Fontenovella di Lauro

Lauro, il borgo di Fontenovella e il giugno festoso

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Fontenovella di Lauro
Fonte: Facebook @ceraunavoltalborgo

Lauro è un piccolo paese ma ricco di storia e contenuti, uno scrigno traboccante di tesori da scoprire, sviscerare e custodire. Ed è un luogo che racchiude tanti luoghi, ognuno con le sue tradizioni, i suoi usi, la sua identità insomma! Ebbene questi luoghi li vorrei pian piano raccontare trasmettendo un po’ di quel sano campanilismo che inevitabilmente salta fuori quando ci rivolgiamo ad un lauriniense originario di località periferiche o frazioni. Per cominciare il nostro viaggio ho scelto di partire dal borgo di Fontenovella e per ben tre ragioni: innanzitutto perché è la porta  di Lauro, la prima località che incontra chi da vascio giunge da queste parti; in secondo luogo perché siamo a giugno, mese assai caro ai fontenovellesi; infine per una questione di radici visto che Fontenovella è il villaggio in cui da sempre vivo e che particolarmente amo.

In loco ubi volgo dicitur Fonta – Novella

Si legge proprio così In loco ubi volgo dicitur Fonta – Novella  in un documento del 1700 … Fonta Novella  era dunque uno degli antichi toponimi, insieme a Fonte Nova e Fontana Novella, in cui il professore Moschiano si è imbattuto nel corso dei suoi studi sul nostro borgo. A questo proposito consentitemi una breve digressione. Pasquale Moschiano è l’uomo a cui Lauro deve la conoscenza, è grazie alle sue ricerche che si è riusciti a ricostruire la storia di Lauro e del Vallo. Egli era un uomo minuto ma in quanto a saggezza e cultura era un gigante, quando lo incontravo lungo Via Principe Lancellotti coi quotidiani sottobraccio scambiavamo sempre due parole ed ogni conversazione si concludeva con delle raccomandazioni: “Abbiate cura di questi luoghi, dei monumenti, delle tradizioni, non v’è nulla di più prezioso per un popolo che preservare la propria storia”.

Moschiano amava questo piccolo villaggio che “anticipa” Lauro e quando nel 2013 nacque l’associazione Fonte Nova di cui mi feci promotrice egli quasi si commosse e mi confessò  di apprezzare tantissimo il legame della gente del posto con le sue radici e il suo passato. “Continuate a cercare documenti” ripeteva “è così che la storia prende forma”. Egli due anni fa purtroppo ci ha lasciati ma la sua eredità è stata raccolta dall’amico Severino Santorelli,  fontenovellese come me, il cui instancabile lavoro di ricerca rende quotidiano omaggio alla memoria del compianto professore.

Fontenovella dunque come  suggeriscono i toponimi di cui sopra, deve il suo nome ad una fonte, forse alla monumentale fontana in pietra che domina la piazzetta del borgo o forse ad altra fonte di cui si è perduta la memoria … ma era il paese delle fontane questo è certo! Parlare di un luogo dell’anima non è semplice, si rischia di dire troppo o troppo poco, la verità è che quando penso al mio villaggio prima dei luoghi mi vengono in mente i volti, le persone e ripenso ai racconti dei contadini, al fragore prodotto dagli strumenti degli artigiani e all’espressione serena di coloro che gli abitanti di Lauro centro amano definire ’ncarcazango (coloro che pestano il fango).

artigiano ceramista Lauro
Fonte: Facebook @ceraunavoltalborgo

Eh sì perché in antichità il borgo di Fontenovella, casale di Lauro unitamente a Fellino fino al 1806 e poi aggregato a Lauro, si distingueva per la fabbricazione di oggetti in terracotta, lo testimoniano le fornaci rinvenute in alcuni punti del paesello.

La Chiesa dell’Annunciazione e la devozione a Sant’Antonio

cfiesa di Fontenovella di Lauro
Foto di Tilde Schiavone

Dalla piazzetta intitolata a Francesco e Chiara d’Assisi si accede sia alla suggestiva località Montagnola che alla Chiesa dell’ Annunciazione, la cinquecentesca struttura che dall’alto domina il borgo spalancandogli  le braccia attraverso l’imponente scala di accesso.

Tra le  sue mura nei secoli si è cercato riparo e ci si è curati di essa con tenerezza e calore, varcandone la soglia ci si ritrova al cospetto del maestoso quadro dell’Annunciazione, opera del 1583 firmata da Decio Tramontano. E poi c’è la statua di Sant’Antonio, venerato patrono del borgo, amato e fragorosamente festeggiato nel mese di giugno con l’impegno dei comitati che ogni anno si succedono facendo a gara a chi ha fatto ‘a festa cchiù bella ma soprattutto rivaleggiando col Sant’ Antonio della vicina frazione Migliano per la diana più lunga e assordante.

C'era una volta al borgo ...

Fu proprio in occasione dei festeggiamenti antoniani che nel giugno del 2013 vide la luce C’era una volta al borgo, manifestazione incentrata sul recupero e la custodia delle tradizioni che si impone di ricreare un’atmosfera rustica, di riproporre pietanze semplici e genuine della tradizione contadina o danze e musiche legate al folclore locale.

Lauro pietanze genuine
Fonte: Facebook @ceraunavoltalborgo

Essa mira inoltre a ricostruire botteghe in cui risuona l’eco del lavoro, a raccontare storie dal sapore antico, a far rivivere la quotidianità dei cortili: un viaggio a ritroso dunque alla riscoperta dei valori e delle radici.

L’evento avrebbe visto quest’anno la sua ottava edizione ma l’emergenza sanitaria non ne ha permesso l’organizzazione, con amarezza il giugno solitamente festoso del borgo resta oggi muto, ad attendere paziente tempi migliori e intanto cercando nuove storie da raccontare.

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