Nel 1700 Fontanarosa affrontò un periodo di stasi economica e culturale; vani furono i tentativi di Carlo di Borbone di cambiare la situazione. I signorotti del posto, che godevano della proprietà di numerosi possedimenti, non avevano alcun interesse nell’apportare modifiche ai propri territori e ne dirigevano scrupolosamente la gestione. Di contro, contadini ed artigiani erano stati privati dei propri diritti ed erano soggetti a vessazioni.
In quel periodo la famiglia Tocco divenne feudataria di Fontanarosa, in seguito all’acquisto del castello di Fontanarosa di proprietà di Gian Battista Ludovisi, figlio di Niccolò Ludovisi. Questo si era riempito di debiti e fu costretto a vendere gran parte del proprio patrimonio, tra cui il suddetto castello. L’aspetto urbanistico era simile a quello dei vicini comuni feudali: il Castello si ergeva sulla parte più alta del paese e intorno sorgevano le case, tra le quali le strade erano talmente strette da consentire il solo passaggio dei muli da trasporto. L’unica strada abbastanza larga da consentire il passaggio dei carri era quella intorno al castello.
Le case erano costruite principalmente con legno e fango. Le famiglie convivevano con gli animali e le condizioni igienico-sanitarie erano davvero scarse.
Tra le mura che circondavano il paese tre o quattro porte erano aperte al mattino e chiuse al tramonto: il suono delle campane avvisava i contadini che era ora di lasciare i campi e ritirarsi nelle proprie abitazioni, dentro le mura. Un altro forte suono a martello serviva invece ad avvisare i contadini di eventuali attacchi di altri feudatari, spesso intenti a saccheggiarli.
Oltre le mura si estendevano tre diverse distese boscose, tra cui:
– il bosco di San Marco, tra Fontanarosa, S.Angelo all’Esca, Mirabella e Taurasi;
– il bosco di Manda Rano, che si estendeva verso l’Otica, la contrada Bosco e continuava con la Macchia,
-il bosco dell’Olmo.
Queste distese boscose sono andate scomparendo nel tempo a causa dell’aumento della popolazione che necessitava di più aree coltivabili e di ricavare legna dagli alberi per costruire le case e riscaldarsi.
Dal punto di vista politico, tutti gli abitanti del paese costituivano la “Università”, fatta eccezione per bambini, donne, invalidi e fuorilegge. “La Università” nasce dalla volontà del popolo di partecipare alla pubblica amministrazione e alle scelte più importanti per il miglioramento del paese. I cittadini costituivano il parlamento, che periodicamente si riuniva nella piazza del Paese ed eleggevano un gruppo di rappresentati che doveva occuparsi della normale amministrazione: due “Signori del Governo” e un “Sindaco”, che rappresentava la Università al cospetto del re. Questi rimanevano in carica per circa un anno. All’inizio del settecento, nel ricoprire tali ruoli, prevalsero i membri della famiglia Giannuzzi. probabilmente perché l’avv. Aniello Giannuzzi vantava una grande preparazione giuridica.
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