L’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata Concezione, è il giorno in cui, per tradizione, le strade e i balconi si illuminano di luci, nelle case si addobbano gli alberi e si montano i presepi. Insomma è il giorno che dà il via alle festività natalizie. A Savignano, in passato, molto più che negli ultimi anni, questa festa era molto sentita sia per la grande devozione che i suoi abitanti hanno per l’Immacolata sia per i tradizionali “fucagliun” (falò).
Il culto
A Savignano la devozione dell’Immacolata fu introdotta dal sacerdote don Niccolò di Cicco di San Sossio nel 1732, quindi prima ancora che la Chiesa ne introducesse il dogma, che avverrà l’8 dicembre del 1854 ad opera di papa Pio IX.
Ora devo essere sincera ho avuto qualche difficoltà a scrivere questo articolo: scrivevo e riscrivevo ma mancava sempre qualcosa…mancava il cuore!
Io ho sempre partecipato alla tradizionale festa dell’Immacolata da spettatrice. Di quando ero piccola non ho ricordi di questa festa perché vivevo in una frazione di Savignano, lo Scalo, dove festeggiavamo e avevamo devozione per altri Santi…non me ne voglia l’Immacolata Concezione di cui porto anche il nome!
Le uniche informazioni di cui ero a conoscenza sono le notizie storiche legate all’introduzione della devozione e il mistero della statua dell’Immacolata. Allora ho pensato perché non far parlare chi di ricordi ne ha tanti? Quindi non potevo non farmi aiutare dalla Signora Lucia Roberto che di anni ne ha 96. Lei mi racconta: «La devozione per l’Immacolata a Savignano è sempre stata molto sentita da tutto il popolo.
Quando ero ragazza ricordo che l’8 dicembre era una grande festa. Con l’inizio della novena la statua dell’Immacolata, con una piccola processione, veniva portata dalla Chiesa del Purgatorio, dove è sistemata sull’altare maggiore, alla Chiesa Madre di San Nicola e Sant’Anna. Da qui la mattina dell’8 dicembre, intorno alle 12:00, partiva la processione, che dopo aver fatto il giro del paese riportava la statua nella sua casa, la Chiesa del Purgatorio.
Lungo il tragitto della processione venivano accesi dei grandi falò. Al termine della processione noi ragazze tornavamo a casa e lasciavamo il divertimento dello stare intorno ai falò ai giovanotti.»
La statua
A dimostrazione della grande devozione del popolo savignanese nei confronti dell’Immacolata è la statua in legno, che nel 1754 uno dei più ricchi signori del paese, un certo Michele Pellecchia, commissionò a sue spese. La statua era custodita nella ormai scomparsa Chiesa di San Rocco.
Legata a questa statua c’è un aneddoto alquanto singolare. Si narra che nel 1755, durante la sua visita pastorale a Savignano, l’arcivescovo di Benevento Francesco Pacca, vedendo la statua dell’Immacolata affermò: “Riprovata, perché troppo brutta, una statua fatta fare da Michele Pellecchia”. Nonostante fosse stata bocciata dall’arcivescovo non è certo che sia stata ritirata e quasi sicuramente è quella che ancora oggi si venera nella Chiesa del Purgatorio, chiesa costruita sull’ossario dell’antica Chiesa di San Rocco.
Sul perché non sia piaciuta all’arcivescovo Pacca sono state avanzate tante ipotesi: c’è chi ha sostenuto che il motivo è da ricondurre al fatto che l’Immacolata è raffigurata nell’atto di guardare in giù verso i fedeli; chi, invece, ha sostenuto che la motivazione sia la sua veste rossa, ma nel ‘700 non era insolito raffigurare l’Immacolata sia con lo sguardo rivolto verso i fedeli sia con l’abito rosso.
Resta il fatto che la statua non incontrò il gusto dell’arcivescovo e che per molto tempo si presentava con l’abito chiaro, solo con il restauro fu portato alla luce il suo rosso originario. La domanda che mi faccio è perché far ricoprire l’abito da uno strato di colore chiaro? Forse era il colore rosso della veste che disturbava il gusto dell’arcivescovo?
