23 novembre

Una scossa al cuore che dura 40 anni

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23 novembre

la ferita ancora aperta di un'irpinia emorragica

Ci sono eventi che lasciano segni generazionali, ferite eternamente emorragiche, squarci epocali che non risparmiano nessun individuo, indipendentemente dalle tempistiche, dalle logistiche, dal grado, dalla forma e dalla tipologia con cui si manifestano, in ciascuno in maniera differente. 

Un po’ come è stata e continua ad essere la pandemia: un dolore privato quanto pubblico, un fallimento individuale quanto collettivo, una spinta a ripartire e a migliorare, singolarmente quanto insieme. Una prospettiva simile, benché con sfumature diverse, è quella lasciata e lanciata da un terremoto, da una calamità, da un atto di totale imprevedibilità e di assoluto caos.

Una data che non smette di scalfire

croce di Zungoli
Foto di Monia Nisco

Gli strascichi di quel 23 novembre 1980, come sta avvenendo e  avverrà per gli strascichi della pandemia, sono un fatto generazionale, un taglio che ha squarciato un unico grande manto cutaneo, che ha cicatrizzato la pelle di tutti.

Come se fosse un solo strato ipodermico ed epidermico, una stessa superficie e uno stesso nucleo, un comune denominatore, un piccolissimo atomo che renderà le molecole di ognuno un po’ simili in quel preciso punto. 

Tutti, anche noi nati negli anni novanta e duemila e quelli che nasceranno dopo e dopo e dopo ancora avranno sempre una memoria interiore che li legherà all’immagine del terremoto dell’80 che devastò – in tutti i modi in cui si può devastare – la nostra terra, anche se non l’abbiamo vissuto in prima persona. 

È come se fosse stato un evento geneticamente trasmissibile, al pari di un tratto somatico, come uno di quei marchi di famiglia che spinge gli altri a chiedere “a chi appartieni?”.

una lcue verde in segno commemorativo

Alcuni monumenti del nostro paese, Zungoli,  come la croce e il ponte, sono stati illuminati di verde in segno di commemorazione di un evento tragico che ha colpito e modificato radicalmente il destino della nostra terra, di quella grande costellazione che è l’Irpinia, di cui Zungoli è astro fra gli astri, bagliore fra i bagliori.

ponte zungoli
Foto di Monia Nisco

Il terremoto dell’80 non è solo successo 40 anni fa, è durato 40 anni, è perifrastica attiva che non smette di esprimersi in intenzioni, procinti, continuità, piccoli meccanismi di causa-effetto che ancora persistono.

È il passaggio del testimone fra occhi e orecchie, fra chi lo ha solo visto, chi lo ha solo sentito, chi entrambe le cose e chi nessuna delle due ma, ciò nonostante, lo percepisce nella pelle come un capillare rotto, un piccolissimo frammento di un patrimonio genetico comune.
Il terremoto dell’80 è una malattia acuta diventata trauma cronico, un passato eternamente contemporaneo.
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