grotta san michele pignano

Pignano, la sua storia e il culto di San Michele

CONDIVIDILO CON I TUOI AMICI!

Il nostro viaggio alla scoperta di Lauro continua …  stavolta però ci spostiamo dal centro e ci trasferiamo nella graziosa frazione di Pignano, ripercorreremo le tappe della sua storia e  attraversando sentieri impervi giungeremo a Pietracupa, nel luogo in cui secondo la tradizione in epoca remota sarebbe apparso l’ Arcangelo San Michele oggetto di particolare devozione da parte dei pignanesi.

Un po’ di storia

Già in altre occasioni abbiamo accennato alle gloriose origini di questo lembo di terra situato nel cuore della Campania Felix:  abbiamo parlato di romanità e di come i toponimi trascinino con sé le tracce del passato evocando quella storia che grazie all’attività degli studiosi non ci sembra oggi così astratta e vaga.

Per comprendere il senso del toponimo Pignano, stando alle ipotesi più accreditate, è necessario fare un salto indietro nel tempo fino all’epoca di quella che viene ricordata col nome di guerra sociale (o italica), guerra che tra il 91 e l’88 A.C. vide i romani, guidati dal console Lucio Cornelio Silla, combattere contro le popolazioni dell’Italia meridionale che miravano a frenarne l’espansione e l’egemonia. Roma ovviamente trionfò sancendo così la sua supremazia e colonizzando i territori conquistati tra cui figura la nostra valle.  Con la successiva e conseguente centuriazione alcune zone vennero assegnate come premio ai membri di importanti famiglie che si erano impegnati al fianco di Silla. Così, ad esempio, si suppone che la Gens Aemilia ricevette quell’area corrispondente all’odierna Migliano e che la Gens Pinnia ebbe invece in dono il territorio oggi occupato dal borgo di Pignano.

Il feudo di Pignano e i Narni Mancinelli

In età medievale il piccolo borgo in questione fu suffeudo  governato da baroni nominati di volta in volta dal feudatario di Lauro, è pertanto appartenuto ai De Bloys, ai Rainaldi di Nola e soprattutto ai Narni Mancinelli, importante famiglia originaria dell’etrusca Narni: il 27 dicembre 1424, nel periodo cioè in cui alla guida della Terra di Lauro v’erano i conti Orsini di Nola, a Don Giovanni De Narnia fu concesso per meriti militari il titolo di Barone e il suffeudo di Pignano comprendente rendite di uomini e territori, tenute, terre coltivate ed incolte, pianure, monti, oliveti, prati, selve, boschi, acque, canali, pascoli, case e censi con tutte le esenzioni e prerogative possibili.

I Narni Mancinelli, dal 1424 residenti a Nola, si stabilirono a Lauro nel 1450 e qui dimorarono per circa tre secoli attratti non solo dalla salubrità dell’aria ma anche dalla somiglianza del luogo con la terra d’origine.

I catozzari

Anche la piccola Pignano come altri luoghi del vallo si è sempre distinta per le attività agricole e artigianali: gli abitanti del posto erano dediti all’attività boschiva e particolarmente esperti nell’utilizzo della mannaia, dagli scarti della lavorazione del legno derivava invece la produzione di panari e sporte.

Altra occupazione grazie alla quale i pignanesi hanno “guadagnato” in passato l’appellativo di catozzari era la produzione artigianale di carboni con la tecnica della carbonaia o catuozzo: si realizzava una catasta di legna avente la forma di un vulcano, con foro centrale attraverso cui veniva immesso il fuoco che aveva il compito di cuocere la legna e di trasformarla lentamente in carbone.

Il culto di San Michele e la sua diffusione nel Sud Italia

L’Arcangelo Michele è uno dei Santi più amati e venerati in  Italia, Egli è ricordato per aver guidato la milizia celeste contro Lucifero e gli angeli ribelli. E’ raffigurato con ali, armatura, spada e bilancia.

La festività di San Michele e degli altri due arcangeli Gabriele e Raffaele ricorre il 29 settembre ma in molti luoghi, soprattutto del meridione, Egli viene celebrato l’8 maggio, data questa che ricorda la Sua prima apparizione (490 D.C.) nella grotta del Gargano divenuta ben presto meta di pellegrinaggi. Nei secoli successivi, grazie ai pastori pugliesi che andavano in transumanza sulla Majella l’ Arcangelo cominciò ad essere venerato anche in Abruzzo e via via in gran parte dei territori circostanti. San Michele fu oggetto però di adorazione anche presso i popoli nordici che si stabilirono in Italia: la Sua natura guerriera lo rendeva associabile a divinità pagane (come ad esempio Odino) ad essi care.

A dare però maggior impulso alla diffusione del culto dell’ Arcangelo furono indubbiamente i Longobardi che ben presto Lo scelsero come loro protettore dedicandogli Santuari sia nella Langobardia Maior  che nella Langobardia Minor.

Pietracupa

Anche la Campania dunque pullula di luoghi sacri dedicati all’Arcangelo guerriero: da Castellammare di Stabia a Marcianise, da Padula a Maddaloni, da Olevano sul Tusciano ad Ottaviano e infine qui, nella nostra piccola Pignano che ogni 8 maggio festeggia l’adorato santo  … così, con l’intento di comprendere il profondo sentimento che lega i pignanesi a San Michele, ho deciso di muovermi seguendo le tracce di un percorso spirituale che dalla notte dei tempi giunge fino a noi.

