Una nuova idea di 2020

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Una nuova idea di 2020

Il 2020 sarà un anno indimenticabile. Questo è certo.

È l’anno in cui la vita scontata spesso offuscata e macchinosa di ognuno si è bloccata e l’innesto dei giorni è diventato più lento, quasi eterno.

Di realtà se ne parla quotidianamente ovunque, dai social ai media, dai palazzi dei potenti ai palazzi dei popoli, dalle scuole virtuali alle piazze. Opinioni variegate, contrastanti, alcune argomentate più o meno sufficientemente altre più consapevoli, studiate e pragmatiche.

Di certo esprimere un’idea sul momento storico, politico ed economico è cosa necessaria, giusta e meritevole, ma oggi vorremmo soltanto offrire a voi lettori uno sguardo diverso sul tema, una visione più “leggera”, non per incoscienza né per indifferenza, raccontando non del nostro paese, ma dell’animo di chi lo vive , anche quello dei più giovani.

La leggerezza nel 2020​

Considerazioni di una giovane ventenne

Se fra dieci anni mi dovessero chiedere come ho vissuto e cosa mi ha lasciato il 2020, credo che risponderei con “mi ha lasciato un motivo”.

Un motivo. Pensateci. Quale anno, più di tutti, vi ha fortificati così tanto? Quale, tra i pochi o gli innumerevoli anni di vita, vi ha colpiti così intensamente? Sicuramente vi starete chiedendo se lo stare in casa per mesi, l’ansia del lavoro, la paura del contagio, la libertà tolta sia vita. Ma proviamo a guardare il mondo sottosopra: se quella vissuta prima non lo fosse mai stata?

In quei mesi di solitudine con se stessi chi non ha mai pensato che avrebbe, in passato, potuto fare di più, che avrebbe dovuto lottare di più, che avrebbe dovuto essere più sincero, più felice? Chi, durante quelle ore interminabili, non si è mai fermato più del solito a guardare fuori e a pensare a quanto fosse bello il proprio paese, sperando di poterlo nuovamente riaccendere di storie, di incontri, di abitudini?

Tutti noi, in un modo o in un altro, abbiamo cavalcato i nostri problemi, i nostri disagi e per un attimo tutto è sembrato affievolirsi in un lontano passato, come se quel tempo fermo, quei giorni eterni, fossero stati un po’ come un ponte tra la vita e la morte.

videochiamata fra amici
Post seduta di Laurea al tempo del covid.

Paure,riflessioni e consapevolezze nuove

Quanta paura ho avuto in quei giorni. Sapete, avere 20 anni di questi tempi non è poi così semplice: continuiamo a gestire gli impegni, a studiare, a lavorare, a dare il massimo, ma siamo distanti anni luce dai tempi della serenità; questo è un anno in cui il peso del futuro tende a schiacciare ogni flusso di pensiero positivo, ogni gioia nel superare un ostacolo si minimizza se la si paragona alla paura del non conoscere. Avere 20 anni nel 2020 significa crescere un po’ da soli, sentirsi un po’ più inermi dinanzi a questo mondo che avremmo voluto fosse migliore.

Quante riflessioni fatte in quei giorni. Ed oggi, mentre scrivo. Avrei potuto affrontare qualsiasi altro tema, o parlare del Coronavirus approfondendo l’argomento con richiami vari tra scienza, sociologia ed economia. Ho 20 anni, sì, ma sarei stata in grado di farlo. Perché a 20 anni si è piccoli al mondo, ma non sprovveduti. E a 20 anni c’è bisogno di essere compresi, di essere “visti”, di non essere lasciati indietro. Perché i 20enni non sono solo e non sono tutti quelli delle “movide” estive, quelli dell’irresponsabilità.

Eppure ho scelto di dire la mia, perché a 20 anni c’è bisogno di una voce che ricordi che, nonostante il distanziamento, non siamo mai stati così vicini, oltre i silenzi c’è stato un gran rumore. Perché interiorizzare, scavare, capire qualcosa di sé non è mai inutile, è consapevolezza di voler vivere.

Ho cercato di cogliere quale fosse il legame tra il movimento di questo mondo, ora drammatico ora assurdo, e il ritmo dell’evoluzione interiore in ognuno di noi. E in un momento in cui il nostro mondo mi è sembrato opaco e condannato alla pesantezza, ho scoperto quanto fosse essenziale la leggerezza del pensiero. Spaziare con la mente, non sognare; cambiare l’approccio e la logica riflessiva degli eventi cosicché, nella lenta pietrificazione dei luoghi e delle cose, non diventi una pietra anche la nostra storia.

Ecco un motivo.

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