fusilli di monteforte irpino

Monteforte, dall’ombrello al piatto di pasta: storia di un fusillo

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fusilli di monteforte irpino

tempo da ombrello

Piove, piove e strapiove! Non se ne può più! Non basta la pandemia a farci rintanare nelle nostre calde case, ci mancava l’incessante maltempo!

Solitamente discorrere del tempo serve a rompere il ghiaccio quando si conversa con persone con cui non si ha molta confidenza! Insomma è un argomento confortevole ed universale: quello che si vede affacciandosi alla finestra mette d’accordo un po’ tutti! Ma se oggi, invece di parlare di maltempo, meteorologia e pioggia incessante partissimo dagli ombrelli per raccontare qualcosa di più “interessante” e – se vogliamo dirla tutta – più goloso?

pioggia battente
foto di Malpensa 24

Dall’ombrello al piatto

L’ombrello, si sa, serve a ripararci. Mai come in questi giorni lo abbiamo utilizzato per proteggerci dalla pioggia sferzante. Ma se invece vi dicessi che può essere utilizzato per cucinare?

Ebbene si. I sottili ferretti di metallo che tengono insieme il tessuto di cui è fatto l’ombrello in passato – e in molti casi ancora oggi – venivano utilizzati dalle massaie montefortesi per preparare uno dei formati di pasta più belli – e buoni! – che io abbia mai visto: i fusilli montefortesi.

La forma lunga e affusolata e il colore biondo del grano mi ricordano proprio i boccoli delle bambole di porcellana che avevo in casa da piccola. Talvolta mia nonna e mia mamma si divertivano a fare la pasta in casa e io osservavo quei gesti sicuri e sapienti. Ovviamente, non essendo di origini montefortesi, non ho potuto assistere alla preparazione dei fusilli, i quali a mio avviso, sono i formati di pasta che più rappresentano l’identità del mio nuovo paese; però riesco ad immaginare perfettamente la scena.

ferretto di ombrello per fare i fusilli
foto di un filo di erba cipollina blog

La pasta è consolatoria

Per oggi lasciamo da parte le diete e concediamoci un bel consolatorio piatto di pasta! Non vi tedierò con tutti quei bellissimi discorsi sul potere benefico e sulla magnificenza della dieta mediterranea: li conosciamo da lungo tempo ormai! Le nostre nonne non ne erano esattamente consapevoli; erano solo prese dalla necessità di mettere un piatto in tavola che potesse sfamare la famiglia. Tuttavia le loro mani davano vita ad una piccola magia! La farina di semola e l’acqua che, come in una danza lussuriosa, si intrecciano indissolubilmente fino a formare un morbido impasto. Le dita che lavorano e tirano la pasta, i ferretti che rotolano sul piano infarinato, il vento che accarezza i fusilli e li asciuga, il ragù – rigorosamente di maiale irpino – che li colora e li insaporisce…insomma spero di avervi fatto venire fame! Del resto una qualsiasi brutta giornata, dopo un buon pasto, sembra davvero meno brutta! E in periodi di Covid purtroppo le brutte giornate possono essere una realtà molto frequente!

fusillo di monteforte irpino appena impastato
foto di pastificio annalisa

Monteforte e la sua pasta

Monteforte, come molti paesi irpini, ha una lunga tradizione nella preparazione della pasta a mano, tanto da averne – come ho accennato poc’anzi – dei formati che sono suoi tipici. Ci sono le “coccetelle”, che sono molto simili alle orecchiette, le “sciuscelle” ovvero un tipo di pasta che deriva dal riciclo delle coccetelle venute imperfette, gli “schiaffoni” più noti come paccheri ed infine i nostri bellissimi fusilli. Anticamente lungo la nostra via Regia – clicca qui per saperne di più – , che attraversava il paese quasi interamente, si vedevano fuori le abitazioni tante pertiche di nocciolo o castagno in cui la pasta si metteva ad essiccare. Insomma anche uno specchietto per le allodole per tutti i viandanti in transito, che ne acquistavano in grandi quantità. La vendita della pasta, che oggi rimane un’attività più marginale rispetto all’economia del paese, allora valorizzava l’imprenditoria femminile ante litteram.

sciuscelle di monteforte irpino
foto di cooking in rosa

Storia della pasta

Ma, andando più a fondo, riuscite ad immaginare quale possa essere il legame che unisce il territorio alla specialità culinaria? Beh, per scoprire questo, dobbiamo fare un salto ancora più indietro nel tempo, più o meno a 9mila anni fa, quando i nostri antenati compresero che tritando e mescolando con acqua dei semi, potevano ottenere un alimento molto nutriente e facile da reperire.

Questo impasto ha attraversato i secoli evolvendosi – se volete saperne di più cliccate qui – fino a giungere in Sicilia, dove molte comunità ebraiche, già tra il II e V secolo producevano pasta secca. Questo succedeva ancora prima dell’avvento degli Arabi, che, cogliendo la differenza tra il grano duro e il grano tenero, contribuirono a diffondere il consumo della pasta in Italia. Il clima caldo e secco favoriva la lavorazione e l’essiccazione del grano duro pertanto la pasta secca era più facile da reperire nel Meridione, mentre il grano tenero e quindi la lavorazione della pasta “all’uovo” era tipica del Settentrione, il cui clima umido non permetteva che la pasta potesse asciugare.

pasta messa ad essiccare
foto di cose di napoli

La pasta fa il salto di qualità

La pasta tuttavia, continuava ad essere considerata una sorta di “contorno per ricchi” finché nel XVII secolo una grande carestia attraversò il Regno di Napoli: come sfamarsi senza ricorrere alla carne e al pane? Ecco che la pasta, capace di conservarsi integra per lungo e tempo, saziante e saporita, facile da produrre, diventa un’istituzione non solo per Napoli e la Campania, ma per tutta la Penisola. Se poi si accompagna al sugo di pomodoro…il gioco è fatto! Vuoi saperne di più? Clicca qui.

totò e gli spaghetti in miseria e nobiltà
foto di occhio alla pentola

Se fuori piove...tu mangia!

La pasta è un alimento con una sua storia e dignità: è stato anche veicolo di insulto per i nostri migranti all’estero (es. mangiamaccheroni) ma in fondo è parte della nostra identità. Direi che è nutrimento di corpo ed anima. Quando fuori il tempo è troppo brutto e freddo per poter festeggiare carnevale, tanto vale rimanere a casa e, se amiamo qualcuno, fargli un buon piatto di pasta o, se amiamo noi stessi, farne un bel po’ per noi!

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