Il castello di Rocca San Felice è una delle maggiori attrattive turistiche del paese, nonché simbolo identitario dei suoi abitanti. Si tratta di un classico esempio di insediamento medievale dell’Italia Meridionale, risalente all’epoca longobarda.
La storia
Il castello venne costruito a Rocca San Felice nell’851, in occasione dello scontro tra il principato di Benevento e quello di Salerno. Per sorvegliare il tratto di confine, il principe di Salerno fece costruire le fortezze di Monticchio dei Lombardi e di Guardia dei Lombardi, mentre quello di Benevento fece costruire le fortezze di S. Angelo a Pesco (oggi “Pescone”) e di Rocca San Felice.
L’elemento più significativo del castello è il Donjon, termine francese che deriva dal latino dominus (signore) e indica l’edificio più alto di una fortezza. Il Donjon è una torre cilindrica di natura difensiva che ha una struttura di 10 metri di diametro. I muri hanno uno spessore di 2,5 metri e comprendono frammenti di tegole e coppi.
In origine la torre era strutturata su quattro piani: nel primo trovano posto la cisterna per la raccolta delle acque e un locale per il deposito di provviste e legname; il secondo piano svolgeva la funzione di cucina, come si evince dalla presenza di un forno-camino e un pozzo; gli ultimi due piani erano destinati a funzione abitativa: il terzo piano era fornito di servizio igienico, lavabo e di un vano-finestra, che rappresentava la porta d’ingresso del Donjon, posta in alto per motivi di sicurezza, alla quale si accedeva mediante una scala esterna. I collegamenti tra i piani erano possibili grazie a scale in legno collocate in corrispondenza di apposite botole nei solai.
Il Donjon è stato variamente utilizzato nel corso dei secoli. Nato a scopi militari e difensivi, a partire dal XIV secolo il castello acquisì un carattere residenziale, come dimostrano i diversi interventi edilizi effettuati intorno alla fortezza. Tra questi si notano una lunga terrazza che ospitava gli alloggi dei residenti dei servi, e un edificio posto tra la torre e la cinta muraria, costruito sul finire del medioevo. Dopo aver perso definitivamente il suo scopo difensivo, il castello venne abitato da un fabbro, almeno fino al XVIII secolo.
La leggenda
Come ogni castello che si rispetti, anche quello di Rocca San Felice è legato ad una storia spettrale e ad una misteriosa leggenda.
Si narra, infatti, che nelle notti di plenilunio si aggiri tra i ruderi del castello il fantasma di Margherita d’Austria, alla disperata ricerca di suo marito, Enrico II di Svevia.
La storia vuole che Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero, fece imprigionare nel castello di Rocca San Felice suo figlio Enrico II, colpevole di aver guidato una ribellione dei feudatari tedeschi contro il padre. L’Imperatore punì duramente il figlio ribelle, rinchiudendolo in diverse prigioni dell’Italia meridionale, tra le quali, appunto, Rocca San Felice, dove Enrico restò per circa 6 anni (dal 1236 al 1242). Durante il trasferimento dal castello di Rocca verso la fortezza di Martirano in Calabria, Enrico precipitò accidentalmente in un burrone e morì. Sua moglie Margherita d’Austria non seppe mai con precisione dove avvenne la morte del marito e, per questa ragione, si diresse al castello di Rocca San Felice, nella speranza di poter ritrovare il corpo di Enrico.
E’ questo il racconto che ha dato vita alla leggenda del fantasma di Margherita d’Austria. Ed è questa una delle ragioni per visitare il castello di Rocca San Felice, magari in una notte di luna piena, nella speranza di evitare spiacevoli incontri.
La Pro Loco Ansanto nasce nel 2018 con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio naturalistico, artistico e culturale di Rocca San Felice.
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