Vista di Aiello del Sabato

Aiello del Sabato e la sua “Rosamarina”, Una Lunga Tradizione

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Vista di Aiello del Sabato
Foto di Mariarosaria Minichiello

Alla scoperta della Tradizione

Mi sono posto una domanda in questi giorni: “Cos’è una tradizione?” Prima non avevo mai dato peso alla parola e tanto meno a quello che poteva significare per me, mi basavo sul semplice concetto oggettivo che ne da il significato puro della parola. Ancora più complesso è se uniamo alla parola “tradizione” quella di paese, questo perché non mi sono mai avvicinato alle usanze proprie del mio paese, non riuscivo a coglierne il senso, il motivo che spinge le persone a praticarle. Me lo sono fatto spiegare da Gerarda, perdutamente innamorata del paese. Comincia a raccontare così:  Una tradizione è la “Rosamarina” e intona: “Rosamarina quanto si allongata, Rosamarina quanto si allongata, ncoppa sta finistella, ‘ncoppa sta finistella si sagliuta.” Questa è forse la strofa che più risuona nelle orecchie e nelle case di ogni aiellese, durante una delle tante serate dove “o vino adda sta buono rinda a votte se no ci saglie ‘ncapo e pò ci fotte”, o come vuole la tradizione nel giorno del Sabato Santo.

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Foto di Virgilio de Girolamo

La Storia del Testo

Mons. Domenico Imbimbo, parroco di Aiello del Sabato, raccontava di uno scambio di auguri tra due comunità campane l’Irpinia e il Cilento, dove i cilentani con questo canto, chiamato successivamente “la Rosamarina” deliziavano la popolazione irpina donando a quest’ultimi i frutti propri della costiera amalfitana, quali arance, limoni e il rosmarino da cui ne deriva appunto il nome, in cambio gli irpini deliziavano i cilentani con i prodotti tipici delle nostre terre: uova, polli, pane e taralli. Un ramo di pino, decorato con arance, limoni e le immagini dei nostri Santissimi Patroni Sebastiano e Fabiano viene appeso alle finestre e balconi delle varie dimore mentre fisarmoniche, tamburelli, naccare, triccheballacche, qualsiasi altro strumento che faccia rumore e un coro a unisono percorrono le strade del nostro paese. Ci si ferma in ogni abitazione, si canta qualche strofa, semmai cercando quelle più ad hoc per gli uditori, si consuma quello che il padrone di casa, più volte invitato a “mettere e mani sotto i travi”, offre: pizza “chiena”, pizza con l’erba, pastiera, pigna, tarallo, sopressata, vino e poi, rilascia un’offerta per il Comitato Festa. Soddisfatti, con la pancia piena e semmai sempre più allegri si continua senza sosta, fin quando le diverse “squadre” non si ritrovano per il saluto finale, dandosi appuntamento alla domenica successiva per il cosiddetto “Frascone”, ossia un ramo di più grande dimensioni arricchito di prodotti tipici che, tramite un’asta, sarà aggiudicato dal più generoso dei pretendenti.

tradizioni aiello del sabato Momenti da Ricordare
Foto di Virgilio De Girolamo

Per quanto riguarda il testo, la canzonetta narra di una giovane fanciulla, Rosamarina, che riceve la serenata dell’innamorato. La tradizione voleva che se il padre della giovane avesse accettato, ella avrebbe lanciato dalla finestra la sua lunga treccia dalla finestra e si sarebbe organizzato il matrimonio, altrimenti il giovane sarebbe andato via. Tutto ciò, allegoricamente, rappresenterebbe come la Pasqua, il passaggio tra la morte e la vita: la morte quando la fanciulla lascerebbe la casa paterna e l’inizio di una nuova vita con il suo sposo.

 

Considerazioni

È questa la tradizione che dai più piccoli, parlo di me, ad esempio, che il primo contatto con un triccheballacche é avvenuto a soli otto anni, ai più grandi che con passione e amore suonano sempre più forte la loro tammorra, caratterizza ogni aiellese puro sangue. Un baluardo da custodire, preservare, valorizzare, avvavolarato il tutto anche dall’iscrizione nell’inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano nello scorso ottobre. È nostro dovere che tutto ciò non scompaia; con laugurio di poter, un giorno, insegnarla e cantarla insieme ai nostri nipoti.”

La Rosamarina 2019
Foto di Danilo Gaeta , Virgilio de Girolamo e Attilio Fiore

Le sue parole mi hanno smosso qualcosa dentro ed è così che mi sono trovato a far parte dell’organizzazione di questo magnifico evento lo scorso anno. Il partecipare a quest’antica tradizione, stare insieme alla parte trainante e storica di essa, tra cui Virgilio De Girolamo e tutti i componenti del Comitato Festa San Sebastiano e San Fabiano mi ha dato la possibilità di scoprire, ma soprattutto conoscere, una parte del mio paese che io non conoscevo, ho compreso l’importanza della tradizione e principalmente come il piccolo gesto di intonare un canto popolare accompagnato da strumenti fatiscenti dia alle persone un immensa gioia, ma soprattutto dia la sicurezza che qualunque cosa accada  tutto andrà per il verso giusto.

Con la testa piena di pensieri e il cuore pieno di emozioni, indosso le cuffie e mi incammino nel cuore del mio piccolo paese.  Mi trascino lungo il viale alberato e arrivo li, nell’unico posto dove lascio i miei pensieri scorrere,  eccomi giunto alla prossima tappa..

Articolo di Danilo Gaeta e Gerarda Urciuoli

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