
Se l’intento è quello di raccontare Grottolella, piccolo paesino con poco meno di 2000 abitanti, ma non carente di luoghi e storie significative e caratterizzanti, è necessario partire da quello che è il tratto identificativo del piccolo borgo ai piedi del monte Partenio. Parliamo ovviamente del Castello “Macedonio”.
La nascita del borgo e del Castello
Verso l’anno mille, l’attuale borgo di Grottolella era caratterizzato da due colli, il cosiddetto “Polesino”, dove oggi si erge l’edificio scolastico, e quello dove attualmente è possibile ammirare il complesso castellare. La popolazione, quando sui colli non vi era alcuna costruzione, viveva lungo gli argini del torrente “San Giulio” nella zona sottostante l’attuale SS88. Qualche anno più tardi i primi insediamenti abitativi si spostarono per realizzare il borgo sul colle del Castello dove in precedenza, si ipotizza in epoca longobarda, era stata costruita una sorta di Torre di avvistamento. Tale “vedetta” fu distrutta nel dodicesimo secolo dalle truppe di Ruggiero II il Normanno.

Fu la famiglia Sanseverino, qualche decennio più tardi, a ricostruire sui ruderi della Torre un primo fabbricato a forma di castello. La struttura definitiva, nell’attuale consistenza, è però del 1650, quando i Macedonio realizzarono le torri, le mura e la sistemazione dell’esterno, ancora oggi originale.
La frammentazione del complesso e la sua decadenza storica
Quando agli inizi del 1900 la principessa Anna Caracciolo alienò la proprietà, il castello fu diviso in almeno tredici proprietari ed in pratica iniziò la decadenza storica. Gli interni, specialmente nel post terremoto, sono stati letteralmente deturpati dal frazionamento della proprietà. Gli ampi saloni e le stalle sono praticamente scomparsi, divisi da nuove pareti. Il cortile, invece, ha preso una nuova conformazione. Di originale era rimasta la cappella di San Giovanni Battista, ubicata in una torre appena prima dell’arco che porta all’atrio.

Tale chiesetta, fino a dopo il terremoto del 1980, custodiva i resti della duchessa Emilia Cioffi moglie di Nicola Macedonio. Ma anche il sarcofago in legno di ulivo con gli arredi funerari della piccola crypta sono stati depredati. Sottratti anche tutti gli arredi sacri della cappella comprese tre statue in legno del 1600.
Ultimamente è stato asportato anche il pavimento in maiolica realizzato dal “riggiolaio” napoletano Ignazio Chiaiese. Eppure fino alla metà degli anni ’70 nella chiesetta si celebravano le messe in occasione dei Santi Vincenzo ed Anastasia e la processione del Corpus Domini.
Il Castello oggi
Nonostante non sia accessibile al pubblico in quanto di proprietà privata, il castello “Macedonio” conserva comunque la sua imponenza e la sua bellezza. Sono numerose, infatti, le iniziative turistico/culturali realizzate negli ultimi anni lungo il centro storico. Questo a testimonianza di un legame mai disciolto tra i grottolellesi e quella che è stata la loro “prima casa”. L’augurio è quello di vedere, in un futuro magari non troppo lontano, una ristrutturazione di quello che è il monumento più importante di Grottolella e, soprattutto, che diventi nuovamente accessibile ai visitatori.

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