A Monteforte sorgono sulla Rocca quelli che sono i resti di un antico e maestoso Castello Longobardo, che, come un guardiano silenzioso, veglia sul Paese: scopriamone insieme l’affascinante storia.
Alla ricerca di un luogo di pace
Spesso siamo alla ricerca di un luogo del cuore che ci regali uno spazio di riflessione in queste nostre vite frenetiche. Un posto dove poter osservare dall’alto le nostre esistenze e cercare per un attimo di trovarne il senso. Per chi come me sta per trasferirsi in un altro paese, anche se vicino, sente a volte che il proprio equilibrio sta mutando. quindi perchè non lasciarsi avvolgere dal nuovo e vedere cosa accade? Quando sono a Lauro, il Castello Lancellotti è indubbiamente il mio luogo preferito: seguendo questo filo logico forse un po’ contorto mi sono recata sulla collina di San Martino per scoprire il Castello di Monteforte. Forse proprio qui ho trovato qualche risposta alle mie domande.
Il Castello longobardo ti guarda...
A differenza di Lauro, dove il Castello è parte integrante della vita di paese, qui esso ha una vita propria immersa in un tempo fermo, immutato. Si trova a guardia di un tempo che fu, ma allo stesso tempo col suo sguardo protegge e abbraccia il paese ai suoi piedi. Il Castello può “guardare” ed “essere guardato”. E’ proprio questo che mi ha colpito e forse è proprio questo il nuovo equilibrio che cerco.
Quello di potermi concedere il lusso di avere dei momenti in cui osservare dall’alto la vita che scorre. Così, mossa come sempre dalla curiosità, ho deciso che ne dovevo sapere qualcosa in più e oggi condivido con voi, il frutto delle mie letture montefortesi.
"Montis Fortis e il suo "Castrum"
“Montis Fortis”. Già dal nome è facile intuire la principale caratteristica del paese: quello di essere impervio ed aspro. Oggi, eccettuando le differenze climatiche rispetto ai paesi limitrofi, dovute alla posizione – 502 metri sul livello del mare – non sembra mostrare quella inaccessibilità che la caratterizzava all’alba dei tempi. Monteforte è – ahimè – molto fredda d’inverno e – per fortuna – fresca d’estate.
Eppure, Monteforte, per la sua conformazione naturale, si è rivelata nei secoli una importante barriera difensiva ma anche e soprattutto una via di passaggio fondamentale. Percorrendola si era in grado di recare pellegrini e Crociati in Terra Santa e viveri e grano dalla Puglia al Regno di Napoli. I Longobardi, popolo germanico duro e avvezzo alla guerra, furono tra i primi ad intuire le potenzalità del territorio. Così lo dotarono di uno dei quasi 50 Castelli che caratterizzano l’Irpinia. In realtà, alcune ricerche testimoniano la presenza di un “castrum” – il tipico insediamento difensivo degli antichi romani da cui derivano i successivi Castelli – già prima del VI-VII secolo – ma in un luogo differente rispetto a quello in cui sorge attualmente e che conserva il toponimo di “Castellone”.
La cinta muraria
Oggi si possono osservare le rovine del Castello longobardo proprio dove si trova la Chiesa omonima di cui abbiamo parlato la scorsa volta. – Se vuoi saperne di più clicca qui – Però dal paese, che si è sviluppato proprio ai suoi piedi, alzando lo sguardo ed usando un po’ di immaginazione, si può scorgere non solo la sua torre, che svetta imponente, ma anche la traccia di quello che era un doppio sistema di cinta muraria. Quest’ultima cingeva il maniero e indicava quattro possibili ingressi o torri. Una parte di questa cinta era costruita dalla sapiente mano dell’uomo, un’altra parte sfruttava i naturali costoni di roccia su cui l’edificio è stato posto e che sono effettivamente molto visibili.
Siconolfo e Radelchi in guerra perenne
Il territorio montefortese, occupato prima dai Bizantini e poi dai Longobardi, divenne nel tempo teatro di scontri e sconfinamenti di territorio da parte dei riottosi principi longobardi di Salerno e Benevento Siconolfo e Radelchi. Nonostante un accordo stilato alla presenza di Ludovico II nell’849 in cui si assisteva ad una spartizione formale dei territori, esso era preda di incursioni e di “dispetti” tra rivali. Mi piace immaginare l’espressione irritata di Siconolfo, seduto in una probabile sala del trono nel Castello, mentre rimbrotta i suoi uomini che hanno permesso che la sua autorità venisse “umiliata” dalle scorribande del rivale! Magari qualche testa sarà anche rotolata via! Chi può dirlo!
Carlo D'Angiò e la sua residenza estiva
Le sorti del Castello nel 1100 tuttavia migliorano passando nelle mani dei Normanni. Esso diventa tuttavia una vera e propria dimora signorile degna di importanza solo sotto il Regno del Re francese Carlo D’Angiò, il quale lo affida al conte anglo-francese Guido di Monfort. Egli era lo stesso nobiluomo che troviamo protagonista nell’opera di Verdi “I Vespri Siciliani”. Ritenendolo un luogo sicuro e piacevole, Re Carlo, dal 1271 al 1278, lo utilizza come dimora estiva per sé e la sua corte.
Immaginate i balli, la musica e le risate che ne percorrono i corridoi, le vesti sontuose, gli intrighi amorosi: non vi piacerebbe essere lì anche solo per sbirciare di nascosto? Lasciando da parte le fantasie, grazie alla benevolenza del Re e al passaggio di mercanzie dalla via regia, Monteforte rinasce. Fioriscono anche le piccole attività commerciali che caratterizzano il borgo: quelle relative al legno, al vino, alla pasta e persino alla neve! Ma di questo parleremo in un’altra occasione se ne avete piacere! A Guido di Monfort subentrerà la famiglia nolana degli Orsini, ma il maniero, oramai persa la sua attrattiva, sarà destinato ad essere saccheggiato e ad andare in rovina.
Causa del suo devastamento pare che sia stata un’antica leggenda secondo cui nelle sue fondamenta si nascondesse un grande tesoro: purtroppo nulla è mai venuto alla luce ma mi piace pensare che il vero tesoro fosse il Castello stesso. Insomma è lui a custodire simbolicamente la Valle e i suoi cittadini tra cui adesso ci sono anche io.
Per altre notizie sul Castello Longobardo di Monteforte clicca qui.
Blogger Monteforte Irpino. Indole da viaggiatrice, dinamicamente pigra e silenziosamente chiacchierona: sono tutto e il contrario di tutto. Lauriniense di formazione ma Montefortese per amore. Tutto ciò che attira la mia attenzione sono solo e soltanto le storie: di qualsiasi tipo esse siano mi ipnotizzano e mi nutrono. Amo proverbi e luoghi comuni: anche se non sono veri racchiudono piccole realtà. Non sottovaluto mai il potere della semplicità: una serie tv e qualcosa di buono da mangiare possono cambiare le sorti di una brutta giornata. Non credetemi quando dico che sono molto timida: in realtà lo sono di più. Laureata in Comunicazione Pubblica e d’Impresa, giornalista pubblicista ma appassionata Avvocata delle cause perse: e che vuoi farci ho sempre il debole per gli ultimi della classifica!
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