Caccia al tesoro Montefalcione

Un evento diventato già tradizione: quattro chiacchiere con gli ideatori della Caccia al Tesoro

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Caccia al tesoro Montefalcione

un mix di tradizione e cultura pop

È caratteristica intrinseca dei nostri paesi di provincia la fatica ad adattarsi ai cambiamenti. L’innovazione tarda a mettere radici ed è spesso unicamente nella tradizione che le nostre piccole comunità ritrovano la propria identità. 

La memoria collettiva ci risveglia e ci unisce, ma, come scrive Vinicio Capossela, “bene è ricordare,  ma a perdercisi dentro si impedisce al tempo di adesso di venire”.

Ed è una storia del tempo di adesso che vi raccontiamo questa volta. Una storia che vale ancor più la pena di raccontare proprio perché rappresenta lo sforzo di un gruppo di giovani montefalcionesi di portare in paese quell’aria di novità tanto bramata ma che mai arrivava. 

E il gruppo che vi presenteremo è riuscito benissimo in quest’impresa. Senza dimenticare le tradizioni. Senza rinunciare alle opportunità offerte dalla modernità. Perfino con un tocco di cultura pop. Questi ragazzi hanno creato un evento già diventato tradizione ancor prima d’essere concluso.

Locandina

Parliamo della Caccia al Tesoro e degli organizzatori dell’associazione TerritoRealMente. L’evento per due anni consecutivi ha registrato una partecipazione davvero impressionante da parte del pubblico montefalcionese, accendendo gli animi di tutte le fasce d’etá. 

Una passione riversatasi per le strade del paese che non poteva non suscitare invidia negli animi di chi non ha potuto parteciparvi. Ma sarebbe riduttivo raccontarvi semplicemente gli eventi per come si sono svolti. Tanta passione merita una voce  propria. E allora lasciamo che siano i protagonisti stessi a raccontarvi come sono andate le cose.

Quattro chiacchiere con gli organizzatori

Per cominciare, visto l’indiscutibile successo della Caccia al Tesoro, chiediamo agli organizzatori se si aspettavano tale consenso e tanta partecipazione. Quali erano le aspettative originali?

Valentino, alla sua prima esperienza come organizzatore di un evento di simili dimensioni, racconta “Non sapevo bene cosa aspettarmi. Conoscevo solo aneddoti sulla prima edizione, ma vivere l’esperienza in prima persona è stato fantastico”. Giovanna e Martina raccontano di come l’idea nacque a tavola, mangiando una pizza, “e da una cosa che sembrava detta tanto per dire ne è poi venuta fuori questa piacevole sorpresa”. “Siamo partiti pensando di voler fare qualcosa, ma con molta umiltà”, sottolinea Giovanna; “le nostre aspettative sono cresciute giorno dopo giorno, o per meglio dire, busta dopo busta“La vera sorpresa è stato il successo dello scorso anno” aggiunge Gianpaolo; “quest’anno si è trattato di non tradire le aspettative”.

Parlateci dei temi di questi eventi. Quanto é stato difficile  accordarsi sulle scelte, e quanto lo è stato creare gli eventi intorno ai temi stabiliti?

Come ci sottolinea Valentino, parte del successo dell’evento è dovuto anche al terreno fertile costituito dalla serie TV La Casa di Carta, a cui l’evento di quest’anno si è ispirato. “Il tema attorno al quale ruota la caccia al tesoro è la prima cosa a cui si pensa per poter generare tutto il resto. È come fare il contorno del disegno sul foglio per poterci colorare dentro” ci dice Giovanna, che ricorda anche come “in alcuni momenti è stato come viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda“. “Per chi sta al di fuori -sottolinea Gianpaolo- è impossibile comprendere la pazienza, la voglia e l’impegno necessari per organizzare un evento di questo tipo”. “Le difficoltà, poi, ci sono sempre, ma le superi tenendo a mente gli obbiettivi comuni” conclude Martina.

Le prove coinvolte variavano tra conoscenze della cultura e della tradizione locale fino a sfide che richiedevano una certa abilità nell’adoperare tecnologie moderne. Come avete gestito  questo equilibrio? E come vi sembra abbiano reagito i partecipanti?

“Diciamo che la nostra caccia non è una caccia al tesoro canonica”, spiega Martina; “abbiamo voluto fondere conoscenza del territorio con nozioni più moderne, più tecnologiche, sia per rendere l’evento più accattivante ed originale, sia per dare l’opportunità di partecipare ad un pubblico più ampio con competenze più varie”. Giovanna sottolinea però quanto la conoscenza del paese sia quasi una condizione necessaria per
affrontare la loro caccia al tesoro. Gianpaolo e Valentino, non essendo natii del paese, ammettono, invece, di aver preferito lavorare sulla parte tecnologica e più moderna dell’organizzazione, dimostrando ancora di più quanto questo gruppo sia stato in grado di bilanciare talenti diversi per raggiungere un unico scopo comune con successo.

