Dividendo idealmente Monteforte nelle 7 Contrade storiche con cui i concittadini si sfidavano durante il Palio di San Martino, possiamo scoprire un microuniverso di storie. Iniziamo dal borgo più estremo, al confine con la Bassa Irpinia: Gaudi, territorio conosciuto come nota tana di briganti post unitari.
Le 7 frazioni di Monteforte
Il numero 7 in numerose culture ha significati simbolici e religiosi: pensiamo ai 7 Colli su cui si fondano sia Roma che Lisbona, ai 7 Re di Roma, alle 7 virtù di un buon cristiano, ai 7 Dei della felicità buddhista, ai 7 Sacramenti cattolici, ai 7 chakra del corpo umano, alle 7 città italiane il cui nome è composto da 7 lettere.
Potrei continuare questa lista all’infinito, ma quello che su cui riflettevo qualche giorno fa è che anche Monteforte è suddivisa proprio in 7 frazioni. Sia stato il caso, una ragione storica o morfologica al momento non mi è dato saperlo. Tuttavia, possiamo cogliere questo spunto per conoscerla un po’ più approfonditamente.
Il Palium Sancti Martini: ideale punto 0
Come ho ricordato in un mio precedente intervento (se vuoi leggere l’articolo clicca qui) nel 1109 Guglielmo il Carbone, novello Signore di Monteforte, organizza un palio a Monteforte per accalappiarsi il benvolere del suo feudatario Roberto di Sanseverino e della popolazione, la quale suddivisa nelle sue 7 frazioni (Gaudium, Borgo, Pronella, Molino, Loffredo, Bottai e Taberna) si sfidava in giochi e tornei.
Partendo da questa ideale suddivisione e solleticando il senso di appartenenza di ogni montefortese, proporrò da oggi alle settimane a venire qualche spunto, qualche racconto, che faccia riferimento ad ognuno di questi mini borghi, questi mini universi che traboccano di storia.
Gaudi e la sua fontana
Partirò oggi dalla parte più occidentale di Monteforte, quella che confina con la bassa Irpinia, precisamente con Mugnano del Cardinale e si spinge a poco prima di Campi, una delle zone più in alto di Monteforte. Sto parlando di Gaudi, percorsa in tutta la sua lunghezza dalla SS7bis. In auto, come mi capita spesso, presa dai mille pensieri e dal tran tran della quotidianità – ahimè – trovo molto difficile scorgerne una qualche caratteristica che possa abbagliare gli occhi. Tuttavia, c’è da fare una eccezione per una splendida fontana che si trova al km 29 della strada.
La “fontana dei Gaudi” o per la precisione “Fontana Carlo III” fu voluta dall’omonimo sovrano borbonico si inserisce in un ideale percorso di fontane irpine. Esse erano disseminate lungo la via “Regia”.
Tale strada collegava Napoli alla Puglia, granaio della Campania, attraversando Monteforte e per l’appunto la nostra Gaudi. Ma di questo parleremo in un’altra occasione, se avrete piacere di seguirmi.
Gaudi avamposto del popolo hirpino
Lo scrittore e ricercatore storico Carmine Santulli ritiene che l’inizio del territorio montefortese – quindi Gaudi- coincida con Portalupara, un valico densamente abitato che divideva, durante le guerre sannitiche, le tribù caudine, i cui domini si fermavano nel territorio avellano, e quelle hirpine, che sfruttando le asperità del territorio, rimanevano salde tra Abellinum, Aeclanum e Compsa.
La toponomostica del luogo potrebbe trarre in inganno: Gaudi non deriva certo dal latino “Gaudium”, riferendosi a qualcosa di gioioso e felice! L’ipotesi più accreditata fa invece riferimento alla parola longobarda “Wald” ovvero “bosco”. In effetti quei luoghi erano protetti da folte selve ed era molto facile nascondervisi.
