Era una sera d’estate fredda, un po’ umida e chi a Lioni ci è stato, anche solo di passaggio, sa bene di cosa sto parlando. Parlo di quella coltre vaporosa che di sera ti abbraccia e la mattina successiva ti lascia insieme al suo profumo qualche piccolo dolore alla cervicale e alle articolazioni. Un dolce veleno, di cui non si può fare a meno. Era una di quelle sere da passare in casa con gli amici e qualche birra a parlare del più e del meno, a ‘ndrecchiolà per intenderci meglio, e così facemmo.
Tra noi c’erano tante persone, ma una su tutte destava curiosità. C’era lui o lei, l’autore o l’autrice di 83zero47.
Da ora utilizzerò il genere maschile o la lettera L. di Lioni riferendomi a 83zero47 per mantenere l’aura di mistero che circonda questa figura indefinita, che è stata in grado di riportare nel mondo ancora un po’ oscuro della tecnologia, Lioni. Due pagine social, una su Instagram e l’altra su Facebook che offrono uno sguardo fuori dal coro, tagliente e mai cattivo per descrivere tradizioni, luoghi, personaggi e scene di vita mai vissute, improbabili nelle quali però ogni lionese potrebbe identificarsi.
Avevamo due certezze: la prima era che non potevamo farci sfuggire l’occasione di conoscere le origini e l’idea alla base di una nuova frontiera tecnologica e comunicativa che ci riguardava così da vicino; la seconda era che non potevamo non condividerla su Irpinia World per una serie di motivi che saranno più chiari con la lettura.
Alla prima domanda su come fosse nata l’idea, 83zero47 risponde delineando prima il contesto spazio temporale che lascia presagire un forte attaccamento alla nostra terra:
“ Il nome e l’idea nascono fisicamente a Roma. In una fase in cui ero distante da Lioni, ho avuto la classica nostalgia che invade la maggior parte delle persone. Quando sei a Lioni non le apprezzi, quando sei fuori riscopri molte cose: le tradizioni, il dialetto , l’esigenza di parlarlo e tanti luoghi. Non so se succedeva solo a me, ma l’immagine di copertina che ho scelto è emblematica perché penso che molti lionesi, arrivati a S. Pietro, inconsciamente riconducano la cupola a quella di Lioni e viceversa. Avendo sperimentato in prima persona che le radici e il legame con Lioni sono così forti quando ti allontani, ho cominciato a firmare tutta una serie di lavoretti grafici con lo pseudonimo 83zero47 e un po’ come per Caravaggio, questo era diventato il mio modo di omaggiare la mia terra natale. Quando sono rientrato, tutto questo si è trasformato nel desiderio di creare un marchio di “lionesità”. 83zero47 non doveva più essere solo uno pseudonimo con cui firmare i miei lavori grafici che magari non avevano nulla a che fare con Lioni, ma un marchio che distinguesse una serie di lavori grafici che riguardassero solo Lioni, con l’intenzione di scoprirne aspetti che non erano mai stati svelati.
Lo slogan che rappresenta il progetto grafico e che si ritrova spesso nei post è “Hic Sunt Leones” che è una locuzione latina utilizzata sulle antiche mappe geografiche ad indicare zone per lo più africane che non erano state esplorate. Questa locuzione che rimanda a Lioni e contemporaneamente identifica tutto ciò che è inesplorato, racchiude il cuore stesso dell’idea. Da un lato il legame, le radici, la tradizione, il dialetto, i luoghi e dall’altro il tentativo di rivisitarli, digitalizzarli creando nuove forme di racconto per l’appunto inesplorate e alle volte surreali, ma soprattutto fuori dal coro dell’istituzionalità.”
I lavori grafici sono seguiti da qualche riga che racconta una storia, una scena identificativa della vita lionese, con personaggi che possono essere autoctoni o meno. Come nascono queste storie? Qual è la scintilla che mette in moto la macchina della fantasia? 83zero47 risponde che tutto quello che era un desiderio è diventato realtà proprio grazie alla quarantena che ha offerto oltre al tempo lo spunto giusto, dando concretezza a quella che era la volontà di creare un raccoglitore digitale.
In prima battuta l’idea era quella di sensibilizzare i lionesi sull’ argomento Covid e raccontare per immagini il periodo che l’Italia intera stava affrontando.
I murales sono stati un ottimo substrato e una grande fonte di soddisfazione sia a livello prettamente grafico che a livello di apprezzamenti. L’autore ci confessa, infatti, che molti lionesi sbigottiti hanno cominciato a chiedersi e di conseguenza a chiedere, se davvero le opere fossero state imbrattate con l’aggiunta di mascherine, confezioni di gel disinfettanti e via dicendo. Una volta finito con i murales ha poi colto l’occasione per concretizzare un altro desiderio, ossia quello di digitalizzare i proverbi lionesi con l’aggiunta sul piano grafico di immagini stilizzate e riassuntive del proverbio stesso. Contemporaneamente e solo per scherzo, sono nate anche le vignette.
