Il riassunto introduttivo di questo pezzo è molto difficile da fare. Questa volta non parlerò di monumenti, strati geologici o rituali rurali. No. Parlerò semplicemente degli aspetti che si celano nell’altra faccia della medaglia del vivere in Irpinia.
Passeggiando in solitaria...
Scrivo questo articolo a tarda notte, nel silenzio tipico di queste ore. Un silenzio che mi ricorda molto Morra. Un articolo diverso dagli altri ma che sento l’esigenza di scrivere.
Raccontare un paese impone spesso delle scelte positiviste: far vedere sempre la parte migliore. Ma la missione di questo blog è raccontare i paesi per quello che sono, attraverso i nostri occhi, e questi impone, da parte mia, un atto di sincerità nei vostri confronti partendo da un dato: vivere a Morra, o in Irpinia, non è facile. È duro, difficile, per alcuni purtroppo impossibile. Le motivazioni? Tante, e non starò qui a fare un elenco.
Questa malattia che incancrenisce un po’ tutta la «spina dorsale» dell’Italia ha sintomi comuni, uno su tutti è l’emigrazione. Persino io che scrivo sono stato colpito da questo «morbo», che mi ha costretto, per lavoro, a stare lontano dal posto che amo, e che odio. Proprio come diceva Catullo: «Odi et amo». Si potrebbe riassumere così il sentimento che provo per Morra: amore viscerale perché ogni singolo centimetro di quel paese mi fa sentire a casa, mi racconta una storia, mi ricorda un avvenimento. Odio perché ti risucchia, ti chiude nella sua bolla, e non ti permette di viverci.
Morra (nominerò solo questo ma potreste cambiare nome con qualsiasi altro paese delle cosiddette «zone interne») ha due anime: quella estiva, diurna, apollinea. Quella dell’agosto super occupato, degli eventi, delle sagre, delle feste, dei matrimoni e dei battezzi. Ma c’è anche l’altra faccia ed è giusto che, per affrontare questo viaggio, chi mi legge lo sappia. È la faccia notturna, buia. Quella del lungo inverno, delle strade deserte, delle case vuote, dei vicoli spenti, dei bar chiusi. Spesso rispondo a chi mi dice «vorrei vivere a Morra» che questa frase andrebbe detta un 3 febbraio qualunque, magari a tarda sera, passeggiando per le strade e guardandosi intorno. La mia, però, non è una critica, qui si sta parlando di constatazioni fatte vivendo un luogo per anni. Io ho poi accettato con consapevolezza il fatto che, in qualsiasi veste mi si presenti, avrò sempre gli occhi dell’innamorato per Morra, che cerca in qualunque modo di giustificare la propria amata. Anche per questo sono qui a scrivere, invece di dormire, questa specie di lettera.
Guardando la foto che ho messo come copertina di questo articolo, ho in mente una sera, quando, non riuscendo a dormire, iniziai a passeggiare per le strade del paese.
La sensazione notturna di Morra è particolare, soprattutto in inverno. Il silenzio è rotto da folate di vento, e da qualche gatto alla ricerca di cibo nei bidoni della spazzatura. In lontananza ululati di cani riecheggiano e tra i boschi si avvertono strani rumori che i più sensibili potrebbero scambiare per versi di strani mostri notturni, ma che i razionali addurranno a cinghiali che raspano con i loro nasi alla ricerca di radici. L’atmosfera è ferma, dominata da un silenzio spesso ovattato dalla neve. Il panorama che chi si troverebbe davanti chi si trovasse a percorrere le vie del centro sarebbe quello di un paese deserto, o almeno questo si sarebbe invogliati a pensare. Il fascino romantico ed a tratti gotico potrebbe conquistare i forestieri ma la peggio l’avrà chi, magari, percorrendolo può ricordare come questa o quella casa un tempo fosse abitata.
È questo che bisogna sapere, per intraprendere questo cammino: i morresi sono gente un po’ triste, ma non ve lo daranno mai troppo a vedere. Ma l’abitare un paese come questo presuppone tante cose, anche un lato, per così dire, meno «turistico».
Non bisogna, però, lasciarsi spaventare: come per ogni cosa, dopo un po’ ci si abitua ed anzi, si inizia in qualche modo ad apprezzare queste sfaccettature, ma non tutte. Alcune non si accettano mai perché sono fondate su dati inesorabili che condannano Morra ed altri luoghi ad un inesorabile declino demografico.
Quindi passeggiare per le vie di Morra e dell’Irpinia vi porterà a percorrere un viaggio anche dentro voi stessi, ed alla fine, come per ogni cosa, il percorso vedrà dei luoghi belli, ed altri un po’ meno, ma non per questo non meritevoli di essere visti e raccontati.
E Morra è proprio così: un luogo che va conosciuto sotto ogni aspetto, anche quello forse meno affascinante che ci fa capire che vivere un paese è anche il cercare, ogni giorno, di sopravvivere al paese stesso.
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