Il 2 novembre, come noto, è il giorno dedicato al ricordo dei defunti. Avrà il Covid influito anche in questa ricorrenza?
Perchè il 2 novembre?
Secondo la chiesa latina, un abate benedettino nel 998 fece suonare le campane funebri dopo i vespri del 1 novembre e il giorno dopo offrì l’eucarestia “pro requie omnium defunctorum”. Questa celebrazione nel XIV secolo è diventata di tutta la chiesa cattolica.
Vi racconto...
Sin da piccola questa giornata la sento particolarmente, a partire dal suono delle campane per la messa mattutina, fino al calar del sole, quando i colori del tramonto si incontrano con la miriade di lucette votive.
Ricordo quando, da piccola, mi recavo al cimitero di Greci mano nella mano con mia madre, che puntualmente si fermava a comprare i fiori dal venditore ambulante. A me invece piaceva coglierli lungo la strada per portarli alla nonna, mi fermavo appena ne vedevo uno e immaginavo quale profumo potesse piacerle di più.
Ad oggi nulla è cambiato. Il viale alberato che porta al cimitero è sempre lo stesso, dipinto dalle sfumature d’autunno che creano una certa atmosfera, come se fossero una guida per indicare il percorso.
2 novembre 2020
Mi correggo, forse ad oggi, qualcosa è cambiato. Siamo nel pieno di una pandemia che credevamo attutita, invece non è così. Ci ritroviamo ogni giorno a sentire di morti da Covid-19, e chissà quanti, anche in questo giorno, si sono ritrovati a pregare per chi è stato colpito dal maledetto nemico invisibile.
Proprio a causa di ciò, quest’anno non è stato come sempre. L’ingresso al cimitero era controllato da volontari che autorizzavano l’entrata ad un numero massimo di 60 persone alla volta, con un percorso obbligatorio. Gli assembramenti erano vietati, non ci si poteva riunire in più persone intorno alla stessa tomba e pregare insieme, bisognava rispettare la distanza interpersonale di 2 mt. All’entrata e all’uscita ho dovuto disinfettare le mani, e non le ho potute stringere a chi, forse, ne aveva bisogno.
La mascherina mi impediva di sentire il solito odore di terriccio misto a quello dei crisantemi e altri fiori, e dei pini che fanno da pilastri ai viottoli. Le luci votive c’erano. Come di consueto si affiggono sulle tombe delle lampadine e tutt’intorno è una macchia di colore che dà quel senso di pace e speranza: ho sempre pensato che dovesse essere così ogni giorno dell’anno.
Il numero delle persone era notevolmente più basso del normale, soprattutto dei vecchietti, i più esposti a rischio. La maggior parte dei grecesi emigrati ha dovuto rinunciare al viaggio per raggiungere il paesello e salutare i propri cari per evitare spiacevoli conseguenze. Si è sentito sicuramente un po’ più solo, forse anche in colpa, così ha commissionato a qualcuno di portare dei fiori per far sentire lo stesso la sua presenza, anche se si sa, quando si è vicini col cuore non c’è distanza e pandemia che tenga.
Terminata la visita, all’uscita non c’erano le care signore che invitavano ad avvicinarsi al tavolo con i pentoloni pieni di grano cotto, “cickuet”, non si sentiva il profumo di questa nostra amata tradizione. Vi ricordate? Ve ne parlai nell’articolo “sapori di Greci”, per i più curiosi vi rimando alla lettura.
Gli altri anni non vedevo l’ora, rientrata a casa, di riscaldarmi gustando il buon grano, quest’anno invece a visita finita ho scritto quest’articolo, senza grano, senza quell’appuntamento fisso per il palato, ma con lo stesso animo di chi, in questo giorno cerca di sentirsi un po’ più vicino a chi non c’è più fisicamente e che vorrebbe tanto riabbracciare, sentirne ancora la voce, riceverne le carezze.
Il Covid passerà e non ci impedirà di portare avanti ogni singola, nostra, preziosa, tradizione.
Autore: Nicoletta Rosalbo
Blogger Greci. Siamo un gruppo di ragazzi di età e professioni diverse, con una grande cosa in comune: l’amore per il nostro piccolo, ma splendido paese. Speriamo di incuriosirvi con i nostri racconti e condurvi prima con il cuore e poi con il corpo qui da noi. Scoprirete una piccola oasi di paradiso!
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