Oggi ho deciso di parlare a tutti i lettori di Irpinia World del piatto principale della tradizione culinaria lapiana: il mogliatiello, la cui sagra, che si tiene da oltre 50 anni durante la festa religiosa di santa Rita da Cascia, quest’anno, per ovvie ragioni, non si terrà.
Una tradizione che si fonde con la leggenda
Il mogliatiello, come già ho detto, è il piatto principale della tradizione culinaria lapiana. Esso è figlio della tradizione contadina, infatti per la sua realizzazione si sfruttano esclusivamente materie prime locali; questi stessi prodotti sono spesso considerati scarti e, pertanto, fanno sì che questo prodotto sia considerato Povero. Secondo un racconto popolare (di pura fantasia), i mogliatielli lapiani sono stati inventati dai servitori del principe Filangieri, il quale risiedeva nel palazzo baronale di Lapio.
Questi stessi servitori erano costretti dal loro signore a nutrirsi degli avanzi e delle parti degli agnelli abbattuti e da buttare; questi, per mezzo degli scarti, prepararono degli involtini di trippa, ripieni di aglio, di menta e peperoncino, tenuti da fettuccine di intestino.
La leggenda vuole pure che questi involtini furono assaggiati dal feudatario che li trovò così gustosi da reputarli come il suo piatto preferito.
Per far conoscere ai nostri lettori maggiori informazioni su questo eccellente prodotto della tradizione culinaria locale, ho intervistato telefonicamente (viste le restrizioni dovute alla diffusione della pandemia di COVID-19) la regina del mogliatiello: la signora Carmela Sica.
1.Quali sono gli ingredienti per la preparazione del mogliatiello? Lei utilizza un “ingrediente segreto” ?
– Il mogliatiello è un piatto povero, pertanto si adoperano materie prime locali, reperibili facilmente. La sua preparazione non è molto complessa, gli ingredienti necessari sono: la trippa di agnello, la menta, un pizzico di peperoncino piccante, un po’ di aglio, sale e formaggio quanto basta. Non possiedo un vero e proprio ingrediente segreto, se non l’amore, la passione e la dedizione che mi è stata tramandata da mia madre.
Lavorare alla produzione di questo prodotto non è un peso per me, perché lo faccio con voglia, sarebbe quasi un eccesso definirlo lavoro; per me è quasi un divertimento, che mi restituisce grandi soddisfazioni, quando, la domenica a pranzo, vedo i miei nipoti leccarsi i baffi e, con il sorriso sulle labbra, dirmi che sono squisiti.
2. Il mogliatiello fa parte della tradizione culinaria di molti paesi irpini. Esiste una correlazione con le altre comunità per quanto riguarda la preparazione e la cottura del piatto?
– Sì, è vero che il mogliatiello, il quale rientra come prodotto tradizionale della regione Campania nell’elenco stilato dal Ministero per le politiche agricole e forestali, è prodotto in molti comuni dell’irpinia. La sua unicità però consiste nel fatto che ogni comune ha una tradizione enogastronomica unica, che differisce da quella degli altri comuni; pertanto la cottura, la preparazione e gli ingredienti sono completamente differenti, perché è differente la storia che c’è dietro questi fantastici involtini.
3. Ormai da più di mezzo secolo la sagra del mogliatiello lapiano si tiene nei giorni della festa di santa Rita da Cascia. Per quale motivo il prodotto è associato a questa festività?
– La motivazione è molto semplice, e ci riporta indietro nel tempo di molti anni, a più di mezzo secolo fa, quando, alle celebrazioni religiose in onore di santa Rita da Cascia si associò per la prima volta la sagra del mogliatiello. In quegli anni mia madre, Concettina Iandolo, era un’esponente del comitato festa in onore della santa e scelse di realizzare una sagra del mogliatiello proprio a cavallo tra il 22 maggio (data della commemorazione di S. Rita da Cascia) e la domenica successiva.
Da allora, prima mia madre, e poi io, abbiamo sempre portato avanti questa tradizione, la quale, bisogna dirlo, da un paio di anni è sempre stata accompagnata dalla pioggia. Mi piace pensare che sia opera di mia madre, che da lassù guarda con orgoglio questa manifestazione tanto voluta da lei, che si lascia scappare ogni tanto qualche lacrima, dovuta all’emozione.
4. Esiste un periodo in cui si preferisce gustare il mogliatiello?
– No, questo piatto si può dire che è sempre buono, in tutte le stagioni e in tutti i giorni della settimana. Unica raccomandazione: è meglio guastarlo in famiglia, tutti insieme, tra gli abbracci, le risate e le cosidette scarpette.
Ringrazio e saluto con grande affetto la signora Carmela Sica per avermi dato la possibilità di farle questa intervista.
Adesso però vado, se no i mogliatielli si freddano.
Salve a tutti! Mi presento: il mio nome è Francesco e ho 18 anni; da sempre mi definisco (e mi definiscono) altruista, positivo e determinato (e anche logorroico). Sono uno studente del quinto anno del liceo classico “Publio Virgilio Marone” di Avellino e ho una grande passione per il teatro e la fotografia. Nel 2019 sono stato uno dei rifondatori del Forum comunale dei giovani di Lapio, del quale sono segretario. Amo la mia terra, che porto sempre nel cuore e che cerco giorno dopo giorno di valorizzare; ho scelto di prendere parte a questo progetto per mettere in evidenza il piccolo angolo di mondo nel quale vivo: Lapio, un paese le cui mura hanno tante storie da raccontare. Pronti a conoscere queste storie? Iniziamo…
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Ciao Francesco….
Vorrei avere cortesemente maggiori info sulla sagra del mogliatiello del prossimo 22 maggio.
Esiste già un programma dell’evento ?
Grazie fin d’ora.