Emozioni contrastanti
In cima alla torre, da cui abbraccio con lo sguardo in lontananza il paesaggio della mia piccola terra, i colori così caldi, il silenzio così assordante, le dolci linee delle sue colline, l’aria così limpida, colgo quel forte legame tra quei tempi lontani e il nostro tempo.
Troppe volte vittima di una furia cieca e buia ha sofferto la perdita della sua identità, la nostra terra ha allo stesso tempo così poco e così tanto da raccontarci.
Qualche piccolo scorcio le fa da padrona.
Sin da piccola ogni volta che guardavo fuori dalla finestra, mi sono sempre chiesta quale fosse il significato di questa struttura, perché fu costruita e da chi.
Non ha un aspetto storico di quelli che siamo abituati a vedere, le sue linee essenziali ed anonime, erano in linea con lo stile architettonico in auge in quei tempi. Eppure, guarda dall’alto il mio piccolo paesino: porta i segni di un tempo non molto lontano da noi, simboli così forti che ritornano spesso nella memoria di chi ha vissuto quegli anni.
Una storia da raccontare
Alle basi, tutt’ora esistenti seppur modificate nel tempo, venne progettato un edificio così controverso e famoso nel ventennio del fascio: un istituto con lo scopo principale di assistere coloro che si trovassero in condizioni di particolare necessità. A caratteri cubitali, anche se ha subìto il deterioramento nel tempo, è riportata la sigla E.C.A. – Ente Comunale di Assistenza. Questa denominazione fu data dalla legge n.847 del 3 giugno 1937, che andava a sostituire le preesistenti Congregazioni di Carità, le quali vennero soppresse: non a caso il fascismo sostituì la parola “Carità” con la parola “Assistenza”.
Tali nuovi enti acquisirono l’intero patrimonio delle Congregazioni di Carità, occupandosi inoltre di curare gli interessi dei poveri; di promuovere i provvedimenti amministrativi e giudiziari di assistenza e tutela degli orfani e dei minorenni abbandonati, di ciechi e sordomuti e di amministrare le istituzioni di assistenza e di beneficenza ad asso affidate, così come i lasciti e le donazioni. Infatti, venne disposto che i lasciti e i legati che avevano come destinatari i poveri, dovessero pervenire all’ E.C.A (come accadrà anche nel nostro Comune).
In origine era un padiglione degli alloggi provvisori (“Casette asismiche”) realizzati a seguito del disastroso terremoto del 1930. Subito dopo loro costruzione – realizzati, quelli in località Taverna, quasi interamente su terreni espropriati alla famiglia Venuti – l’allora Ministro dei Lavori Pubblici DI CROLLALANZA trasferì (nel 1931) la proprietà al Comune, sia degli alloggi che dei pertinenti suoli circostanti.
Due dei padiglioni originari dopo alcuni anni, vennero ristrutturati ed ampliati (progetto 1937) utilizzando uno stile architettonico tipico dell’era fascista, contestualmente venne costruita a tergo la torre in mattoni su cui era apposta una lunga asta porta vessillo. Nella parte alta della facciata est (verso la via provinciale) era ed è tutt’ora posizionata uno dei simboli della milizia fascista, una grande aquila con le ali aperte, segno di grandezza e forza dell’Impero. Nei suoi artigli tiene con fermezza il fascio littorio che rappresenta i territori sotto il dominio del Duce uniti tra loro da nastri di cuoio. Alcune foto riportate sulla storia di Villanova del Battista presentano sulla facciata di ingresso, a cui si accedeva tramite uno scalone che iniziava dalla via provinciale, la data XVII E.F. che probabilmente è il periodo relativo alla sua inaugurazione.
Per i più curiosi, la data XVII E.F. si riferisce all’Era Fascista: fu introdotta dal regime, adottando come data di inizio quella della Marcia su Roma (28 ottobre 1922). Vi fu l’obbligo quindi, di aggiungere, in numero romano, l’anno dell’era fascista a quello dell’era “volgare”. La data XVII E.F. risale al periodo 28 ottobre 1938-27 ottobre 1939. Inoltre, oltre ai simboli fascisti venne apposto sulla facciata principale il calco in gesso della testa del Duce, luogo in cui “la gioventù fascista locale” (figli della lupa, balilla ed avanguardisti), faceva le adunate e svolgeva le manovre obbligatorie.
Molti sono stati gli utilizzi, nel tempo, di questo edificio: attualmente, con la ristrutturazione avvenuta tra il 2003 e 2005 con fondi regionali, l’edificio è finalizzato all’utilizzo come CASA PROTETTA PER ANZIANI e sede della FONDAZIONE DI UTILITA’ SOCIALE, DI ASSISTENZA E SOLIDARIETA “San Giovanni Battista”: ciò per dare seguito ad un lascito testamentario del 1931 del sig. Arminio Colantuono, che ha avuto un iter molto lungo e tormentato, terminato nel 2003 con la destinazione attuale dell’edificio.
Può apparire, agli occhi dei più curiosi, una struttura (soprattutto la torre), con linee minimali e fredde. Linee che creano un senso di smarrimento e di voglia di dimenticare un periodo che sconvolse profondamente gli animi, ma che farà sempre parte del nostro patrimonio storico e che mai, deve essere dimenticato.
Un doveroso ringraziamento alle fonti: “Villanova del Battista” di Ottaviano Silano p.84 – Casa Editrice Menna; “Tra Storia, lingua e folclore – Villanova del Battista di Paola E. Silano; Geom. Pasquale Silano; Ing. Raffaele Iorizzo.
Blogger Villanova del Battista. Mi presento: sono Floriana Giardino, 32 anni. Laureata in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, laureanda in Amministrazione e Organizzazione in P.A. con un Master in Europrogettazione e in Project Management. Sono orgogliosamente irpina, ben radicata nel territorio e dovunque io vada cerco di far conoscere questa splendida terra. Appassionata di vini (con una piccola debolezza per i rossi) e di libri. Amo la nostra terra, i suoi profumi, i suoi colori, i suoi racconti. E sono così entusiasta di intraprendere questo viaggio e di mostrarvi questa ‘Grande Bellezza’.Disse Pavese: “pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa”. L’intento sarà quello di far conoscere il mio piccolo posto, Villanova del Battista.
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