Cielo su morra

Il cielo su Morra

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Cielo su morra
Foto di Antonio Maraia

Ci sono momenti nei quali senti l’esigenza interna di versare su inchiostro ciò che la Natura ti chiede e ti mostra. A tale esigenza difficilmente ci si può sottrarre quando una forza sconosciuta ti prende alla sprovvista e ti guida in un flusso di coscienza senza freni. Così nasce questa poesia.

Tuono e fulmine

L’attimo va colto
sotto ogni forma.
Alla fine il tempo non è altro
che un insieme di attimi,
infinitamente piccoli.
Ma il totale è più
della somma delle sue parti.
Così anche uno squarcio di cielo
in uno scorcio di vita
fermato nel suo istante,
rappresenta più dell’attimo
mero in sé.
È forza catalizzatrice,
è ricordo,
è racconto,
è casa,
è deserto.
Ha mille anni,
o pochi secondi.
Dura un secolo,
o un centesimo di secondo.
È la quiete prima della tempesta
e la fine della festa
segnata dai tre botti
per san Rocco,
san Gerardo,
il divino Pietro
e pure Paolo,
per la Terra,
per il re,
il duca,
il messere
e pure la giovenca.
La colata di elettricità
che si imprigiona in lontananza
e si imprime in momento
dagherrotipo di stupore
e meraviglia:
è lampo.
È tuono.
È forza della natura.
È Morra la solitaria,
la misantropa,
la matrigna,
la famiglia ,
lo scompiglio,
il castello,
il monumento,
lo repetamiento,
il canarino,
e giù fino al casino.
 
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