Continua la nostra ricognizione alla scoperta di conza!
Storia, arte e cultura che si rinnovano
Quasi sempre le piccole, impensate comunità fuori del coro, non aduse a riflettori e megafoni, riservano sorprendenti risorse nel campo delle iniziative, soccorrendo quell’altrove con carestia di propositività e siccità di idee. Vien di fare un parallelo con lo storico festival di Castelporziano, che nel 1979 ospitava un clamoroso raduno internazionale di poeti conclamati ed emergenti: l’evento ebbe risonanza quasi mai più replicata nel panorama culturale dell’epoca. Similmente Conza, che affacciandosi timidamente alla balaustra del terrazzino del Poiein, e più per scommessa che non per ambiziosa pretesa o audace aspettativa, ha lanciato, cinque anni orsono, il Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Città di Conza della Campania”, le cui fondazioni si sono fin da subito rivelate solide, affidabili, “antisismiche”.
Il Concorso ha attirato scrittori, poeti, filosofi, critici, giornalisti, attori e hommes à penser da tutta Italia, ottenendo fama di rigorosità selettiva e di assoluta serietà e serenità di giudizio, nell’operare a vantaggio delle Muse eliconiche, a favore di quella che noi definiamo, con deliziosa metafora, “l’allodola immortale”. Dal 2015 ad oggi, il rimbaudiano bateau ivre con i suoi nocchieri, i suoi sacerdoti dell’ars creativa, continua a fendere i mari del logos, oltre le colonne d’Ercole dell’ovvio, del conosciuto, del già sperimentato, alla ricerca di novae terrae espressive, alla conquista dell’indicibile e dell’inosato. Conza città culturale, dunque, candidata alla funzione di patria della Poesia a tutto tondo, carica di energia “sacra” e di bellezza, carica di umani dettati in magnifica espansione. Forse non ancora una Mecca dei piaceri della mente e dello spirito di luminosi e numinosi esponenti del mondo di Erato, Saffo, Catullo, Petrarca, Dante e di Foscolo, Leopardi, Carducci, Montale, Luzi, Spaziani – a parte le illustri presenze di pezzi da novanta, che hanno portato con sé aureole di bella rifrazione (Milo De Angelis, Maria Grazia Calandrone, Giovanna Rosadini, Gregorio Scalise) – ma di sicuro avviata bene al progressivo successo, di cui si giova e si gloria il territorio irpino, con le sue dovizie archeologiche, i suoi aspetti archetipici, le peculiarità di usi, costumi, dialetti, saggezze popolari, tradizioni, specialità gastronomiche, panorami, atmosfere, silenzi fruttiferi invidiabili e tanto ricercati dall’assoluto bisogno di quiete e di concentrazione da parte dell’artista, sia esso prosatore, atleta del lirismo, pennello d’oro, scultore di marmo e di anime, musicista di sublimi armonie. Conza, peraltro “cantata” dal critico letterario e poeta Armando Saveriano in una raccolta di liriche che ne tracciano la fisionomia, le passioni storiche, le dolorose vicissitudini, la tragedia, la resiliente ripresa e le future fortune, ha un suo aperto divenire, provvido e favorevole a una stagione aurorale, anche adesso, nel mezzo della crisi planetaria che minaccia l’intera umanità.
Conza, che recita dunque un suo precipuo ruolo di exemplum nell’esplicare la forza della sua identità, la propensione ad esser solidale e soccorrevole, mette a disposizione della platea universale il suo pneuma, il suo polmone, che è filo d’acciaio e amore grande.
Al prossimo appuntamento con il nostro paese, protagonista di tradizioni, iniziative,curiosità ed eventi. Vi aspettiamo numerosi e fedeli.