La prima: Will Smith in piazza S.Rocco dal film “Io sono leggenda” e poi tutte le altre accompagnate da didascalie in dialetto che suscitano ilarità non solo per l’ironia insita nel contenuto, ma soprattutto per il fatto che personaggi tutt’altro che lionesi sono associati a quei luoghi e a quella parlata. La scelta dei film non è casuale, ma è volta al parallelismo tra l’iconografia cinematografica e l’iconografia dei luoghi scelti che sono tutti quelli con un significato particolare per il nostro paese. Vengono fuori scene fantasiose che possono trasformare il modo di percepire una determinata località, aggiungendo un tocco magico non solo per chi la vive quotidianamente, ma anche per chi vivendo altrove riconosce quello stesso luogo come tale grazie all’immagine iconografica trapelata dai social.
Vengono fuori scene fantasiose che possono trasformare il modo di percepire una determinata località, aggiungendo un tocco magico non solo per chi la vive quotidianamente, ma anche per chi vivendo altrove riconosce quello stesso luogo come tale grazie all’immagine iconografica trapelata dai social. Aldo Giovanni e Giacomo fanno il bagno nell’Ofanto, Jep Gambardella è rinchiuso a Villa Bianchi per colpa della quarantena e Massimo Troisi si affaccia dalla Finestra della Chiesa dell’Annunziata. Le vignette raccontano scene di un preciso momento storico, ma sono costruite in modo da poter sorvolare ogni ostacolo temporale.
Il dialetto è il fulcro di queste pagine social, l’innominabile autore lo utilizza con tutta la forza espressiva di cui è capace.
Che cosa pensa del dialetto lionese, 83zero47? Può essere ancora attuale? Che cosa rappresenta? Queste erano le domande che in realtà ci tormentavano da giorni e in un’occasione simile, dove ormai tutti i veli erano caduti non potevamo non saperne di più e siamo stati accontentati con una risposta che riporterò a tratti e che racconta uno spezzone di vita che probabilmente ognuno di noi ha vissuto.
L’attualità del dialetto è indiscussa conferma L.: “Io parlo dialetto normalmente e sciarro co mamma tutti li iuorni pe sto fatto.” e continua aggiungendo che quando viveva lontano da Lioni una delle esigenze era parlare liberamente in dialetto con persone che potevano coglierne l’ironia. E’ risaputo che l’ironia di determinate espressioni dialettali una volta tradotte svanisce come polvere, lasciando chi parla e chi ascolta in un alone di imbarazzo. L’italiano e il Lionese sono due lingue diverse e sono entrambe dignitose, ma con efficienza comunicativa diversa. 83zero47 precisa che uno dei problemi di Lioni è la mancanza di storicità tangibile. Ci sono pochi monumenti come il campanile e la “torricella”, abbiamo i murales che in futuro potrebbero diventare un traccia storica, ma che non lo sono ancora e abbiamo, infine, la tradizione orale. Proprio per questo motivo il dialetto assume un valore così importante. L’autore conclude affermando che quando si parla di turismo non si può prescindere dal peso del dialetto e dalla sua affascinante peculiarità. I turisti ne restano incuriositi e riescono a donare al ricordo del paese delle sfaccettature che senza questi suoni e queste parole non potrebbero ottenere.
Un lunga chiacchierata, piacevole e ricca. Tornammo a casa con un bagaglio in più e con la gratitudine per quello che sarebbe stato un risveglio senza dolori. Percorremmo i nostri passi con la soddisfazione di aver trascorso una serata alternativa, piena di aneddoti; la certezza di aver ascoltato la storia di un grande progetto che si plasma e si trasforma ogni giorno per crescere e ampliarsi anche oltre i nostri confini e, in ultimo, la consapevolezza che le idee, anche quelle più ambiziose, si basano su tre concetti semplici e umili. Citando 83zero47: “passare il tempo”; “divertirsi e divertire, qualora si riesca”; “conoscere Lioni e lasciare una traccia in un modo del tutto nuovo”
Scritto da Chiara Ciotta
Editor Gian Salvo Nappa
Il Forum dei giovani Lioni è tante cose, è innanzitutto un’associazione che ha un occhio particolare per i giovani cittadini lionesi.
Nell’ultimo anno, con la formazione del nuovo direttivo, composto da 11 membri, il Forum dei Giovani di Lioni ha messo a disposizione le sue energie per eventi, tornei, cineforum, donazioni, laboratori linguistici e tante altre attività, favorendo la creazione di momenti di crescita individuale e collettiva.
Il forte entusiasmo e la nostra capacità di mettere al centro della vita lionese non solo i più giovani, ci ha permesso di essere un punto cardine nella nostra cittadina, ricca come sempre di idee e grandi fermenti alimentati dalla collaborazione con le altre associazioni sul territorio e la stretta sinergia con l’amministrazione comunale.
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