Quale credete sia stato l’impatto di una così attiva e numerosa partecipazione sulla coscienza collettiva del paese? Si tratta solo di un gioco o tanta partecipazione è sintomo di un legame tra paesani più profondo, più significativo? 

“Penso che l’impatto della caccia vada molto al di là del semplice gioco” spiega Martina. “Innanzitutto dà l’opportunità alle generazioni più giovani di assistere a dinamiche a cui non sono abituate, essendo cresciuti in un momento storico purtroppo poco florido per quanto riguarda la partecipazione attiva in una comunità: speriamo che questo serva a spronarli per il futuro. Con la Caccia c’è poi anche l’opportunità di creare nuovi rapporti personali dando l’opportunità a persone diverse di lavorare insieme. Infine, non meno importante, si rinsalda il rapporto con il paese stesso”. “Non sono mai stato molto legato al territorio o alle dinamiche di paese” ammette invece Gianpaolo; “diciamo che mi interessano più gli enigmi e i rompicapo. C’è da dire che nei comuni del circondario è cresciuta una piccola grande comunità di appassionati del genere ‘caccia al tesoro’ e la cosa mi fa enormemente piacere”. “In quanto atripaldese” risponde Valentino,  ho invidiato molto questo genere di eventi, che da noi sono più rari e che comunque non innescano questo intreccio così stretto di relazioni e interazioni fra i cittadini. È un evento prezioso per la comunità che sarebbe un peccato far naufragare”. Giovanna conclude: “Collaborare in un gioco crea affiatamento, ognuno dà un apporto diverso al lavoro. Come per noi organizzatori, speriamo che tra i giocatori l’evento abbia fatto scattare quella scintilla indispensabile affinché possano germogliare idee brillanti che sono linfa per realtà piccole come le nostre”. 

È noto che durante l’ultima edizione ci siano stati problemi all’interno dell’organizzazione stessa, con il serio rischio di una fuga di informazioni che poteva mettere a repentaglio la riuscita dell’intero evento. Quanto è stato difficile andare avanti nonostante queste notevoli difficoltà e quanto siete soddisfatti dei risultati ottenuti?

Giovanna esordisce sottolineando come il lavoro dell’organizzatore sia complesso e, comunque, non esente da errori e, di conseguenza, da eventuali critiche. “Ci siamo fatti forza a vicenda -ci dice- ognuno di noi ha avuto i suoi momenti di debolezza ma alla fine abbiamo tenuto botta”. “Alla fine, per quanto possa essere difficile e impegnativo, stiamo parlando comunque di un gioco” ricorda Gianpaolo. “Per questo ci siamo trovati disarmati dispetto a qualche deriva, a nostro parere, un po’ eccessiva, all’interno e all’esterno dell’organizzazione. Valentino racconta: “la quasi totalità dei materiali preparati per la Caccia è stata rimaneggiata a poche settimane dall’evento stesso, comportando un’ansia e una fretta che l’attenta pianificazione dei mesi precedenti sembrava avere disinnescato”. “Portare a termine l’evento, é stato possibile solo grazie a due elementi” ci dice in conclusione Martina: “il primo è stato l’evidente entusiasmo che ha investito l’intero paese, che non potevamo permetterci di deludere; il secondo l’unione del gruppo di organizzatori, che ha dato il massimo per la riuscita dell’evento, superando anche i propri stessi limiti”. 

Premio

Ora qualche domanda alle squadre: da partecipanti, vi aspettavate un coinvolgimento del paese su così ampia scala?

“Da buoni montefalcionesi –ci rispondono i membri di Squadrasappiamo che qualsiasi appello alla partecipazione nel nostro paese non cade nel vuoto. Già la prima edizione aveva suscitato un forte entusiasmo superando le più rosee aspettative. La Caccia di Carta ha avuto luogo in un anno particolare, ma l’entusiasmo ha vinto su tutto coinvolgendo in modo trasversale i cittadini montefalcionesi

I Los Pendejos svelano: “Da partecipanti alle prime armi non ci saremmo mai aspettati tutto questo coinvolgimento. Il periodo inoltre non prometteva nulla di buono. Ringraziamo i nostri compagni per il magnifico gioco di squadra condotto”

Lo scorso anno navigavamo nella pioggia –raccontano i FreeAriellima nonostante ciò il tutto si è svolto nel migliore dei modi. Quest’anno, per via dell’epidemia di Covid-19, quasi si temeva l’annullarsi dell’evento, ma grazie al grande lavoro degli organizzatori è stato possibile lo svolgersi delle attività senza alcun intoppo e in totale sicurezza. Una giornata questa volta accompagnata dal sole, che ci ha regalato le stesse emozioni, se non più forti, dell’anno scorso”

“Non ci aspettavamo una risposta così positiva dalla comunità, coinvolta anche dall’onda dell’entusiastico successo dello scorso anno” concordano i ragazzi della squadra Adelante.

