Cicco Ciancia

Il brigantaggio, la storia di Cicco Ciancia e la “Fossa r’ Masi”

CONDIVIDILO CON I TUOI AMICI!
Cicco Ciancia
Foto di Gianfranco Salvatoriello

In questo secondo appuntamento riguardante l’affascinante fenomeno del brigantaggio, affronteremo un episodio avvenuto in uno dei periodi più turbolenti vissuti da Caposele. Nel decennio compreso tra il 1860 e il 1870, a causa dei numerosi briganti che si aggiravano per i nostri piccoli paesi irpini, si verificarono delle incredibili atrocità.
Ciò che vogliamo raccontarvi in questo nuovo articolo si propone di riportare alla luce la storia di un singolare “sequestro di persona”.
A Caposele nella seconda metà dell’Ottocento operava un sacerdote di nome Giuseppe Di Masi, il quale molto spesso (dopo la celebrazione della Messa) percorreva con la sua giumenta i sentieri delle stupefacenti montagne dei nostri territori. Tutti, conoscendo le sue abitudini, esortavano Don Giuseppe a stare molto attento quando attraversava determinate strade pericolose ma lui nonostante ciò, sembrava non temere né il fenomeno del brigantaggio, né tantomeno l’eventuale insorgere della banda di Cicco Ciancia, fino a quando, in una giornata del 1861, la spensieratezza che lo contraddistingueva venne spazzata via dal suo rapimento, messo in atto da questo terribile bandito.
Oggi ci chiederemmo perché lo fece, ma soprattutto perché puntò proprio lui; perciò è importante ricordare che i briganti solitamente studiavano molto bene i luoghi che frequentavano, ma soprattutto adocchiavano subito gli eventuali soggetti a cui conveniva estorcere denaro o altri beni. Per questo motivo Ciccoo Ciancia, furbamente, iniziò a ricattare la benestante famiglia dei Di Masi, chiedendo loro un’ingente somma di monete d’oro.
Il fratello di Don Giuseppe, noto a tutti come Don Gabriele, grazie alla sua perspicacia, intuì che tra i compaesani c’era qualcuno che si prestava all’attività di “manutengolo”, nome con cui venivano identificati tutti quei soggetti che accettavano di collaborare con i briganti al fine di ottenere denaro o favoritismi in cambio di preziose informazioni. Don Gabriele quindi, spinto dal forte desiderio di scoprire chi si celasse dietro quel ruolo, scelse di segnare tutte le monete d’oro date ai briganti con un segno distintivo.
Dopo aver ricevuto il denaro richiesto, Don Giuseppe venne liberato ma nonostante tutto ciò che gli era accaduto continuò a frequentare assiduamente le montagne di Caposele. La sua caparbietà purtroppo gli costò un secondo rapimento, ma questa volta la sua famiglia, trovandosi in grave difficoltà economica, fu costretta a chiedere aiuto ad altri cittadini benestanti di Caposele, tra i quali era compreso anche il Comandante della Guardia Nazionale di Caposele (che dal giorno del primo rapimento aveva il compito di proteggere l’incolumità di Don Giuseppe).
Quest’ultimo offrì del denaro alla famiglia Di Masi la quale notò con aberrante stupore che su gran parte delle monete ricevute compariva il segno distintivo tracciato da Don Gabriele. Nonostante i sospetti la famiglia del prigioniero si impegnò per la liberazione di Don Giuseppe, che prima di essere lasciato andare venne obbligato a celebrare la messa in un luogo che oggi viene chiamato proprio “FOSSA R’ MASI”.
Il sacerdote prigioniero non riuscì a riconoscere nessuno dei suoi rapitori a volto coperto, ma dall’accento e dal timbro della voce comprese che tra i briganti si nascondeva una donna caposelese.
A sostegno di quanto affermato da Don Giuseppe possiamo dire che i Carabinieri, subito dopo l’accaduto, seguendo gli indizi sparsi inconsapevolmente da una donna, riuscirono a trovare Cicco Ciancia presso la “Mauta”; fu proprio in questo luogo che, dopo un violento conflitto a fuoco, il terribile brigante perse la vita insieme ad alcuni dei suoi fedelissimi uomini.
Sulla conclusione di questa peculiare storia, vi diamo l’appuntamento al prossimo articolo!

AUTORE
Gerardo Rosania

Sono un ragazzo di Caposele con la passione per la scrittura. Appena mi è giunta voce di questo blog ho deciso di farne parte con molto entusiasmo e con altrettanto entusiasmo cercherò di raccontarvi il mio paese. Ho deciso di scrivere per questo blog per diversi motivi, uno tra tutti è il volermi cimentare in questa nuova esperienza arricchendo il mio bagaglio culturale. Sono uno studente dell’ IISS Francesco de Sanctis di Caposele con una passione particolare per la musica e per la partecipazione attiva alla vita associativa del paese, tanto da essere un membro del Consiglio Direttivo del Forum dei Giovani di Caposele.

CONDIVIDI

Ti è piaciuto? Condividilo con i tuoi amici!

NEWSLETTER

Resta aggiornato sulle nostre novità!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter e riceverai una mail con gli articoli che più ti interessano!

EVENTI

Visita la nostra sezione eventi!

Scopri gli eventi che si terranno in Irpinia e decidi a quale partecipare!

2 commenti su “Il brigantaggio, la storia di Cicco Ciancia e la “Fossa r’ Masi””

    1. Gerardo Rosania

      Ciao Gerardo, la “Fossa r Masi” è posta tra Puddaro e il Piano di Santa Maria, versante sud della mauta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »