Il CNR ha calcolato che in Italia durante il Basso Medioevo (inizio XI secolo fino alla fine del XV) ci furono 335 eventi sismici di un’intensità compresa tra il V e l’XI grado della scala Mercalli.
In media un terremoto ogni undici anni, di cui ben 46 “molto distruttivi”. Il terremoto del 1456 fu catastrofico per la città di Ariano, per i cronisti del tempo la città e tutti i suoi casali furono ruynati.
Nel presente articolo proverò a descrivervi i danni dell’evento sismico e le vicende ricostruttive che contribuirono alla realizzazione delle forme della Cattedrale e del Castello che tutt’oggi vediamo.
L’evento sismico
Sabato 5 dicembre 1456, alle ore 23:00, un terribile sisma accreditato di una magnitudine pari al X o XI grado della scala Mercalli, squassò l’Italia Meridionale provocando un numero di morti che dovette esser compreso fra i 40.000 e i 70.000.
È possibile che l’evento sia stato generato da un’unica sorgente oppure dall’attivazione simultanea di più strutture che si siano scaricate attraverso una sorta di processo a catena dall’Abbruzzo all’Irpinia.
Il sisma venne avvertito anche nella capitale del regno e grazie alla Cronaca di Napoli di notar Giacomo sappiamo che quillo duro per uno credo, nel senso che l’evento sismico sarebbe stato pari al tempo di recitare un credo.
Secondo Enea Silvio Piccolomini, eletto poi papa con il nome di Pio II: “…multa regni (neapolitani) loca funditus corruerunt inter quae Arianum ita absorptum est, tamquan Casmate periisset …” […molti luoghi del Regno andarono completamente distrutti; tra questi Ariano fu così colpito come se fosse precipitato nel vallone…].
Un’epigrafe, murata nell’architrave in pietra di una casa di Orsara di Puglia, annota che “MCCCCLVI FUIT TERREMOTUS MAGNUS, ET RUIT ARIANUM” [nel 1456 vi fu un grande terremoto che distrusse Ariano].
L’ambasciatore milanese Antonio da Trezzo, nel relazionare al duca Francesco Sforza la miserevole condizione del feudo, affermò: “ad Ariano quasi no è romasta cassa in pede e li è morto la maior parte de li homini che li habitavano”.
Riguardo al numero di quelli che morirono sotto le rovine delle case Ciarlante e Capozzi parlano di 1.313 vittime, Vitale asserisce che fossero circa 2.000, facendo riferimento ad un’iscrizione presente in Cattedrale allorché fu riedificata, infine per Mannetti ascesero a 2.400 su una popolazione complessiva di 3.215 abitanti.
In tutti e tre i casi i numeri dei morti rappresenterebbero la cifra della straordinarietà e della violenza dell’evento.
Il patrimonio edilizio cittadino fu tutto ruynato ma ciò che più sorprese fu la caduta delle fortezze, in particolare del castello che era fortissimo edifitio.
A tal proposito Paolo Rucellai, in una lettera al fratello del 14 dicembre 1456, asserì che “e ella fortezza della terra che era cosa innispungniabile ita sotterra circha e’ duo terzi, i rresto apertosi e caduto in qua e una i llà”.
La fabbrica della Cattedrale
La fabbrica della cattedrale, promossa subito dopo il terremoto ad opera del vescovo Orso de Leone, si protrasse sino agli inizi del XVI secolo, al tempo dell’episcopato di Diomede Carafa, figlio del duca di Ariano.
I vescovi De Leone, Porfida e De Brachiis intervennero prevalentemente nella configurazione strutturale della cattedrale, risalgono a quest’epoca i grandi lavori di rinforzo lungo la “Carnale”.
Bisogna assegnare al vescovo arianese De Hippolitis l’ideazione dell’intero schema compositivo della facciata mentre resta incerto l’intervento carafesco, le cui armi risultano comunque presenti nel prospetto principale.
