Rocca San Felice - foto panoramica

Un viaggio a Rocca San Felice

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Rocca San Felice - foto panoramica

Qualche decina di case, poche centinaia di abitanti, diverse migliaia di pietre disposte in un luogo circondato dal verde. È questo il ‘corpo’ di Rocca San Felice, piccolo comune che si erge su una delle tante alture del panorama irpino. Eppure, ad un visitatore attento basterebbero pochi minuti per sentire che a Rocca San Felice c’è qualcosa che va ben oltre il profilo materiale della sua urbanistica. Pochi passi nel centro storico sarebbero sufficienti per comprendere che nel comune irpino si delinea un percorso semantico, che attraversando la struttura sintattica della sua architettura, porta dritto al lessico della bellezza.

La piazza è il biglietto da visita con cui Rocca San Felice si presenta ai suoi visitatori. Cuore pulsante del paese, anima della comunità, luogo di socialità e di intrattenimento, momento di scambio e di incontro tra le generazioni rocchesi che si sono succedute nel tempo, Piazza San Felice accoglie i suoi ospiti con un’atmosfera leggera, discreta e piacevole.

Al centro troneggia il tiglio, simbolo della libertà fondato nel 1799 durante la Rivoluzione napoletana, circondato da un basamento ottagonale in marmo. La fontana monumentale e il Palazzo De Antonellis-Villani, con i suoi quattro archi in pietra e il loggiato con soffitto in legno, donano al contesto della piazza di un’armonia unica, creando uno scenario da cartolina.

La splendida combinazione architettonica di Piazza San Felice giace alle pendici del castello medievale, che dalla cima di una collina rocciosa domina su tutto il paese. Sorto in epoca longobarda, alla metà del IX secolo, il castello rocchese è un classico esempio di insediamento medievale dell’Italia appenninica, intorno al quale si è sviluppato nel corso dei secoli il centro abitato. Il borgo, uno dei luoghi più suggestivi e affascinanti del centro storico, è caratterizzato da stradine strette che seguono l’andamento della roccia, fiancheggiate da case basse fatte di pietra ricavate dalla roccia stessa. Le case presentano piccole finestre disarmoniche, con davanzali in pietra piatta lavorata grezzamente, ornate da colorate piante di gerani.

Il viaggio a Rocca San Felice è un vero e proprio percorso nella storia. Le pietre del borgo, il profilo del castello, le fronde del tiglio sono il racconto di una memoria che gli abitanti del paese non vogliono perdere, memoria che sono disposti a custodire come bene prezioso, più di ogni altra cosa. D’altronde cosa resta ad un piccolo comune irpino che, non diversamente dagli altri, sta vivendo la dura stagione della decrescita demografica e della stagnazione economica, se non l’identità di un luogo che nella tradizione e nella custodia del passato cerca i modi per restare aggrappato al futuro?

Sono questi, per l’appunto, i propositi dai quali è nato il Medioevo a la Rocca, rievocazione storica che dal 1996 ricrea nel mese di agosto le suggestive atmosfere dell’epoca medievale attraverso spettacoli artistici, musicali, teatrali e d’intrattenimento. Rievocare il tempo medievale non si riduce ad una oziosa celebrazione della storia, ma vuol dire rivendicare la specificità dei luoghi nel tempo presente, tutelare il patrimonio culturale, salvaguardare il portato artistico e monumentale del territorio irpino.

viaggio a rocca san felice

Rocca San Felice ha diverse storie da raccontare. La trama del piccolo paese non si esaurisce tra i fili della storia e dell’architettura medievale, ma si arricchisce di un elemento ulteriore, forse ancor più evocativo rispetto al primo. A pochi chilometri di distanza del centro abitato si trova la Mefite, luogo di straordinaria bellezza paesaggistica e di incredibile forza naturale. Si tratta di un lago di origine sulfurea, caratterizzato da un continuo ribollire delle acque e da forti esalazioni gassose che provengono dalle fenditure nel terreno. Recenti studi scientifici hanno attestato che la Mefite rappresenta il fenomeno non vulcanico con la più alta concentrazione di anidride carbonica mai misurata in tutto il mondo. Un luogo unico dal punto di vista geotermico e geofisico, che suscita una notevole impressione in coloro che ne fanno visita. L’odore di ‘uova marce’ tipico della Mefite, dipeso dall’acido solfidrico che fuoriesce dalle fenditure nel terreno, dovette impressionare non poco anche le popolazioni antiche, tanto da indurle ad impersonificare il sito naturalistico in una entità soprannaturale. Il culto della dea Mefite nacque prima presso le civiltà italiche e, successivamente, si diffuse in età romana. Inizialmente la dea Mefite era una divinità benigna e protettrice, simbolo di fertilità, cui i pellegrini rendevano omaggio con doni e sacrifici. In seguito, il volto di Mefite passò ad indicare un’entità malefica intorno alla quale sorsero numerose leggende che continuano a vivere nella tradizione popolare rocchese. Nota è la testimonianza di Virgilio che nel VII canto dell’Eneide presenta la Mefite come la porta d’ingresso degli Inferi, il luogo del trapasso dalla vita alla morte.

Dall’antico al moderno, dalla religione alla scienza, la Mefite ha sempre avuto un’essenza multiforme che l’ha resa un luogo sublime, dotato di un fascino oscuro, di una bellezza spuria, che attende ancora di essere rivelata nella sua interezza.

Non da ultimo, l’elemento gastronomico si aggiunge ad un quadro già ricco di componenti: il formaggio di Carmasciano, uno dei prodotti d’eccellenza più noti dell’Irpinia, deve le sue particolari proprietà organolettiche al foraggio dell’area interessata dal fenomeno sulfureo della Mefite. Il pecorino di Carmasciano, infatti, ha una spiccata nota olfattiva di zolfo, sentori di latte fresco ed erba appena sfalciata, che dipendono dalle acque mefitiche, le quali, permeando nei pascoli dell’area circostante, conferiscono al latte della pecora lauticada un sapore molto particolare e complesso.

Diversi, dunque, sono i linguaggi con cui Rocca San Felice rivela la sua natura a chi ha voglia di scoprirla. Arte e storia, passato e presente, natura e gastronomia sono voci di un unico lessico, un unico dizionario di un piccolo paese irpino che, senza supponenza, ma con semplicità e discrezione, sembra indicare ai suoi visitatori uno dei possibili percorsi che porta verso l’espressione della bellezza.

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