Il vino, negli ultimi decenni del ventesimo secolo, non ha mai avuto così tanti ammiratori, critici e amici come oggi. Negli anni passati è stata la bevanda presente sui tavoli di molte nazioni mediterranee e un lusso esotico per quelle del resto del mondo. Oggi, quella del vino, è diventata un’industria che si può paragonare, in un certo senso, a quella della moda. La vera differenza, però, è che nonostante lo stile e il prestigio della sua immagine commerciale, le sue radici rimangono nella terra.
È proprio della mia terra che vorrei parlare. Ricca di vigneti, percorsi nel mese di ottobre da mille voci e rumori, che mi suscitano tante emozioni; come per esempio il suono del trattore che passa tra i filari dei vigneti a raccogliere le cassette cariche di pigne d’uva. Inoltre passando tra i filari mi colpisce sempre l’allegria delle persone impegnate nella raccolta, che si divertono nel lanciarsi le pigne d’uva, trasformando così una giornata faticosa per il duro lavoro, in un momento di convivialità e di spensieratezza per il buon esito di un’intera annata di fatiche non sempre giustamente ripagate a causa di una improvvisa grandinata, di inverni troppo rigidi o del perdurare della siccità.
Un’altra cosa che mi emoziona particolarmente sono i profumi che si sentono tra i filari che vanno dall’odore forte della terra bagnata nelle prime ore della giornata, al forte odore di zolfo che è tipico dei vigneti altavillesi e ai profumi delle pigne d’uva baciate dal sole nelle ore più calde. Mi piace toccare i grappoli d’uva appiccicosi perché ricchi di zucchero e sentire il rumore delle forbici che spezzano il grappolo. Ma la cosa che mi appaga di più, dopo la vendemmia e dopo le varie lavorazioni, è gustare il vino prodotto in buona compagnia.
Tutte queste emozioni che ho provato passando tra i vigneti altavillesi, mi hanno portato a scegliere l’ “Istituto Tecnico Agrario Francesco De Sanctis” come percorso di studi, in particolare l’enologia e lo studio del vino. Proprio per questo vorrei spiegarvi le caratteristiche enologiche del territorio altavillese e delle aziende vitivinicole che lo rappresentano. Essendo Altavilla Irpina un comune collinare, fa parte insieme a Tufo, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni dell’areale della DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) che vede la coltivazione del nostro Greco di Tufo in prima linea.
Questa denominazione è riservata ai vini bianchi ottenuti esclusivamente da uve di vitigni provenienti da vigneti, aventi in ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica (cioè quella disciplina che permette di riconoscere le molte varietà di viti rilevandone i caratteri morfologici e fisiologici): Greco B: minimo 85%; Coda di Volpe bianca: massimo 15%. Oltre al Grego di Tufo DOCG, in passato ad Altavilla, si coltivavano anche altre varietà come: Aglianichello, Olivella, Aglianico S.Severino, Tintiglia, Sgongolariello, Mangia Guerra, Piededicolombo e Bisacciara. Il nome Bisacciara è riferito alla bisaccia, in dialetto irpino “Vesazza” cioè il contenitore utilizzato dal contadino per portare alimenti e attrezzi; il nome, forse è legato al grappolo grande ed alla notevole produzione di uva e vino.
La maggior parte di queste varietà da me elencate sono scomparse ed altre non vengono più prodotte.
Le aziende del territorio altavillese sono due: Contea dé Altavilla e Azienda Agricola Petilia.
L’Azienda Agricola Petilia impiantò il primo vigneto sul finire degli anni ottanta. La prima commercializzazione ebbe inizio nel 2000 al primo Vinitaly, dove i fratelli Bruno, Teresa e Roberto, presentarono il risultato della prima vendemmia 1999. Da qui cominciarono i loro successi sia in Italia che all’estero. Coltivano uve di varietà Greco, Fiano, Aglianico e Falanghina su circa 20 ettari di vigneto.
Invece Contea dè Altavilla, nata nel 2006 a conduzione familiare, coltiva viti di Greco di Tufo DOCG per circa sei ettari, fondata da Umberto Bruno e figli. Vinifica altri vini come: il Fiano di Avellino e il Taurasi. Produce anche vini DOC come: l’Irpinia Aglianico e vini IGT come: la Falanghina e Campania Aglianico.
Nessun critico, mentre sorseggia il suo Greco di Tufo, dovrebbe dimenticarsi che il vino è uno dei miracoli della natura e che, i suoi diecimila anni di rapporto con l’uomo non hanno cancellato quell’elemento di mistero che ha indotto gli uomini a considerarlo unico fra gli alimenti e avente qualcosa di divino.
Autore: Bruno De Francesco
Siamo il Forum dei Giovani di Altavilla, organismo ricostituito nell’ottobre 2019 dopo diversi anni di inattività.
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