Sulla nuova facciata, elaborata con blocchi squadrati in pietra arenaria di Roseto Valfortore, doveva esser presente una statua di San Michele Arcangelo.
Il campanile restò diroccato per decenni e ciò lo si rileva dall’offerta fatta per la spesa di trenta muratori che la civica amministrazione fece, il 18 luglio 1492, al vescovo De Brachiis per spingerlo a cominciare i lavori; la quale però pare non abbia avuto l’effetto desiderato.
I lavori ebbero finalmente inizio con un contratto, del 10 dicembre 1530, stipulato tra il Vescovo Carafa e i muratori Battista, Pietro e Nardo Mastrocchio da Cerreto.
La fabbrica del Castello
Le quattro torri angolari e il dongione normanno, adattati in epoca sveva e angioina, furono ridotti ad un cumulo di macerie. Nel tardo ‘400 il castello, per la funzione strategica di Ariano nelle rotte commerciali e nel sistema di difesa militare del Regno, divenne uno dei principali obiettivi della politica reale.
Nel 1486 Re Ferdinando d’Aragona decise di ricostruirlo ed adeguarlo alle nuove esigenze militari attraverso la costruzione di torri cilindriche che inglobassero le vecchie quadrangolari.
Olivero di Ponte Landolfo, con la nomina reale a procurator fabricae, nel 1487 diede inizio alla ricostruzione. I lavori, finanziati solo in parte dalla corona, pesarono su tutta la collettività arianese in quanto il re ordinò a tutti i cittadini di estrarre pietre e di trasportarle fino al castello.
Le rimostranze del popolo arianese e le azioni dell’Università
Non bastando i macigni raccolti nel letto dei torrenti, non i sassi di luoghi non coltivati, tutti i campi erano sossopra ed i seminati andavano in rovina.
Gravi erano i danni e generali erano i lamenti così che l’Università cittadina decise di correre ai ripari. Riunita in parlamento il 14 aprile 1489 deliberò di inviare al re Minico Ferrari e Giacobo de lo Conte per ottenere che durante la stagione, propria di governare i campi, si sospendessero la cava e la conduttura delle pietre.
Quelle richieste furono evase; passarono gli anni e l’opera non terminava. Il 17 settembre 1490 l’Università si impegnò a corrispondere 420 scudi l’anno, fino al termine dei lavori del castello, in cambio del sollievo dei suoi cittadini da qualsiasi lavoro di fatica.
L’antico ed inaccessibile maniero normanno, in piena rovina nel 1456, venne trasformato in uno dei più imponenti esempi di fortificazione aragonese del Mezzogiorno.
Quattro consistenti torri cilindriche a scarpata circondate da alte mura, con camminamenti di ronda, si stagliavano contro il cielo e sulla città con il carattere forte di una struttura progettata ad imitazione dell’insuperabile modello del potere alfonsiniano e ferdinandeo, il Castelnuovo di Napoli.
Grazie per l’attenzione, spero che questo contributo sia stato di vostro gradimento. A presto!
Vitale – Storia della Regia città di Ariano; De Padua, Giardino – Ariano storia e assetto urbano; Ciano – La cattedrale di Ariano; Grasso – Il castello di Ariano; Zecchino – Il castello di Ariano.
Blogger Ariano Irpino. Ho 24 anni e sono un laureando in giurisprudenza presso l’Università degli Studi del Sannio. Da sei anni faccio parte del Forum dei Giovani del Comune di Ariano. Coltivo una passione per la storia medievale, la storia locale e la fotografia paesaggistica. Ho deciso di far parte di Irpinia World per raccontare la bellezza di uno dei comuni delle “terre dell’osso”.
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Un articolo molto interessante, come sempre su Irpinia World!
Mi ha colpito molto la prima parte : immaginare un sisma a catena attraverso tutto il Mezzogiorno è un’idea abbastanza terrificante e spero che non vivremo qualcosa del genere in futuro!