Non sono pochi i compositori dell’ultimo secolo che hanno avvertito il fascino della musica di Carlo Gesualdo; fra i tanti, l’impegno di maggior rilievo lo ha avuto sicuramente Igor Stravinskij che lo ha definito “un compositore tanto grande quanto inquietante”.
Igor Stravinskij e la sua formazione musicale
Pur avendo vissuto a contatto con la musica sin da piccolo, Igor Stravinsky, nato a Oranienbaum (Russia) il 17 giugno 1882, si avvicinò alla composizione solo dopo i vent’anni, quando ormai era da tempo uno studente di legge.
Nella carriera di Stravinskij possono distinguersi tre periodi stilistici.
Il primo periodo è quello russo-francese ( 1902-1920 ca.). Importante per Stravinskij fu l’incontro con il compositore Nikolaj Rimskij-Korsakov, che lo guidò fino alla propria morte, avvenuta nel 1908. Korsakov divenne un punto di riferimento imprescindibile che presentò ufficialmente il giovane Igor negli ambienti musicali più colti e raffinati del tempo. Un approfondito studio della composizione e l’appoggio di Korsakov, gli permise di elaborare ed eseguire i suoi primi lavori importanti, quali “Sinfonia in mi bemolle”, “Il fauno e la pastorella”.
Ma fu l’incontro nel 1908 con il famoso impresario Sergej Diaghilev, fondatore e direttore della Compagnia dei Balletti Russi operante a Parigi, a dare una svolta decisiva alla sua carriera. Djagilev decise di affidargli la composizione di un balletto sulla fiaba russa de “L’uccello di fuoco”, per la stagione dei Balletti Russi presentato a Parigi nel 1910 con la quale ebbe un grande successo e rese immediatamente celebre il compositore. Altre collaborazioni come “Petruska” (1911) e “Sacre du printemps”(1913), che segnarono una pietra miliare nella storia della musica contemporanea, rivelando al pubblico parigino un talento musicale straordinario.
Il secondo periodo è quello del neo-classicismo ( 1020-1950 ca.). Il musicista cercò nuovi modelli e li trovò nella tradizione europea soprattutto del Settecento prendendo come esempio Bach, Mozart, Händel senza tralasciare Monteverdi, Palestrina e Pergolesi.
Il terzo periodo è quello del serialismo (dal 1951 in poi) caratterizzato dall’avvicinamento ai maestri antichi del Medioevo e del Rinascimento. In quest’ultima fase creativa, tra i vari maestri antichi da lui studiati, Carlo Gesualdo diventò il suo autore prediletto.
Igor Stravinskij “incontra” Carlo Gesualdo
“Posso andare soltanto dove i miei appetiti musicali mi portano”; “non abdicherò mai alla regola del mio orecchio“. Con queste frasi Igor Stravinskij riassumeva il suo percorso compositivo, caratterizzato da una curiosità sonora insaziabile e da impulsi musicali rielaborati dal suo ingegno creativo.
Il primo a realizzare un approfondimento sulla musica del madrigalista vissuto tra Rinascimento e Barocco fu Glenn Watkins, professore di Storia della musica e Musicologia presso l’Università del Michigan, autore di “The Man and his music”, con la prefazione di Igor Stravinsky. Secondo quanto ci racconta Watkins :
“ Quando nel 1953 iniziai la mia ricerca su Gesualdo, non esisteva ancora una completa edizione della sua opera e solo una marginale ricerca d’archivio era stata intrapresa. Da allora, a entrambe le condizioni è stato posto rimedio ed ho avuto il privilegio di essere testimone del constante aumento di interesse in tutto il mondo per la musica di questo straordinario compositore.[…] Mentre la mia ricerca negli ultimi lustri si spostava sempre più verso la musica del ventesimo secolo, ero costretto tuttavia a constatare che non potevo sfuggire al fascino del Principe di Venosa.”
È solo con Igor Stravinsky che iniziò una vera e propria rivalutazione della figura di Carlo Gesualdo, con il suo studio da parte di altri importanti personaggi del mondo della cultura, della musica e della letteratura.
Prezioso fu lo stesso incontro del compositore russo con Watkins. Era il 1960 quando i due si conobbero, proprio nell’anno del “Monumentum pro Gesualdo ad CD annum”, il progetto di “traduzioni strumentali” dei madrigali del Principe di Venosa messo a punto nel lavoro stravinskiano.
L’impegno di Stravinskij per Gesualdo, che presto si trasformò in ammirazione ed amore, comprende cinque anni dal 1956 al 1960. Più che il principe, fu il musicista ad attirare il compositore russo; egli, infatti, fu affascinato dalla produzione di Madrigali profani e musica sacra che veniva solo allora riscoperta come uno dei punti di arrivo più originali e geniali della plurisecolare storia della polifonia.
Le opere di Gesualdo si distinsero, in modo particolare, per il cromatismo esasperato, per le audaci successioni di accordi, per gli ampi e imprevedibili salti della scrittura melodica: uno stile personalissimo, che non aveva eguali all’epoca, e che dava alla sua musica un’espressività tormentata, contorta, angosciata.
Fin dal 1954 Stravinskij ebbe l’idea di realizzare una composizione traducendo strumentalmente delle opere vocali quali i madrigali di Gesualdo da Venosa; il progetto fu sul momento accantonato poiché il compositore pensava che il carattere prettamente vocale di quei brani difficilmente si sarebbe potuto trasformare in ambito strumentale.