A condurmi in questo viaggio non poteva che essere il mio amico Giuseppe (Peppe) Pesapane, pignanese DOC, conoscitore di storie e aneddoti riguardanti il luogo che lo ha visto crescere ….  nell’ascoltare i suoi racconti ho percepito l’immensa passione di chi riesce ad amare un luogo fino a sentirlo suo davvero.

Con Peppe sono salita a piedi a Pietracupa, il monte di Pignano dove sorge la Grotta di San Michele in cui è collocata la statua dell’ Arcangelo. Percorrendo un sentiero a tratti malagevole ma affascinante e gradevole al contempo sia per gli splendidi scorci panoramici che per la presenza di innumerevoli varietà di piante quali ad esempio il sambuco, il corbezzolo, l’orchidea selvatica, l’asparago, il finocchietto … ma anche di pratoline e altri fiori selvatici, nel giro di 40 minuti circa siamo approdati nel luogo benedetto.

La Leggenda

Strada facendo ho ascoltato i racconti dell’amico accompagnatore e ho appreso che per quanto riguarda Pignano all’origine del culto di San Michele esiste una leggenda tramandata oralmente secondo la quale la grotta anticamente non era visibile poiché coperta e nascosta da rovi … da quell’area inaccessibile si elevava sovente un canto dolce e soave che diveniva sempre più celestiale man mano che ci si avvicinava. Si decise alla fine di estirpare le spinose piante per svelare la provenienza di una musica così ammaliante e fu così che emerse l’imponente grotta, dimora dell’ Arcangelo e dunque luogo sacro.

L’eremita

Sulla via che conduce alla grotta ad un certo punto ci si imbatte in una croce eretta nel punto in cui, secondo un racconto tradizionale, aveva sostato l’esausto eremita diretto alla santa meta separandosi dal fardello che la stanchezza gli impediva di trascinare oltre. Arrivato poi a destinazione egli aveva trovato ad attenderlo il sacco deposto poc’anzi  attribuendo il prodigio al glorioso San Michele.

La Grotta

Giunti in alto, dinanzi al Santuario ci si ritrova senza fiato, un po’ per la fatica e un po’ per il contesto. Al cospetto della grotta ci si sente minuscoli, quasi invisibili … in questo luogo dell’anima tanto amato dai pignanesi ci si riscopre sopraffatti da un turbinio di emozioni e da un senso di sbigottimento … forse la percezione di un equilibrio perfetto tra la potenza creativa della natura e il bisogno umano di affidarsi completamente a qualcuno o a qualcosa che trascenda la realtà …  non lo so … l’unica cosa di cui sono certa è che in questo punto che confina col cielo qualcosa di sovrannaturale c’è.  

L’impronta di San Michele

Che la figura del divino Arcangelo sia circondata da un alone di mistero sembra chiaro ormai … ma tra le leggende ascoltate ve n’è una che mi ha particolarmente incuriosita e riguarda un’orma. Si racconta  (anche se la storia potrebbe essere stata enfatizzata dall’ancestrale rivalità con gli abitanti di Migliano, paesello che con Pignano confina) che i miglianesi decisero di “rapire” la statua di San Michele dalla grotta per trasferirla nella loro chiesa e che l’ Arcangelo indispettito fosse fuggito per tornare a Pietracupa lasciando su una pietra del Vallone di Troncito l’impronta di un piede come segno del suo passaggio.

Peppe, che dici, andiamo a vedere la fantomatica impronta?”

“Ok, andiamo nel Vallone!”

Scesi dal Monte io e Peppe ci siamo incamminati alla ricerca dell’orma di San Michele, in effetti la pietra che reca una sagoma simile ad una impronta esiste, i pignanesi amano pensare che il santo abbia voluto lasciare un ulteriore segno della sua presenza nelle loro vite … ed è lecito … si chiama fede.

L’ 8 maggio

Il giorno dedicato ai festeggiamenti è l’8 maggio dunque: fino a qualche anno fa le comunità di Migliano e Pignano salivano in processione alla grotta per onorare il Santo protettore intrattenendosi poi a Pietracupa fino a sera in un clima di aggregazione e giubilo.  Durante il tragitto i fedeli intonavano un antico canto tramandato oralmente che sottolinea la devozione dei pignanesi e la fede nella protezione dell’ Arcangelo.  Ne riporto, a conclusione di questo articolo, alcune delle strofe che qualche tempo fa i giovani abitanti del borgo decisero di trascrivere per conservarne ancora a lungo la memoria:

Glorioso San Michelo

Che divini a questo trono

Porgi aiuto a me a quest’ora

Io ti voglio ‘norato.

‘Ngielo ‘nge ‘no, ‘nge ‘no tesoro

Noi lo vogliamo ‘nterra

‘nterra ‘nge sta sempe guerra

Ma per una ‘ternità.

Glorioso San Michelo

Tu proteggi e tu sostieni

A Pignano lo mantieni

E sempe buono lo fai sta!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »