Nessun orizzonte 2020

Impressioni di settembre… un po’ inoltrato

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Nessun orizzonte 2020
Foto di Rocco Savino

“Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa”. Potrei citare molte penne più autorevoli alle prese con il blocco dello scrittore, eppure Ligabue ha colto nel segno. Ho letteralmente perso le parole, da tempo cerco invano tra le lenzuola, tra la polvere che ricopre vecchi libri, nelle pietre di questo vecchio borgo e nei visi di persone che sembrano automi.

Tutti ad elencare numeri, come robot troppo stanchi di parlare un linguaggio umano, tutti a puntare il dito contro infiniti colpevoli, come se davvero possa esserci una colpa. Sia bardati di mascherina all’aria aperta, sia chiusi nella propria stanza tutti alle prese con lo “scorrimento verticale”.  La realtà nascosta dietro uno schermo e verità luccicanti come pirite trasmesse con urla e rimproveri.

La mia Irpinia non viene risparmiata dall’ondata mediatica della paura e dalla repressione della vita, in questo Autunno mai stato così rosso.

I colori di questo autunno

Ho sempre identificato i periodi dell’anno attraverso i colori, questi mesi sapevano d’ arancione più di ogni altra cosa al mondo. Tra le zucche di Halloween, bandite già in anticipo dal nostro sommo presidente, i cachi al sapor di paradiso e le foglie che abbandonano gli alberi solo per dar gioia ai bambini, questa stagione è sempre stata dolce ed acre come un mandarino.

Vigna
Foto di Rocco Savino

Quest’anno però il colore che più sento vicino è il rosso. E non rosso di vendemmia o di camini accesi, bensì rosso come la curva dei contagi che si alza, rosso come il sangue degli operatori sanitari che continuano a lottare tra zone rosse in aumento e vita che scappa via, inesorabile.

Gli odori di questo autunno

Lo ammetto, amo l’Autunno ed ancor di più il profumo dei camini accesi, della legna che arde e riscalda mani e cuori. “E per le vie del borgo” intonerebbe G. Carducci, poesia sempre vivida nei miei ricordi circolari, strofe che appartengono alla nostra terra come il sapore di quel bacio, ormai sbiadito, ci apparterrà per sempre.

Eppure “l’aspro odor di vini” è ormai solo un sogno, sostituito dalla solida realtà dell’aspro odor di disinfettante, e gli animi non hanno più di che rallegrarsi senza nettare né calore, senza bar e senza persone.

L'Irpinia di questo autunno

La nostra Irpinia ha sempre ritrovato sé stessa in Autunno, nei suoi lenti ritmi vitali fatti di raccolta e spremitura, pieni di addii ma ricchi di vita. Quest’ anno però, la raccolta delle olive sarà di difficile gestione ed i pranzi in famiglia una seria preoccupazione per ognuno di noi. Ripenso a mio nonno, una vita dedicata al frantoio ed alla famiglia, a suo figlio emigrante in America, che mai ho sentito così lontano. Come potrei evitare una cena con più di 2 parenti, come potrei scegliere chi può contagiarmi se in questo mondo i pesci sono gli animali meno sani?

Siamo tutti malati e la cronicità della malattia sta nell’ allontanamento dei valori, nell’ odio che dilaga, nel malcontento tramutato in rabbia e violenza.  Ci stiamo dividendo, ci stanno incattivendo in questo velato isolamento dove riabbracciare tuo fratello potrebbe farti divenire “untore”, dove un animale sociale verrà definito sobillatore, e questa penna sarà giudicata sovversiva ed incosciente. 

L'arrossire delle foglie
Foto di Rocco Savino

Mi chiedo, tra le mille digressioni ed i pochi argomenti trattati, dove sia finita la mia amata Irpinia, fatta di Peroni e santi patroni, di vita ed aria pulita, di anziani pronti a dibattere sul perché dell’usura dei tuoi jeans, di bambini entusiasti nei corridoi aspettando il “dolcetto o scherzetto?”, di ragazzi pronti a raccoglier legna aspettando il momento dei falò, siano essi votivi o folcloristici.

Dov’ è finito l’amore e la solidarietà verso il prossimo, dove sono finite le morali di ognuno di noi?

Naufraghiamo in un crescente mare di numeri e paura e, proprio come sulla zattera della  “Meduse” (Famoso il dipinto di Gericault), attendiamo sia il nostro vicino il primo ad affondare e noi, superstiti per ancora pochi istanti, i primi a giudicare.

La zattera di Medusa
La zattera di Medusa - Olio su tela di T. Géricault

Le “impressioni” di un giovane di Gesualdo rinchiuso nell’autunno “pandemico” irpino.

Autore Giovanni Nitti

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