Fin qui il viaggio effettivamente non è mai iniziato del tutto: la descrizione reale si è fermata ad un piano puramente generale. da questo momento vorrei iniziare a portarvi all’interno i Morra, strada per strada. Per farlo mi servirò di una divisione temporale presa in prestito dal mio libro preferito, facendo impersonare a voi il turista che si presenti in paese per la prima volta.
Primo giorno - ora terza: dove si arriva in paese e si viene accolti da un "vecchietto addormentato"
“Dunque una costa in pendio avvallata è Morra. Ed è tutto un bel vedere, posto tra due valloni”. Così descrive Morra Francesco de Sanctis, ed effettivamente una descrizione migliore non ci potrebbe essere. Ci sono due strade principali per entrarvi: una, quella proveniente da sud, attraversa parte della campagna del paese, tagliando a metà quella zona chiamata Santa Lucia, lasciandosi alle spalle l’area industriale e salendo in maniera lenta e tortuosa verso l’ingresso del paese. Questa è, per così dire, la via commerciale, quella che dà verso gli sbocchi di comunicazione maggiore, come l’Ofantina, e che anche in passato vedeva le maggiori rotte mercantili passare proprio a valle dove, per sottolineare ancor di più la vocazione di questa parte, passa anche la tratta ferroviaria dell’Avellino-Rocchetta, con la stazione di Morra Scalo a presidiare quello che, un tempo, era luogo di partenze ed arrivi soprattutto dei molti migranti partiti per la Svizzera.
Diverso, invece, il panorama di chi entra dall’altra parte del paese. Quella a Nord è una via che attraversa boschi di castagno e, costeggiando foreste incontaminate, per lunghi tratti non presenta alcuna abitazione. Non è raro, infatti, a chi provenisse dalla vicina Guardia, di passare questo tratto di strada ed attraversare punti dove non c’è visibilità di paesi e la vista si staglia solo su lunghe fila di castagneti secolari. Ma non solo la flora: volpi, tassi, faine ed il re dei boschi, il cinghiale, fanno spesso capolinea attraversando la strada, soprattutto nelle ore notturne. È questa la via di collegamento tra antichi paesi, strada chiamata “nuova”, ma che in realtà percorre in parte quelli che dovevano essere antichi tratturi di collegamento tra comuni che hanno visto la loro nascita in età longobarda. Chi si accingesse a fare questo tratto, poi, si accorgerebbe del come Morra, vista dal suo versante occidentale, si presenti col la forma che in alcuni racconti appare quella di un vecchietto addormentato.
Al contrario dell’entrata in paese dal lato meridionale, quello dal lato settentrionale è un ingresso più “graduale”, lento, che conserva non poche tracce di un passato rimasto scolpito nella pietra. Giunti in paese, al cartello di “Benvenuto”, ci si accorge di come ci sia una prima separazione di strade e del come il paese, nonostante i vivi colori, conservi un impianto urbanistico dal sapore seicentesco. Anche i monumenti non mancano e già all’ingresso, sulla sinistra, si trova la chiesetta del Carmine, splendida struttura ottocentesca che conserva al suo interno un altare e dei dipinti di pregievole fattura. Il viaggiatore, comunque, come primo luogo di ritrovo, posto da dove ogni via muove per direzioni diverse, avrebbe la piazza o, per meglio dire, la Teja, nome derivante da un’antico albero di tiglio che dominava il luogo. Qui ci si ritrova per partire, nella parte del paese che fu costruita intorno all’800. Tra tutto quello che si può oservare, l’occhio cadrà sicuramente per primo sull’edificio comunale: il complesso voluto dal sindaco Achille Molinari nel corso del XIX secolo. La facciata presenta i principali ricordi: quello dei caduti della Grande Guerra, e quello del figlio ritenuto più illustre, con un grande busto bronzeo a guardare con sguardo serio ma affettuoso chiunque si accinga ad osservare il palazzo del governo: è il volto di Francesco de Sanctis. Da questo punto si può partire per il viaggio all’interno della storia di Morra percorrendo le sue vie, le quali, per prima cosa, condurranno verso l’alto.
Il percorso “stratigrafico”, però, non segue una linea precisa: Morra ha un’impressionante stratificazione di storia e storie, il che rende impossibile delineare precisi confini cronologici tra le varie zone del paese, ma si può, tutt’al più, provare a descrivere quelle che sono state le macro-aree nelle quali è diviso Morra. Stando nella piazza comunale, troveremo verso Nord la parte costruita nel ‘900 e a Nord-Est l’Area 1, cotruita dopo il sisma dell’80. A Sud, invece, si trova San Rocco con i suoi rioni e le sue strette stradine, zona, questa, di costruzione seicentesca. ad Ovest c’è parte della porzione antica e, nella zona bassa, l’abbandonata zona enominata “Buulardi”. La parte centrale, dove sorge uno dei punti più alti, è dominata dal Palazzo Biondi-Morra, il “castello” per i morresi. È questa la parte più antica del paese abitato, nata nell’alto Medioevo, del quale conserva la posizione e parte di antiche mura ed altre piccole tracce difficili da percepire all’occhio meno esperto, ma che raccontano molto sulla storia e lo sviluppo del paese. Ma non è questa la punta più alta. La vetta che arriva più in alto è quella del Monte Calvario, posta difronte al castello, in direzione nord, alle spalle della chiesa del Carmine, la quale, per chi arriva da Nord, rappresenta la continuazione dei vari monti che si sono attraversati per giungere in paese. La misura, lì su, arriva a 911 metri di altezza, mentre il paese si aggira tra gli 800 e gli 860, metro più, metro meno.
C’è poi intorno al paese la campagna, che si estende su due lati del paese: a meridione ed a levante. Il lato a settentrione, come detto, è dominato da boschi e montagne, mentre quello a ponente presenta uno scosceso vallone, con fittissima vegetazione e privo di abitazioni e tracce umane di rilievo.
Questa è quindi la descrizione sommaria di ciò che si incontra giungendo in paese e scendendo dal proprio vecolo nella piazza principale ed da questo quello che si vede quando, accompagnati da qualche guida locale, si inizia la camminata per scoprire ogni segreto.
Prima tappa nemmeno a dirsi: ci si deve “presentare” a chi, ancora oggi, controlla tutto il circondario. Si deve dunque salire nella zona alta, direzione Palazzo dei principi e zona di nascita di illustri personaggi.
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