Busto argenteo Sant'Ottone

Il patrono di Ariano: Sant’Ottone Frangipane

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Busto argenteo Sant'Ottone
Busto argenteo Sant'Ottone - foto Giuseppe Perrina

Bentrovati ad un nuovo appuntamento! Il 23 marzo ricorre la memoria liturgica di Sant’Ottone, patrono della città di Ariano e della chiesa diocesana di Ariano-Lacedonia. In quest’articolo troverete una breve descrizione della vita di Ottone Frangipane che si avvale degli scritti degli storici, in particolare del Vitale. In seguito per ragioni di spazio e al fine di evitare un’eccessiva sintesi degli argomenti trattati ho scelto di descrivere soltanto le trasformazioni che hanno interessato la sua cappella in cattedrale: prima di epoca medievale, poi rinascimentale e infine tardo-barocca. L’evoluzione di questo “deposito di fede” testimonia la devozione e i sacrifici che i nostri antenati hanno riservato al nostro Patrono.

LA VITA DEL SANTO

Incisione Sant'Ottone
Incisione Sant'Ottone - foto Giuseppe Perrina

Ottone nacque nel 1040 circa dalla nobile famiglia romana dei Frangipane. Nella guerra de’ Tuscolani con i Romani restò prigioniero, e per intercessione di San Leonardo, a cui con gran fervore raccomandossi, riecuperata avendo la libertà, e riflettendo all’infelice condizione delle cose mondane, abbandonò la casa, la patria, e tutti i suoi averi, e pellegrinando andò verso la Puglia (Vitale). Ottone, pellegrino verso i santuari eretti in onore dell’Arcangelo e verso la Terra Santa giunse ad Ariano attraverso quegli antichi tracciati che la attraversavano e che riuscivano ad incanalare pellegrini da ogni dove. Giunto, al tempo del conte Giordano Drengot (1102-1127), dimorò in una celletta costruita contigua alla chiesa di San Pietro de’ Reclusis, a 760 passi dalle mura della città. Quivi … si applicò a rappezzar scarpe de’ Pellegrini, e fare altre opere umilianti, ad unico oggetto di poter sovvenire i poveri con quel poco, che dalle sue fatiche ritraeva; non tralasciando però di mortificare il suo corpo con aspre penitenze (Vitale). Tra il 1127 e il 1130 andrebbe riferito l’anno della sua morte. Ben tosto, anzi immediatamente dopo la morte, si cominciò a venerare Ottone con culto religioso nella Diocesi di Ariano (D’Agostino).

LA CAPPELLA NELLA CATTEDRALE

L’inizio di questa cappella si può dire contemporanea alla sua morte perché gli arianesi ricordandone la vita fervorosa e penitente ed i prodigi tra essi operati, lo venerarono qual santo, lo elessero a loro celeste Patrono e gli apprestarono nel Duomo magnifica sepoltura in questo luogo ora della sua cappella, dove il suo corpo, onorato con lampade e ceri, con fiori e preci … (Pisapia). Il suo corpo fu traslato nella più sicura città di Benevento nel 1190 durante la generale sottomissione del Regno da parte di Federico II, come sostengono Rossi, Capozzi e Vitale, oppure nel 1220 al tempo dei Saraceni di Manfredi, come sostengono D’Agostino e Pisapia. Il re di Napoli Alfonso d’Aragona sollecitato dal vescovo di Ariano Orso De Leone, per qualche tempo suo Cappellano Maggiore, scrisse il 12 maggio  1452 al cardinale Cerdano affinché la chiesa beneventana provvedesse alla restituzione delle sacre reliquie. Quest’ultime ritornarono con solenne processione in città nello stesso anno e furono traslate nella cappella a lui dedicata. Purtroppo ad oggi resta ignoto il luogo esatto in cui il corpo sia stato sepolto, è verosimile pensare che i nostri maggiori, per timore di qualche nuovo rapimento, l’abbiano profondamente seppellito sotto il pavimento della cappella. Probabilmente l’originaria cappella subì notevoli danni a seguito del terribile terremoto del 5 dicembre 1456 (ne parlo qui). Nel 1592 i maggiorenti dell’Università vollero fare la cappella del glorioso Santo Oto di questa città per la elemosina del voto fattoli e con la spesa di trecento ducati v’innalzarono il magnifico altare di pietra in stile rinascimentale, non a  caso alla base delle colonne è presente lo stemma della città di Ariano. Il vescovo Ridolfi adornò la cappella di Sant’Ottone con armoniose pitture disposte tutt’intorno, che illustravano i vari miracoli compiuti dal Beato Eremita (Barberio), le quali tutte perirono per i terremoti. Ridolfi fece realizzare, da maestri beneventani, una statua del Santo in marmo di Carrara sulla cui base è scolpito il suo stemma e questa scritta “OCTAVIUS RODOLFIUS, ANNO DOMINI MDCVIII, EPISCOPUS S.OTHONI”. Da fonti della seconda metà del Cinquecento apprendiamo l’esistenza di una statua di S. Ottone (non sappiamo se di marmo, pietra o legno) presso la cappella, precedente quindi a quella realizzata nel 1618. Si deve al vescovo Saverio Pulce Doria la realizzazione, nel 1769, dell’elaborato altare, in stile tardo barocco, per la statua marmorea di Sant’Ottone, in sostituzione dell’altare rinascimentale che andrà ad ospitare prima la statua di Sant’Elziario e poi il fonte battesimale.

Cappella Sant'Ottone
Cappella Sant'Ottone - foto Giuseppe Perrina

Spero che quest’articolo vi sia piaciuto, vi aspetto su questo portale per continuare a portarvi alla scoperta di Ariano. Buona festa patronale e diocesana. Auguri a chi porta il nome di Ottone e Oto. A presto!

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