Foto di Aiello del Sabato

Aiello del Sabato: Scorci di un Paese in Collina

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Foto di Aiello del Sabato
Foto di Ciro Iannaccone

Le tradizioni del proprio paese d’origine sono fondamentali poiché donano un’identità culturale autentica e inimitabile. La valorizzazione del nostro territorio, la sua storia e i suoi sapori sono il nostro obiettivo cardine. Con l’invito di Gerardo Megaro, ideatore del progetto “Irpinia World- esperienze magiche”, è scaturita in noi subito una bella energia per cercare di far conoscere il nostro bel paesino, Aiello del Sabato e la nostra amata Irpinia.

La Nostra Storia

Aiello del Sabato, con i suoi 4040 abitanti, sorge a un’altezza compresa tra i 320 e i 681 metri sul livello del mare.  Non troppo distante dal capoluogo, il nostro paese, con le sue tre frazioni, Sabina, San Raffaele e Tavernola San Felice, ha una ricca e lunga storia e innumerevoli tradizioni che richiamano provato orgoglio. 

Si dice che il toponimo “Aiello” derivi dal latino “Agellus”, diminutivo di “Ager” che letteralmente significa “piccolo campo da coltivare” e che l’appellativo “del Sabato” al nome Aiello abbia diverse connotazioni ma quella più plausibile è sicuramente la richiesta del Consiglio Comunale con Regio Decreto del 1863 per distinguere il paese da altri omonimi e deriva dal fiume Sabato che però né attraversa né sfiora il territorio comunale. 

Chiesa DI San Sebastiano
Foto di Daniele Galluccio

Non esiste una documentazione archeologica di sicura datazione sull’origine del Paese tuttavia, data l’abbondanza di acqua e terreni coltivabili, sicuramente venne valorizzato sin dalla preistoria. Un primo documento in cui è menzionato il paese risale al 1045 in cui è stata concessa l’esenzione delle imposte dovute allo Stato a un feudatario, il chierico Rodelferio.

Tra Cultura e Tradizioni

Abitare qui vuol dire tante cose. Prima di tutto significa vivere in una grande famiglia. Significa avere un nonno che, nonostante il freddo gelido del 20 Gennaio, non permette l’assenza all’accensione del “Focarone” dei Patroni San Sebastiano e San Fabiano e che, puntualmente ogni anno, durante il tragitto per arrivare a Piazza Garibaldi, proprio nel cuore del Centro Storico, ripete la potenza dei santi invocati per difendere le persone dalla peste del 1656 e con un po’ di malinconia ricorda l’Arciconfraternita di San Carlo Borromeo, compatrono di Aiello del Sabato. Simboleggia l’invito a un grande pranzo il 14 gennaio, in onore di San Felice, davanti all’ardente fuoco del camino a casa dell’amico di Tavernola, ma anche il pranzo dalla zia sulla Sabina che a giugno, per la festa di San Pietro, prepara le gustose fave con il maiale, nonché le dispute davanti la celebre Quercia per accaparrarsi l’ambito ruolo di addetto ai ferri della grigliata del Lunedì in Albis a San Raffaele. 

Collage simboli di Aiello del Sabato
Foto di Luca de Ciuceis

 Vuol dire essere al fianco di una nonna che insegna a cucinare il “Pizzillo co’ sarapullo” la cui tradizione è promossa dalla Pro Loco, un’antica ricetta povera data dall’unione di acqua, farina e timo selvatico o ancora una nonna che, con un po’ di vanto,  diventa una severa maestra che impartisce lezioni di pasta fresca stendendo interminabili tavolate di “laine” o “cecatielli” mentre un odore inebriante di conserva di pomodori  e fagioli con qualche pezzo di cotica di maiale si espande in tutta la casa. Significa passare le ultime e calde giornate estive chinati a terra a raccogliere  piccole e tondeggianti nocciole, insieme al papà e con tanti cugini che, durante una pausa dall’estenuante lavoro, gustano con un certo appetito il pane caldo con il salame essiccato o con la pancetta che hanno rubato dalla cantina mentre sorseggiano qualche bicchiere di buon vino intonando la Rosammarina, anche fuori stagione.  Vuol dire una mamma che percorre con la sua creatura lunghissime distanze, prima tra le viuzze del Centro Storico presentandole i maestosi Palazzi e le Chiese e raccontandole storie e leggende del paese, poi tra quelle di campagna con le foglie fino alle caviglie arrivando fino ai boschi dove può dissetarsi alle fonti dell’acqua della Vipera e del Lupo. Significa uno zio che in autunno si occupa della vendemmia, il cui vino è veramente il nettare degli Dei e che, proprio per questo, da qualche anno a questa parte si atteggia a Sommelier, esperto di Fiano DOCG nelle serate del famoso “Fiano Music Festival”. Vuol dire questo e tante altre cose. Questo piccolo posto nell’Irpinia, che custodisce alcune vie e pochi cognomi, ha  una semplicità che è vitale. Tutto il verde attorno e l’azzurro intenso del cielo profuma di una quotidianità senza tempo ed è la ragione per cui  non vi resta che scoprire nel modo più dettagliato possibile i sapori, i luoghi e i grandi appuntamenti del nostro territorio.

Autore: Mariarosaria Minichiello

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