualitá curative e psicotrope delle piante che lega la Janara a figure quali le antiche sacerdotesse di Diana, Cibele o addirittura Iside.
Diana, dea della luna e della natura; Cibele, madre degli dei a cui un tempio fu dedicato sul Monte Partenio; Iside, dea della magia che ebbe un notevole numero di seguaci grazie soprattutto alla diffusione del culto da parte dell’imperatore Domiziano nel primo sec D.C. L’elenco di culti che hanno modellato questo nostro mito non si limita certo solo a queste tre divinità. La Janara é quindi inscindibile dalle potenti figure femminili che erano la norma nelle società dell’antichità (già dalla preistoria), ma che subirono una drastica revisione e demonizzazione da parte di una cultura sempre più di stampo patriarcale.
Oggi delle Janare ci é rimasta un’eredità piuttosto variegata. Le nostre terre hanno conservato molti degli elementi tradizionali associati più o meno strettamente a questa figura. Ancora comunissimo é, infatti, l’uso di rituali ed oggetti magico-scaramantici nei nostri comuni, vedi la pratica del fare l’occhio o l’uso di cornetti e cimarute. Le ricerche storiche accumulatesi nel tempo sono però la parte più interessante di questa eredità.
A partire dalle teorie di M. A. Murray sull’esistenza di un’antica religione dei popoli dell’Europa preistorica, basata principalmente sulla figura della Dea Madre (The witch cult in Western Europe), fino all’immenso lavoro a carattere antropologico dell’irpino Prof. Aniello Russo (Irpinia Magica, Fiabe e racconti d’irpinia).
Di grande impatto anche il lavoro di @karyn.crisis, “Italy’s witches and medicine women”; che si condividano o meno le sue visioni spiritualiste, la sua opera rappresenta una preziosa fonte di informazioni su quanto sopravvive oggi di certe credenze nelle nostre aree, con un punto di vista che restituisce dignità e potere alla figura della donna nella storia.
È chiaro, dunque, come molti aspetti della celebrazione di fine Ottobre siano profondamente scolpiti nelle origini delle tradizioni europee e, quindi, irpine.
Articolo a cura di Davide Lepore
Blogger Montefalcione.
ExploreMontefalcione è un progetto nato dalla passione per la storia e le tradizioni locali e sostenuto dall’affetto verso il proprio paese di un gruppo di giovani montefalcionesi. Si è poi presto rivelato essere molto di più. La sorprendente quantità di dati, reperti ed opere la cui storia, se non del tutto dimenticata, aveva finito con l’occupare gli angoli più bui della memoria collettiva, ha reso quasi necessario un tentativo di riappropriazione e rivalutazione. Abbiamo quindi avviato questo nostro lavoro di catalogazione nella maniera che ci sembrava più appropriata: i social media. Lo scopo era semplice: raggiungere e coinvolgere quanto più possibile chiunque si sentisse parte della comunità Montefalcionese o, su più larga scala, irpina.
L’abbiamo considerata una missione personale. Una missione basata non sulla presunzione di voler insegnare, ma sul desiderio di imparare. Insieme.
Il nome la dice tutta: Explore, esplorare. Un’ esplorazione non limitata ne dallo spazio ne dal tempo, così da permetterci non solo un’analisi del territorio montefalcionese ed irpino oggi, ma un vero e proprio viaggio attraverso il passato di queste terre, riscoprendone la storia, le tradizioni e le credenze che hanno contribuito a costruirne l’identità.
ExploreMontefalcione è una promessa. Una promessa al paese, all’Irpinia e a noi stessi, perché si combatta l’oblio che rischia di inghiottire un patrimonio inestimabile e, soprattutto, insostituibile.
Ti è piaciuto? Condividilo con i tuoi amici!
Resta aggiornato sulle nostre novità!
Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter e riceverai una mail con gli articoli che più ti interessano!
Visita la nostra sezione eventi!
Scopri gli eventi che si terranno in Irpinia e decidi a quale partecipare!