I ritmi della vita moderna sempre più convulsi (almeno prima dell’emergenza Coronavirus) contribuiscono ad ammalare socialmente l’essere umano, che, volente o nolente, si trova coinvolto nel bailamme di una fretta divoratrice, traslato Leviatano urbano e (in)civile. Vero è che Aristotele definiva l’uomo soggetto sociale-politico per natura (tralasciamo l’homo homini lupus di Hobbes, profondamente scettico sulla socialità e più propenso a descrivere l’asocialità aggressiva e opportunista); fatto sta che – lungi dall’essere misantropo e romita – l’uomo sente anche il bisogno di un isolamento salutare e riparatore dopo l’accumulo dello stress di una vita lanciata nella produzione frenetica, ad oltranza, sine fine, limitlessly. Pensiamo a metropoli come Tokyo, New York, Barcellona, Berlino o – tanto per restare in Italia – Milano e Roma.
Oltretutto, l’era geologica che viviamo, l’antropocène, ove le metamorfosi strutturali, le variazioni climatiche e i mutamenti territoriali nel mondo sono causati dalle interferenze umane, complica lo status; fa lievitare lo stress, ingigantisce “strain” e “pressure”, accelera il logorìo dell’esistenza, reclama di conseguenza una tregua.
Il ricorso ad una pausa rigenerante non riguarda soltanto gli spiriti devoti e contemplativi; ci riferiamo eminentemente al creativo, che abbisogna di silenzio e di ampi spazi concentrativi, affinché il Poiein non inciampi in distrazioni coatte e brutali: il pittore, lo scrittore, il musicista, il poeta necessitano di un proprio “adyton”, che può anche essere un non-luogo purché concilii, favorisca, e anzitutto inneschi l’esperienza autotelica, quella strada dell’armonia, quello stato di grazia che lo psicologo Mihaly CsiKszentmihàlyi definisce “flow”, l’esperienza concentrante grazie non solo all’indole del soggetto creativo e alla volontà di sfida e attuazione di un progetto, ma principalmente ai feedback ricevuti dall’ambiente circostante.
L‘intellettuale, l’artista, il filosofo, l’homme à penser si è spontaneamente rivolto, nel corso della storia, a oasi di emergenza, per ristorarsi dalla quotidianità inconsulta, sfrenata, carica di tensione e baccano, scegliendo eremi, conventi, foresterie, monasteri, ostelli, casali, fattorie in aperta campagna o in rifugi montani, anche, a volte, impervii. Addirittura è sorta e fiorita una industria di turismo del pensiero creazionale con offerte economicissime di medi e lunghi soggiorni in comunità di laica pace/raccoglimento come addirittura la realtà federazionale di Damahur in Valchiusella, presso Ivrea, fondata negli anni Settanta e premiata dall’Onu come esempio di ecovillaggio. Ma tanti i punti di riferimento per chi anela all’esperienza autotelica del flow: Ostello l’Elba del Vicino a Rio Marina (Isola d’Elba – Livorno), Casa Clara a Transacqua (Località Passo Cereda – Trento), Casa per Ferie Certosa 1515 (Avigliana – TO), Pensione Suore Salvatoriane (Merano – Bolzano) et similia.
Ora, anche la nostra Conza, grazie ai suoi sfondi naturalistici ameni e alla educazione alla tranquillità, si candida facilmente al pellegrinaggio della mente che progetta per l’anima e per la cultura nel mondo, con ritmi personali e generatività a vantaggio di scrittura, musica, danza, pittura, fotografia, documentarismo, speculazione filosofica, elaborazione saggistico-monografica, ricerca storico-antropologica e quant’altro.
Conza vecchia e dolorosa, Conza nuova avviata a nuove e moderne dinamiche (è tra l’altro oramai sede privilegiata della Poesia D.O.C., grazie alla fondazione già quinquennale del certamen Premio Nazionale di Poesia e Narrativa “Città di Conza della Campania”, impiantato dal giovane poeta conzano Davide Cuorvo, e dall’avellinese prof. Armando Saveriano, poetattore, regista, critico letterario, già di fatto anch’egli conzano d’adozione; Concorso che ogni anno crea fermento, movimento, curiosità ed attrait, richiamando protagonisti della scena letteraria internazionale, quella che, insomma, a dispetto della “Nullesianza” ha peso determinante sul piatto della bilancia). Conza novella oasi ospitale, consigliata dalle Muse e dal buonsenso: verifichiamo di persona, visitiamo i suoi luoghi, assaporiamone la bellezza e la rilassante quiete.
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