Bentornati su Irpinia World!
All’ombra di alberi secolari, nel fitto dei boschi che circondano Montefalcione, sono ancora molte le tracce della storia antica del nostro paese che attendono pazienti di essere riscoperte. Resti che hanno resistito al lento scorrere dei secoli, esiliati dalla memoria comune e divenuti un tutt’ uno con la vegetazione circostante. Simboli importanti della vita di ere passate che ancora custodiscono preziose informazioni sulla nostra passata identità. Trovarsi d’improvviso di fronte ad uno di questi reperti risveglia sentimenti di reverenza e rispetto, quasi se ne percepisce immediatamente l’enorme rilevanza storica.
La Grotta
Ed è cosi che ci sentimmo il giorno in cui ci imbattemmo nella grotta di Contrada Orno. Sapevamo che tra i boschi a confine tra Montefalcione e Montaperto era stata identificata questa peculiare struttura, ma avevamo pochissime informazioni sulla sua esatta locazione. Il testo “Raccolte di Superficie” di Simone D’Anna, ne accennava in un breve paragrafo, proponendo interessanti teorie sulla sua possibile funzione. È possibile che si trattasse di una cappella rupestre scavata nel tufo in epoca paleocristiana. I simboli incisi sull’arcata d’ingresso e su alcune sezioni delle pareti interne sembravano sostenere questa ipotesi. Esistevano, inoltre, notizie relative alla presenza nella stessa area di una chiesa dedicata a S. Nicola de Cibariis, di cui rimane soltanto un blocco in marmo, molto probabilmente parte dell’entrata, che ancora portava i segni del perno del portone d’ingresso. Questa informazione consolidava la possibilità dell’esistenza di culti paleocristiani in quest’area del nostro territorio.
Oggi il terreno circostante, a causa di pioggia e frane, ha ricoperto gran parte della struttura, lasciando in superficie soltanto la parte superiore dell’arcata e una breve sezione dell’entrata, facendola assomigliare, appunto, ad una piccola grotta. Ciò è però già sufficiente a comunicare l’imponenza e la sacralità del luogo.
Raggiunta la grotta rimanemmo in silenzio, consci del peso dei secoli che gravava sul luogo. È inevitabile provare ad immaginare le schiere di credenti che attraversavano questi boschi, quasi due millenni fa, per riunirsi in preghiera. I raggi di sole che penetravano tra le alte fronde degli alberi creavano tutt’intorno giochi di luci ed ombre che accentuavano l’aspetto di misterioso fascino del posto. Ci trattenemmo ancora un poco, esplorando i dintorni alla ricerca di ulteriori tracce. Ma non c’era che fitto bosco, quasi la foresta si fosse sforzata nei secoli di spingere sempre piú alberi verso il cielo a guardia del segreto che nascondeva.
Ci allontanammo carichi di quella soddisfazione tipica di quando si sfida l’improbabile e si vince.
Articolo a cura di Davide Lepore
Blogger Montefalcione.
ExploreMontefalcione è un progetto nato dalla passione per la storia e le tradizioni locali e sostenuto dall’affetto verso il proprio paese di un gruppo di giovani montefalcionesi. Si è poi presto rivelato essere molto di più. La sorprendente quantità di dati, reperti ed opere la cui storia, se non del tutto dimenticata, aveva finito con l’occupare gli angoli più bui della memoria collettiva, ha reso quasi necessario un tentativo di riappropriazione e rivalutazione. Abbiamo quindi avviato questo nostro lavoro di catalogazione nella maniera che ci sembrava più appropriata: i social media. Lo scopo era semplice: raggiungere e coinvolgere quanto più possibile chiunque si sentisse parte della comunità Montefalcionese o, su più larga scala, irpina.
L’abbiamo considerata una missione personale. Una missione basata non sulla presunzione di voler insegnare, ma sul desiderio di imparare. Insieme.
Il nome la dice tutta: Explore, esplorare. Un’ esplorazione non limitata ne dallo spazio ne dal tempo, così da permetterci non solo un’analisi del territorio montefalcionese ed irpino oggi, ma un vero e proprio viaggio attraverso il passato di queste terre, riscoprendone la storia, le tradizioni e le credenze che hanno contribuito a costruirne l’identità.
ExploreMontefalcione è una promessa. Una promessa al paese, all’Irpinia e a noi stessi, perché si combatta l’oblio che rischia di inghiottire un patrimonio inestimabile e, soprattutto, insostituibile.
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