Continuiamo il nostro viaggio nella tradizione irpina e Sant’andreana……
In questo articolo scopriremo il senso ed il valore dei legami che portiamo nel nostro bagaglio di ricordi e di vita, riscoprendo il bello di aver cura delle nostre radici.
L' Incoronata : tradizioni e radici
Ogni ultimo sabato di aprile (quest’anno il 25, giorno della Liberazione),nel piccolo borgo di Sant’Andrea di Conza, si celebra la festa o fiera dell’Incoronata.
Il culto, particolarmente diffuso nelle zone rurali del Sud Italia, ha origine intorno al 1001 ed ancora oggi è vissuto intensamente dalla gran parte della popolazione Santandreana, seppur in modi differenti: si sentiva la necessità di deporre ai piedi della Madonna le pene e le sofferenze vissute nel duro lavoro e nella cruda realtà quotidiana.
Il tutto ha inizio il venerdì sera quando, in seguito alla celebrazione eucaristica, il popolo scende a piedi verso la chiesetta in un’atmosfera che regala emozioni sempre nuove. La processione è il vero e proprio simbolo del passato: le donne anziane intonano alla vergine i vari canti popolari, quasi sprigionando e liberano le loro anime verso il cielo che si colora di rosso, mentre all’orizzonte si vede Cairano che sembra quasi abbandonarsi alla poesia di quel sereno crepuscolo.
Eccola, in lontananza la vedo, anche oggi che sono lontana, immersa nel verde, riservata regina del silenzio: la Chiesa dell’Incoronata e la sua Vergine.
Una leggenda molto interessante è legata all’apparizione di una Madonna di colore che chiese espressamente di far erigere in suo nome una cappella.
La statua, prima del suo furto, raffigurava proprio una Vergine su una quercia, affiancata da un uomo con l’aratro e due buoi, simbolo del legame tra l’uomo, Dio e la terra fertile.
Di tutto ciò oggi rimane solo un bel ricordo…..
Valore aggiunto, secondo la concezione popolare, è il fatto che questa festa cada proprio tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera come a rappresentare la fine della notte ed il nuovo giorno, della morte e di una nuova vita, simbolo di rinascita anche della natura che, non dimentichiamo, è il focus della festa stessa.
Negli anni ho avuto modo di viaggiare nel passato tra i ricordi di mia nonna, piccola bambina che, puntualmente, accompagnava sua madre “giu’ alla fiera” per comprare il maiale.
Ebbene sì, la fiera dell’Incoronata era in grado di offrire i prodotti culinari più disparati, dal maiale ai “lupini” che mia nonna tanto amava ed ama, fino ai giochi per i più piccini.
Sin da bambina mia nonna era solita svegliarsi al primo canto del gallo per incamminarsi verso la chiesetta. Era un gesto d’amore e di devozione per assicurarsi che alla sua Madonna non mancasse nulla: sempre lì, su un altare adornato di fiori, felice nell’attesa dell’arrivo dei pellegrini
.Da buona nonna del sud ancora oggi, al termine della celebrazione, acquista le piantine di pomodori, sempre di più nel corso degli anni, per poter fare la sua famosa conserva nei mesi estivi da consumare, poi, durante gli invernali in compagnia di tutta la numerosa famiglia o da gustare durante un festeggiamento particolare.
Ricordi su ricordi, i miei e di tanti altri, mutati anno dopo anno…
Ricordo che l’attesa era viva in grandi e piccini, tra i banchi di scuola ci si organizzava per scendere in massa e passare una giornata in compagnia della natura, del buon vino e del cibo, a volte offerto dalle tavolate immense dei paesani, altre comprato nei vari camioncini i cui proprietari, oramai, sono quasi nostri amici.
L’attesa era viva anche per il sentimento di religiosità che oggi ritengo sia andato a scemare.
Spero che alla fine di questa triste storia, potremmo dire di essere stati ancora una volta liberati da un nemico che, seppur diverso, ha avuto il potere di renderci ancora più forti.
Quest’anno, per la prima volta, nessuno di noi potrà vivere questa tradizione a causa del male che in questi mesi ha cambiato le regole del gioco di una vita che sembrava ormai già scritta. Nel brutto, però, credo si possa scovare anche un barlume di speranza: abbiamo, forse, compreso quanto sia importante un abbraccio dato senza riflettere, quanto sia fondamentale guardarsi negli occhi senza distanze, quanto sia emozionante sentire il profumo della natura e di un fiore, profumo che non mancava mai in questa festività.
Spero che alla fine di questa triste storia, potremmo dire di essere stati ancora una volta liberati da un nemico che, seppur diverso, ha avuto il potere di renderci ancora più forti.
Abbiamo terminato anche questa volta il viaggio, nel secondo capitolo di Irpinia World, su i racconti della nostra amata terra, ripercorrendo una vecchia tradizione a noi molto cara. Continuate a seguirci nei prossimi articoli per scoprire con noi molto altro ancora sul nostro piccolo borgo.
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