Gaudi e i terribili briganti postunitari
La caratteristica del luogo si è conservata intatta fino ai tempi dell’Unità d’Italia. Molti briganti, stanziatisi nei boschi, coglievano l’occasione per depredare impunemente tutti i passanti della Via Regia. L’eco delle efferatezze dei briganti locali si diffuse così sonoro da costringere il neonato governo d’Italia ad inviare una intera compagnia di bersaglieri a presidiare i luoghi in una vera e propria caccia al ladro.
Manfra e Palumbo: i più sanguinari di Gaudi
Il nome più temibile era proprio quello di un cittadino montefortese, tale Pietro Manfra. Secondo un libello del 1940 ad opera di Gabriele Criscuolo, si racconta che le autorità avellinesi avessero posto sulla sua testa una taglia di 20mila lire (paragonabili a circa 100 milioni di lire del 1940).
Il brigante Manfra fu tradito proprio dal prete che lo nascondeva e da cui era solito rifugiarsi tutte le sere per cena. In accordo con le autorità, durante uno di questi pasti, il prete con la complicità della sorella – che lo scrittore raffigura come una energumena – lo avesse immobilizzato ad una sedia e finito con una coltellata al cuore. La rapidità dell’atto fu tale che la sua banda, posta a guardia fuori dall’abitazione, non si era minimamente accorta di quanto avvenuto all’interno. Manfra, che aveva una storia d’amore segreta con Mariannina Della Bella, una giovane contadina montefortese andata poi in sposa all’allora Sindaco di Monteforte Don Giovanni Amodeo, lascia come testimonianza una lettera in cui rimprovera la donna di averlo lasciato e in cui rivendica la paternità del figlio che lei portava in grembo! Il gossip esisteva anche allora! Se vuoi saperne di più clicca qui. A succedere a Manfra sul “lavoro” invece, il suo crudelissimo vice, il brigante Antonio Palumbo, il quale ordinò la morte per “crocifissione” di un povero malcapitato, la cui croce fu installata proprio davanti alla Caserma dei Carabinieri sita in Porta Puglia, come atto di sfregio alle autorità.
Se vuoi sapere qualcosa in più sul brigantaggio clicca qui.
Gaudi oggi
Fortunatamente oggi Gaudi è un posto molto più tranquillo da attraversare e di Porta lupara non rimane che il nome di una strada! Per fortuna percorrendola non c’è più il rischio di essere assaliti da orde di briganti feroci! Ma avreste mai immaginato che in una frazione così piccina di un paese, spesso considerato soltanto di passaggio, si potessero racchiudere storie e aneddoti così stuzzicanti? Io ne sono rimasta colpita! Chissà quante altre sorprese scopriremo nelle prossime tappe di questo “viaggio”. Spero di portarvi tutti a bordo con me! A presto!
N.B. Se non sei mai stato a Monteforte Irpino e vuoi un piccolo assaggio: leggi qui!
Blogger Monteforte Irpino. Indole da viaggiatrice, dinamicamente pigra e silenziosamente chiacchierona: sono tutto e il contrario di tutto. Lauriniense di formazione ma Montefortese per amore. Tutto ciò che attira la mia attenzione sono solo e soltanto le storie: di qualsiasi tipo esse siano mi ipnotizzano e mi nutrono. Amo proverbi e luoghi comuni: anche se non sono veri racchiudono piccole realtà. Non sottovaluto mai il potere della semplicità: una serie tv e qualcosa di buono da mangiare possono cambiare le sorti di una brutta giornata. Non credetemi quando dico che sono molto timida: in realtà lo sono di più. Laureata in Comunicazione Pubblica e d’Impresa, giornalista pubblicista ma appassionata Avvocata delle cause perse: e che vuoi farci ho sempre il debole per gli ultimi della classifica!
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Complimenti a chi ha dedicato il suo tempo alls realizzazione di questo documento.
Grazie sig.ra Faraldo. Spero di poter stuzzicare la sua curiosità anche in futuro. Un caro saluto.
Valentina