Fonte battesimale a immersione Ariano Irpino

Il fonte battesimale a immersione della Cattedrale di Ariano

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Fonte battesimale a immersione Ariano Irpino
Fonte battesimale a immersione - Foto Giuseppe Perrina

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Quest’oggi vi parlerò della testimonianza più antica della cristianità arianese giunta ai nostri giorni; un fonte battesimale a immersione trasferito in Cattedrale nel 1070 da un battistero probabilmente presente nel sito sannitico-romano di Aequum Tuticum.

L’iscrizione

La vasca rettangolare, priva di elementi decorativi, reca scolpita la seguente scritta (di seguito tradotta):

“Questo sacro fonte qui per la pratica del battesimo a questa sacra aula fece trasferire il vescovo Mainardo, nato a Poitiers, discendente da illustri genitori portandolo dalla chiesa dell’Almo Martire Ermolao soccorrendolo l’impegno pietoso di nobili cittadini che sottoponendo il collo sotto i gioghi quasi a mo’ di buoi trascinarono questo fonte sotto l’amore della Nostra (Protettr.) Maria. Nell’anno del Signore 1070”.

Fonte battesimale ad immersione Ariano Irpino
Iscrizione - Foto Giuseppe Perrina

Mainardus

La diocesi di Ariano è per la prima volta documentata nella bolla di papa Giovanni XIII del 26 maggio 969, nella quale sono elencate le possibili sedi suffraganee del nuovo arcivescovo di Benevento. La documentazione superstite purtroppo non ci consente di stabilire con precisione quando sia stata effettivamente fondata la diocesi arianese. Il primo vescovo di Ariano, di cui si conosce il nome, è Bonifacio. Nella cronotassi vescovile arianese Mainardo, originario di Poitiers, è il successore di Bonifacio ed esercitò il suo ministero dal 1069 al 1080.

Martiris Hermolai

L’iscrizione attesta la presenza di un battistero e l’esistenza di un culto dedicato al santo martire Ermolao di Nicodemia, in Bitinia, che fu decapitato nel 305 sotto Galerio Massimiano. A Venezia, nella chiesa di S. Simeone Maggiore, furono traslate le sue reliquie.

Dettaglio Hermolai
Al centro "Hermolai" - Foto Giuseppe Perrina

 A Benevento, nella Cattedrale, si troverebbero altre reliquie del santo e fino al 1949 si svolgeva la sua festa il 7 febbraio. Nel Santuario di Montevergine si conserva la memoria del santo. La sua
venerazione nella zona è attestata dalla presenza di una chiesa di
S.Ermolao nel comune di Mirabella, donata all’abbazia di Cava dal
vescovo di Frigento nel 1114. Infine di Sant’Ermolao non si conserva
alcuna memoria negli antichi titoli delle chiese della città di Ariano.

Un’ipotesi sulla provenienza del fonte

L’insediamento di Ariano sorse, tra la fine del VI secolo e gli inizi del VII secolo, per necessità difensive e per offrire protezione agli abitanti di Aequum Tuticum (10 km a nord di Ariano) e delle vallate circostanti. Quest’ultimo sito perse nel tempo d’importanza e gli abitanti che restarono si raccolsero in un casale denominato Ianiensis (citato per la prima volta nel 755) e successivamente denominato Sant’Eleuterio (citato per la prima volta nel 988); l’area di Aequum Tuticum corrisponde grosso modo all’odierna contrada Sant’Eleuterio. Il toponimo del casale nacque dalla presenza di una chiesa eretta in onore del Santo greco. Così come Sant’Eleuterio anche Sant’Ermolao ha origine greca e la venerazione di entrambi testimonierebbe l’influenza in loco dei culti orientali dovuti all’influsso dei bizantini che cercarono di imporre nelle terre conquistate i loro riti. A tal proposito è bene ricordare che l’insediamento fortificato di Ariano rappresentò per i longobardi un baluardo difensivo alla penetrazione politico-militare e religiosa dei bizantini provenienti dall’Apulia. Per concludere, la venerazione di Sant’Eleuterio ad Aecae (Troia), ove è compatrono, e la venerazione di Sant’Ermolao a Benevento, ove si conservano delle reliquie, testimonierebbe il ruolo di collegamento svolto dalla via Traiana con alcuni centri religiosi. Alla presenza in loco di una chiesa dedicata a Sant’Eleuterio non può escludersi la presenza di un battistero e una chiesa di Sant’Ermolao, in rovina nell’XI secolo (in particolare nel 1070, anno del trasferimento del fonte in Cattedrale).

I caratteri

Tommaso Vitale, nella “Storia della città di Ariano e sua Diocesi” del 1794, afferma che i caratteri dell’iscrizione fossero “longobardici” ma tale ipotesi è stata smentita dal paleografo prof. Elio Galasso che li ha ricondotti a quelli capitali di epoca normanna. L’iscrizione termina con una data segnata in numeri arabi, i quali però iniziarono ad esser utilizzati in Italia solo a partire dal XIII secolo.

L’aggiunta posteriore della data

L’invenzione del nuovo sistema di numerazione viene dall’India; furono gli arabi a svilupparlo e, attraverso la Spagna, a diffonderlo in tutta Europa: la più antica attestazione è per l’appunto in un manoscritto spagnolo del 976. In Italia il sistema di numerazione posizionale araba arrivò all’inizio del XIII secolo grazie a Leonardo Fibonacci da Pisa (1170 circa – 1245). Il mercante per ragioni professionali incontrò alcuni colleghi di lingua araba a Bugia presso Algeri, dove il padre era impiegato in dogana, e qui apprese il sistema di conto. Tornato in patria nel 1202 tradusse il nuovo metodo in un trattato, il Liber abbaci.

Detto ciò bisogna pensare a un’aggiunta della data sul fonte in tempi lontani rispetto ai fatti descritti nell’iscrizione, probabilmente in una fase nella quale erano ancora ben documentate le vicende del primo secolo di vita della Cattedrale.

Dettaglio AD1070
A.D. 1070 - Foto Giuseppe Perrina

Anno Domini

Nel testo dell’iscrizione troviamo la dicitura A.D. (Anno del Signore) e siccome la incontreremo spesso nei nostri futuri articoli che avranno un taglio storico colgo l’occasione per raccontarvi quando si cominciarono a contare gli anni dalla nascita di Cristo. Fu il monaco Dionigi il Piccolo, vissuto nel VI secolo, che si preoccupò di stabilire la data di nascita del Redentore. Dionigi utilizzò come fonte cronologica i passi del Vangelo di Luca (1,5)(2,1-2) e Matteo (2,1-2) e stabilì la data di nascita di Cristo al 25 dicembre 753 dalla fondazione di Roma. Il sistema di Dionigi fu adottato molto lentamente; si può dire diffuso solo nel IX secolo (al tempo di Carlo Magno). La datazione della nascita di Cristo si è imposta in tutto il mondo, indipendentemente dalla religione praticata. Ad oggi gli storici concordano nel ritenere che Cristo nacque cinque o sei anni in anticipo rispetto ai calcoli del monaco medievale.

Grazie per l’attenzione. Il mio prossimo articolo uscirà il 23 marzo e sarà dedicato ai festeggiamenti di Sant’Ottone Frangipane, patrono della città di Ariano e della Diocesi di Ariano – Lacedonia. A presto!

C. De Padua – Ariano storia e assetto urbano, M. Ciano – La Cattedrale di Ariano, L. Albanese – Aequum Tuticum e la contrada S. Eleuterio di Ariano Irpino.

 

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