Tradizioni immemorabili
Da’ borghi sparsi le campane in tanto si rincorron coi lor gridi argentini: chiamano al rezzo, alla quiete, al santo desco fiorito d’occhi di bambini.
(Giovanni Pascoli)
Il suono delle campane a festa, il pellegrinaggio dei devoti al Santo Patrono, la serenità e la felicità del giorno di festa. Sono tradizioni e richiami che ancora oggi nei nostri piccoli paesini sono ripetuti e tramandati. Ogni singolo anno al suon di quelle campane, la sensazione che si prova è di pace, di gioia, di voglia di stare insieme, di famiglie che si ricongiungono e di rivivere ciò che da tempo immemorabile ci è stato insegnato.
Sin da tempi remoti i Villanovesi hanno espresso la loro devozione a San Giovanni Battista, che risalirebbe ad una strepitosa guarigione degli abitanti colpiti dal colera. Nei pressi dell’attuale campanile, vi era un albero (o c’è ancora?); in sogno S.Giovanni suggerì ad un pio villanovese e pare, contemporaneamente al parroco, di bere lo sciroppo ricavato dall’ebollizione delle foglie di quell’albero. La guarigione fu immediata e collettiva. Come ringraziamento perpetuo i villanovesi si impegnavano e si impegnano a celebrare la memoria di san Giovanni del Colera il 14 dicembre con un digiuno da parte di tutta la popolazione. Si narra, inoltre, che gli Arianesi, che pure hanno dedicato una chiesa al Precursore di Gesù Cristo, ripetutamente hanno sottratto ai Villanovesi l’effige del Santo, ma altrettante volte di notte l’immagine sacra miracolosamente è stata ritrovata a Villanova.
Al Santo Protettore i Villanovesi, come vuole la liturgia, dedicano tre giorni: il 24 giugno per ricordarne la nascita, il 29 agosto a commemorazione del martirio e il 14 dicembre a commemorazione del colera da cui furono liberati i Villanovesi per intercessione del Santo.
Un ricordo dimenticato
La mia attenzione, nel corso di letture e ricerche, è stata attratta da un piccolo, seppure importante dettaglio, un’antica drammatizzazione del martirio di San Giovanni Battista. Riporto fedelmente le parole di Antonio D’Amato nel capitolo “Un’antica colonia Dalmatina nell’Irpinia: Villanova del Battista”: […] Nella festa del 29 agosto, si rappresentava la morte del Battista, facendo uso di pregiate pitture trasparenti. Un quadro su tela trasparente, bellissimo, ora perduto, rappresentava la Decollazione del Battista. Vi erano dipinti i personaggi principali: il Santo decollato, che versava sangue dal collo, la testa recisa, tenuta da Salomè in un piatto, il carnefice, e dietro, nell’ombra, Erodiade.
Una prima volta diresse la rappresentazione un grande medico irpino, Salvatore De Renzi, egli si trovava come medico condotto a Villanova e scrisse pure la rappresentazione; se ne occupò pure un altro poeta irpino, il poeta popolare P.P. Parzanese. Un angelo parlava al popolo dei meriti di S. Giovanni, mentre un altro angelo saliva ad incensare S.Giovanni, collocato sulla punta d’una guglia (carro). Lo stesso angelo poi combatteva col diavolo, che aveva preso posto di un altro carro […]
I carri che sono la nostra storia, sono quel legame che lega il passato con il presente, un “intreccio” di storie ed emozioni, e che presto incontreremo in questo lungo viaggio.
L’attenzione a questi piccoli dettagli che fanno parte della cultura della nostra Villanova, siano un orgoglio e magari un punto di inizio per rendere più forte l’amore per questo piccolo lembo d’Irpinia.
Un caloroso ringraziamento va alla pazienza e alla gentilezza del Reverendo Vicario generale, Don Antonio Blundo, che mi ha donato preziose informazioni.
Blogger Villanova del Battista. Mi presento: sono Floriana Giardino, 32 anni. Laureata in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, laureanda in Amministrazione e Organizzazione in P.A. con un Master in Europrogettazione e in Project Management. Sono orgogliosamente irpina, ben radicata nel territorio e dovunque io vada cerco di far conoscere questa splendida terra. Appassionata di vini (con una piccola debolezza per i rossi) e di libri. Amo la nostra terra, i suoi profumi, i suoi colori, i suoi racconti. E sono così entusiasta di intraprendere questo viaggio e di mostrarvi questa ‘Grande Bellezza’.Disse Pavese: “pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa”. L’intento sarà quello di far conoscere il mio piccolo posto, Villanova del Battista.
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