Per la squadra delle Scillicampane “la caccia è riuscita a creare coinvolgimento e interesse in fasce diverse di età, unite dal gioco”. 

Neanche il team Scarpe Asciote si aspettava un coinvolgimento così ampio, di tutte le fasce di età. “Ci siamo sentiti protagonisti di un evento che ci ha uniti tutti” ci dicono.

Cosa ne pensate del lavoro compiuto dagli organizzatori in queste due edizioni della caccia?

Parole di lode dai membri di Squadra: “Doveroso un plauso agli organizzatori che hanno creato dal nulla un evento del quale speriamo di vedere numerose edizioni future. Ed è proprio per la buona riuscita dell’evento che riteniamo sia possibile sorvolare su qualsiasi imperfezione”

“Gli organizzatori –dicono i Los Pendejos “sono stati capaci di coinvolgere una comunità intera, in questo momento di grande isolamento sociale, dagli adulti ai ragazzi, stimolando tutti i giocatori a dare il massimo. Un lavoro apprezzato da tutti”

“Gli organizzatori hanno dato prova di tenere testa a tutte le difficoltà incontrate e a tutte le critiche ricevute –aggiungono i FreeArielli con l’unico intento di offrire al paese una giornata speciale e diversa dalle altre, studiata e sviluppata con intelligenza e creatività. Ed è la prova che anche nei deserti più aridi può nascere una rosa”

“In entrambe le edizioni -concludono gli Adelante abbiamo riscontrato negli organizzatori serietà, meticolosità e grandi capacità di gestione dell’evento e soprattutto ci hanno fatto penare per risolvere i loro intelligenti, furbi, ma allo stesso tempo divertenti quesiti”.

“Sappiamo che dietro l’organizzazione della caccia c’è tanto lavoro e tanto impegno” -afferma il team Scarpe Asciote. “Gli organizzatori non si sono fatti scoraggiare da niente e da nessuno. Siamo fiduciosi e confidiamo in loro, sappiamo che non ci deluderanno anche se le aspettative sono alte”.

Secondo le Scillicampane “gli organizzatori hanno saputo stimolare i partecipanti, portando anche chi non si era mai cimentato in una caccia al tesoro a comprenderne le dinamiche e ad apprezzarne gli enigmi. Ci auguriamo che si possa proseguire su questa scia e fare dell’evento un appuntamento annuale che possa diventare tradizione”. 

Caccia al tesoro - montefalcione

Ritorniamo alla nostra chiacchierata con gli organizzatori… C’è già la voglia di passare la staffetta a qualcun altro, o per ora sentite ancora l’evento troppo vostro per poter lasciare le briglie? Qualche anticipazione per la prossima edizione?

Penso sia giusto lasciare la possibilità di dimostrare le proprie capacità organizzative a chi, in questi anni, non ha saputo risparmiarci critiche” ci dice sarcasticamente Gianpaolo. “Tuttavia sembra che anche quest’anno toccherà a noi portare a termine questa missione…per fortuna siamo folli abbastanza per farlo!”. “Quello che è chiaro è che nessuno vuole che l’evento Caccia non si rinnovi anche nei prossimi anni. Per cui non ci siamo potuti sottrarre alla chiamata.” ammette Valentino. “Non possiamo dare anticipazioni -ci dice Martina- ma quel che è certo è che siamo pronti a supere i livelli della scorsa edizione”. “La fine dell’edizione scorsa ha portato con sé tanta stanchezza mentale, –ci confida Giovanna. La sfida di lasciare il testimone era stata lanciata, mi sento di dire non perché fossimo pronti ad abbandonare l’organizzazione, ma per dare la possibilità ad altri di fare questa esperienza e soprattutto di capire quanto lavoro ci sia dietro. Senza le squadre, senza la loro gioia e grinta non esisterebbe nessuna caccia al tesoro: noi non ne siamo  i proprietari ed è ovvio che ad un certo punto la caccia stessa avrà bisogno di essere reinventata. Spero che fino a quel giorno avremo lavorato al meglio, creando quell’attaccamento necessario affinché tutti si impegnino a far diventare la caccia al tesoro, nata per caso davanti ad una pizza, una delle tradizioni del paese, quell’evento tanto atteso, che per un giorno rende tutti uniti nel raggiungere un obiettivo, e che in quelli seguenti continua a far parlare e sognare”.

Caccia al tesoro - montefalcione

Noi, da montefalcionesi, non possiamo che dirci fieri di tanto impegno. L’amore per il proprio paese è il fuoco che tiene in vita la comunità, e la passione dimostrata da questi ragazzi ci fa sentire più sereni pensando al futuro di Montefalcione.

Articolo a cura di Davide Lepore

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