"Li fucagliun"
L’accensione dei falò ha sempre rappresentato un momento di condivisione e unione dove la gente si ritrova e sta insieme. A Savignano, in passato, di “fucagliun” ne venivano preparati tanti, in ogni angolo del paese. Oggi questa tradizione si è andata un po’ perdendo e viene acceso un solo grande falò.
Anche qui a raccontarli sono stati chi per molti anni, con una settimana di anticipo, organizzava, girava alla ricerca di legna, faceva tutto per allietare una fredda serata invernale con enormi cataste di legna scoppiettante ed onorare l’Immacolata.
«Quando ero ragazzo, insieme ai compagni raccoglievamo la legna in giro per le campagne del paese per preparare il tanto atteso falò dell’Immacolata. Ogni rione organizzava il proprio falò. In base a quanti giovani c’erano nel rione tanti falò si organizzavano. Venivano accesi appena usciva la processione dalla Chiesa Madre.
Quando si spegneva il falò, chi poteva permetterselo metteva patate nella cenere e si intratteneva. Con l’Associazione “Lo Strungone”, abbiamo organizzato nel 2017 l’unico falò che si accese quell’anno.»
Leonardo De Lillo, 70 anni, Presidente Associazione “Lo Strungone”.
«Il falò dell’Immacolata per noi era una festa nella festa, perché non era solo l’8 dicembre il giorno dell’Immacolata, per noi iniziava una settimana prima, ci riunivamo, iniziavamo a vedere dove andare a prendere la legna. Spesso i vecchietti ci mettevano legna e sterpaglie da parte proprio per il falò e ce la regalavano.
Noi ci attrezzavamo con il trattore e il carrello e andavamo in giro per Savignano, nelle campagne e andavamo a prendere la legna. Neanche la neve ci fermava, una volta ci avventurammo con un trattore dove la neve entrava da tutte le parti. Per noi era un motivo per stare sempre più tempo insieme e ci piaceva e divertiva tanto, poi crescendo purtroppo questa tradizione si è andata un po’ perdendo per i vari impegni di tutti noi ragazzi.»
Antonello Granato, 33 anni.
«I falò si facevano per devozione alla Madonna, si accendeva un fuoco alla Madonna in segno di devozione dei savignanesi. I falò principali e quelli più curati si facevano lungo il percorso della processione, che si è sempre fatta con il buio. Quindi si partiva con uno davanti la Chiesa Madre, poi piazza Padre Romualdo Formato, poi giù in piazza Umberto I, Fontana Angelica, piazza Magone e infine al Calvario. Inoltre se ne notavano altri “abbasc a la funtan”. Solo negli ultimi quindici/venti anni si è realizzato un solo falò lungo Via A.De Gasperi per realizzarlo più grande ed avere una piazza in cui allestirlo. Mio padre, mio fratello ed i suoi amici hanno ripreso questa antica tradizione e poi con il tempo siamo subentrati noi ragazzi.»
Gianluigi Mottola, 32 anni.
Quest’anno la pandemia impedirà, presumibilmente, la terza edizione della rinnovata Festa dell’Immacolata con il suo unico, ma grande, falò, che tanto successo ha avuto nei due scorsi anni.
La speranza è che questa circostanza non demotivi il gruppo di giovani che ha dato nuova vita a un’occasione di socialità di cui il paese ha goduto per secoli e che altre sciagure (prima di tutto l’emigrazione con la perdita di identità che purtroppo sempre comporta) gli avevano tolto.
Non mi rimane da dire che FORZA RAGAZZI, conto e contiamo su di voi per il 2021…
Autore: Tina Caterino
Blogger Savignano Irpino.
Siamo Angela, Olimpia, Teresa e Tina, quattro donne di età diverse e con storie diverse, ma con una passione comune: il desiderio di vedere rifiorire il nostro paese.
Il nostro obiettivo è quello di farlo conoscere ed apprezzare per la sua bellezza e la creatività che essa può generare nei suoi abitanti e nei visitatori. Con le storie che racconteremo cercheremo di incuriosirvi e di portarvi con la mente, con il corpo e con il cuore qui a Savignano, in uno dei Borghi più belli d’Italia.
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