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Oggi vi parleremo del Convento dei Verginiani con l’annessa Chiesa di S. Maria del Loreto, tradizionalmente chiamati dai montefalcionesi ‘o Monastero e ‘a Chiesa ‘e vascio.
Il Convento dei Verginiani
Isolamento e pace sono alleati fondamentali per la coltivazione dello spirito condotta dietro le porte di un Monastero. E isolamento e pace era quanto si poteva trovare subito fuori dell’antico abitato di Montefalcione: procedendo, infatti, verso Nord-Est dai limiti del borgo esistevano solo boschi e aperta campagna.
Era il sito ideale dove erigere il Convento, voluto nel 1550 dai nobili Poderico, per volontà di Lucrezia (detta Vannella), moglie di Giovanni Antonio Poderico, marchese di Montefalcione. Originariamente pensato per essere dedicato a S. Antonio, in un secondo momento prevalse, data la grande devozione della famiglia verso la Madonna di Montevergine, la volontà di intitolarlo ai Verginiani (il cui stemma è ancora oggi visibile sul parapetto in pietra del pozzo al centro del chiostro).
La Chiesa di S.Maria del Loreto
La Chiesa è ad una sola navata, di stile tardo barocco. Al suo interno si conservano molte opere, tra cui due dipinti su legno del 1500, uno dei quali, La SS Trinità, attribuito alla scuola di Raffaello.
Nel 1930, la Chiesa fu ridipinta e decorata dal napoletano Raffaele Iodice (che si occupò di decorare anche il Santuario e la Chiesa di S.Giovanni), che dipinse le due grandi tele dedicate a S.Feliciano: Il Martirio di S.Feliciano e Il Trionfo in Cielo del Santo. Negli anni 60 furono rubate quattro grosse tele, mentre dopo il 1980 furono trafugati la pila dell’acqua santa e un angelo ligneo che sorreggeva un pulpito in legno.
La figura di Lucrezia
Strettamente legata alla storia del Monastero é la figura di Giovannella Montefalcione, nota a tutti come Vannella. Ultima della famiglia dei Montefalcione, sposó Giovanni Antonio Poderico, rendendo ufficialmente la famiglia di quest’ultimo padrona del territorio montefalcionese . Alla morte del marito, nel 1562, Vannella vestí l’abito monacale, adottando il nome di Lucrezia ed utilizzando il cognome ricevuto da parte materna, Spinelli.
Numerose furono le opere di pietá compiute da Lucrezia, tanto da renderla una figura amatissima nel paese. Nel 1573 rinunció ai beni di Montefalcione in favore del primogenito Antonio e, insieme a quest’ultimo e all’altro figlio Ottavio, nel 1577 fondarono il nostro Monastero.
L’unica immagine di Vannella che ci rimane é il magnifico monumento funebre fattogli costruire dai due figli, Antonio ed Ottavio, ancor oggi conservato nella Chiesa di S. Maria di Loreto.
Nella bellezza dell’effigie si percepiscono la sacralità e la devozione che hanno caratterizzato questo luogo fin dalla sua creazione.
San Feliciano
La chiesa è nota anche come Chiesa di S. Feliciano in quanto dal 1826 vi riposano le spoglie del Santo Martire. Le reliquie giunte da Roma furono ritirate a Napoli da alcuni compaesani appartenenti alla Confraternita della Buona Morte (allora Confraternita del Monte dei Morti) e le ossa vennero ricomposte con cera e tessuti di seta in un convento di Nola.
I resti del Santo giunsero a Montefalcione il 26 novembre 1826 e le prime celebrazioni in suo onore si tennero il 16 maggio dell’anno seguente. Gli eventi delle celebrazioni di quei giorni sono dettagliatamente descritti in un opuscolo dal titolo “Intorno alla venuta del Corpo di S. Feliciano Martire in Montefalcione”.
Ad oggi parte delle reliquie del Santo sono incastonate nella cintura della statua in legno che lo raffigura, acquistata nel 1874 e portata oggi in processione, tra solenni festeggiamenti, l’ultima domenica di maggio. Si racconta che nel 1926, durante i festeggiamenti del centenario, si gridò al miracolo: alcuni fedeli, infatti, videro il sangue del Martire, contenuto nell’ampollina dell’Urna, liquefarsi.
Nonostante il complesso non si trovi più isolato, ma all’inizio di quello che è considerato il centro del paese, e sebbene parte di esso sia stato adibito a sede degli uffici comunali, il Convento e la Chiesa del Loreto ispirano ancora nei montefalcionesi la stessa devozione dei giorni in cui quest’area era immersa tra i boschi.
Articolo a cura di Explore Montefalcione
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