Ciao a tutti! Vi starete chiedendo: di cosa ci parlerà Gianluca questa volta? Bene, ho deciso di raccontarvi del murale “Storia e mito”, un’opera d’arte di oltre 500 mq. in cui è racchiusa una sintesi di vicende e racconti inerenti Montecalvo. Benvenuti sul rosso tappeto. Che il viaggio abbia inizio!
Quando storia e leggende diventano arte
Strani personaggi immersi in un turbine di espressioni che vanno dalla gioia all’amarezza, dalla santità alla magia, si presentano su questa lunga parete; i colori danno vita alla guerra, a strani folletti e a Dee pagane di un tempo arcaico.
È un’opera impressionante per grandezza e soggetti immortalati quella impressa sul lungo muro che fiancheggia il convento di Sant’Antonio da Padova, a Montecalvo Irpino. Ci si ritrova di fronte chiunque arriva in paese e una fermata per semplice curiosità o interesse storico-artistico è d’obbligo; una creazione risalente al lontano 1988, tempi in cui i murales nei piccoli centri irpini erano praticamente inesistenti.
Il murale
È un lungo tappeto color rubino quello che attraversa tutta l’opera portando su di sé di volta in volta i vari protagonisti. A darci il benvenuto è un coloratissimo folletto dal cappello rosso chiamato “scazzamariello” avente il dono di defecare oro, seguito immediatamente da un’appariscente donna in abito tradizionale. Si tratta della Pacchiana di Montecalvo, simbolo del paese nonché di emancipazione femminile, delle cui meraviglie si scrisse già in epoca borbonica. Nel frattempo un gruppo di barbuti soldati venuti dal nord stazionano ai piedi del castello di Montecalvo mentre un forte vento laterale scuote le loro lunghe chiome; quello stesso vento porta con sé sopra i cieli montecalvesi figure femminili oscure, nude e magiche. Si scorgono a malapena nel cielo tetro ma la loro sagoma è inconfondibile: sono le Janare, streghe che dopo essersi sparse d’un magico unguento volavano verso Benevento per riunirsi attorno al famoso noce.
Pochi attimi e ci si ritrova in un altro luogo, quasi irreale, fatto di strani crateri e che un tempo fu luogo di culto in onore di Mefite, dea legata alla fertilità dei campi e alla fecondità femminile. Siamo alla Malvizza, contrada montecalvese dove ancora oggi sono visibili le “Bolle” e che già prima di Cristo fu un importante via di comunicazione. Proprio lì sorgeva una taverna dove ignari avventori venivano uccisi da un oste malvagio dopo che quest’ultimo gli aveva somministrato a loro insaputa carne di bambino.
Ma al male si contrappone sempre il bene ed allora ecco lei, Diana protettrice dei boschi e delle donne, a contrapporsi alla vita calpestata dal malvagio oste. D’un tratto un uomo quasi aereo si presenta al fianco di un grosso corvo. È il beato Felice da Corsano (oggi contrada montecalvese ma un tempo feudo autonomo) autore alla fine del 1400 della riforma dell’Ordine Eremitano di Sant’Agostino. Egli appare trasparente al punto quasi da smaterializzarsi; è l’antitesi della cattiveria e viene spiritualizzato dal misticismo.
Il viaggio continua...
Si continua a camminare sul tappeto e il medioevo è lì, con i suoi robusti cavalieri crociati armati di spade e scudi. Il loro è un viaggio che nel 1099, da qui li porterà in Terrasanta per riconquistare i luoghi di nostro Signore caduti in mano musulmana ed al cui termine, torneranno a Montecalvo ed edificheranno un ospedale dedicato a Santa Caterina d’Alessandria. Qui accoglieranno i pellegrini dando loro un pasto caldo, un ristoro e curandoli quando necessario.
La nona tavola porta in sé impressi morte e distruzione. I terremoti che nei secoli hanno stravolto la struttura del paese e causato un numero incalcolabile di vittime, qui sono testimoniati dai ruderi delle abitazioni squarciate e capovolte; la scia fatale portata allo stesso modo dalla peste fece addirittura spostare un’intera popolazione quale quella di Corsano in un nuovo ambiente a ridosso della collina montecalvese: il Trappeto. I corpi senza vita sotto le macerie ed una donna affranta mentre abbraccia un bambino dominano la triste scena.
Infine una figura in apparenza estranea, Aladino, simbolo d’Oriente, di quella cultura giunta a Montecalvo attraverso la via Traiana e la cui presenza si poteva riscontrare nei portali di pietra e in alcuni particolari dell’abito tradizionale della Pacchiana.
Il rosso tappeto finisce… ma il viaggio continua!
Blogger Montecalvo Irpino. Giro l’Irpinia in lungo e largo da molti anni ormai: sono innamorato dei piccoli paesi, del loro silenzio. Cerco di catturarne i più intimi segreti nelle mie foto, ne scrivo sempre volentieri dopo averli visitati, vi faccio ritorno quando ne ho la possibilità in compagnia di me stesso o di persone che condividono la mia stessa visione. Sono convinto che i nostri paesi abbiano bisogno di qualcuno che si rechi da loro di tanto in tanto, come se si andasse a fare visita ad un anziano parente. Chi mi conosce mi chiama fotografo, artista, scrittore, poeta: in realtà sono solo uno dei tanti signor Nessuno che crede in questa terra e che da questa terra trae continua ispirazione. Buon viaggio in Irpinia.
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Forse poteva citare l’ autrice del Progetto del Murale, Ideatrice e Direttrice Artistica Marisa Russo!