Nel luglio del 1956, durante una vacanza italiana, egli si recò nel piccolo borgo irpino di Gesualdo in compagnia della moglie Vera, di Robert Craft (direttore d’orchestra e scrittore, nonché suo collaboratore) e di Adriana Panni, per visitare la dimora del Principe madrigalista. Egli raccontò di essere rimasto deluso e amareggiato dallo stato in cui versava il Castello “ diventato residenza di qualche gallina,una giovenca o una capra che pascolava e di una popolazione, che annoverava, un numero enorme di bambini[…]”. Inoltre nessuno sembrava conoscere il grande madrigalista del ‘600 e i fasti della sua corte diventata un vero e proprio cenacolo:
“Naturalmente, nessuno del luogo aveva mai sentito nominare il Principe di Venosa e le sue gesta e così, per spiegare il nostro desiderio di visitare il Castello dovemmo raccontare per sommi capi, almeno ad alcuni di loro la sinistra storia del Principe medesimo.” E continua dicendo: “Se non fosse stato per lo stemma sopra l’ingresso, il Castello era anonimo.[…]Ed era difficile immaginare lo stato elevato di cultura musicale che una volta fiorì su questa collina abbandonata, i cantanti, i musicisti, i coristi della chiesa, e non ultimo il grande compositore, anche se emotivamente squilibrato, i cui ultimi libri dei madrigali erano stati stampati qui”.
Nonostante questo Stravinskij vi ritornò nel 1959 prima di visitare la tomba del principe a Napoli.
L’interesse che il musicista venosino suscitò in Stravinskij portò quest’ultimo, tra il 1956 e il 1959, a completare una delle Sacrae cantiones a sette voci, Illumina Nos, aggiungendovi le due voci mancanti. Nel 1959 il compositore scrisse anche le parti mancanti di altri due brani della raccolta, il secondo e il dodicesimo, pubblicando questo suo lavoro con il titolo Tres Sacrae Cantiones by Carlo Gesualdo di Venosa completed by Igor Stravinskij.
Nel completare questi pezzi sacri, Stravinskij ha aggiunto alcune dissonanze, giustificate senza dubbio dallo stile di Gesualdo, ma i suoi interventi non rispondono a criteri prettamente filologici, come ci conferma: “Le mie parti non sono un tentativo di ricostruzione. Vi sono dentro io quanto Gesualdo“.
Igor Stravinskij e il Monumentum Pro Gesualdo ad CD Annum
Igor Stravinskij riprese il suo vecchio progetto e cercò i brani adatti suonando e risuonando la musica sacra e i madrigali di Gesualdo fino a che non trovò tre pezzi che potevano essere trasformati da vocali in strumentali. La scelta cadde sul XIII° e il XIV° madrigale del V° libro e il II° madrigale del VI° libro, gli unici, secondo lui, che potessero essere trasformati da vocali a strumentali. Una volta trovati i tre madrigali, i problemi principali consistevano nello scegliere il registro adatto degli strumenti e studiare la differenza dei timbri fra le voci e gli strumenti stessi; anche il ritmo caratterizzante i madrigali era un problema da affrontare e Stravinskij decise né di modificarlo né di svilupparlo. Il timbro degli strumenti a fiato, in particolare gli ottoni, hanno trasformato il carattere dei lavori di Gesualdo facendoli diventare canzoni strumentali.
Così nacque, nel 1960, il “Monumentum Pro Gesualdo ad CD Annum” per orchestra sinfonica, un omaggio a colui che fu considerato, dallo stesso Stravinskij, un fondamentale precursore della musica novecentesca. I tre madrigali furono riscritti dal compositore russo in commemorazione del quarto centenario della nascita del musicista italiano pensando che Carlo Gesualdo fosse nato nel 1560. Stravinskij terminò l’opera nel mese di marzo e la prima esecuzione avvenne a Venezia a Palazzo Ducale il 27 settembre 1960.
Ottenne grande fama come pianista e direttore d’orchestra, dirigendo spesso le prime delle sue composizioni. Scrisse anche saggi di filosofia musicale, in alcuni dei quali spiegava la sua visione della musica intesa come suprema arte dinamica che non può essere mai rinchiusa in canoni prestabiliti. Scrisse anche un saggio teorico che racchiude una serie di conferenze tenute presso l’Università di Harvard nell’anno accademico del 1940 intitolato Poetica della musica, in cui viene affrontata la genesi di un’opera musicale facendo riferimento anche alla storia della musica russa.
Fra i vari concetti espressi sicuramente la frase “la musica è incapace di esprimere niente altro che se stessa” è la più famosa e rappresentativa di Stravinskij, che si rifà allo slogan francese ottocentesco “l’art pour l’art”, conosciuto anche come “Art for art’s sake” nella variante inglese.
Morì ad Hollywood nel 1971. Tenendo fede alle sue volontà, la tomba si trova vicino a quella del suo collaboratore di vecchia data, Djagilev, a Venezia nell’isola di San Michele. La sua musica ha influenzato altri compositori sia durante che dopo la sua vita. Fu sistemata una stella a suo nome al numero 6340 di Hollywood Boulevard, sulla Hollywood Walk of Fame.
Autrici: Dora Nocera e Fiorella Nocera
Fonti: Stravinskij&Gesualdo – G. Finno. Carlo Gesualdo da Venosa per una biografia – A. Cogliano. Tormenti, tenebre, visioni: bios athanatos. Carlo Gesualdo principe di Venosa (1566-1613)- R. Brancati. Il Madrigale, Carlo Gesualdo l’uomo, l’artista – periodico culutruale monografico
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