“La sofferenza è come una mandorla amara. Tu la butti via, credi che sia finita nella fredda terra. Invece ripassando per quel posto, dopo alcuni anni, troverai un bel mandorlo in fiore”.
Rachelina Ambrosini, giovane angelo volato presto in cielo, ha vissuto una breve vita ma di grande insegnamento per tutti noi venticanesi: l’amore assoluto verso il prossimo, la carità e la sottomissione alla parola di Dio. Nonostante le nobili origini, la sua è stata una vita all’insegna della semplicità perché per lei il denaro e la ricchezza non servono a nulla, ma quello che conta è la bontà del cuore, il cercare Gesù in ogni povero e consolando ogni sofferente.
Sulla base dei principi ereditati da Rachelina è nata la Fondazione Rachelina Ambrosini, da anni impegnata a sostegno delle popolazioni più povere, ma anche per essere vicina ai giovani che vivono in condizioni di difficoltà economiche, sociali e culturali e per avvicinarli sempre di più al volontariato. Dai cappellini per i neonati del continente africano, all’insegnamento della lingua italiana per i giovani rifugiati politici, alla raccolta di coperte per i senzatetto (…) la Fondazione porta in giro per il Mondo il messaggio di Rachelina. Rachelina, sedicenne stroncata da una brutta malattia, ancora oggi vive grazie all’impegno di tutti i volontari che quotidianamente si occupano dei più bisognosi.
Partiamo dalle... mura
Palazzo Ambrosini, edificato nel ‘600, è il luogo storicamente più rappresentativo dell’antico borgo di Campanarello. Il Palazzo nobiliare fu del marchese Rossi del Barbazzale, coniugato con Madeleine Colonna Walevski, pronipote di Napoleone I Bonaparte. Agli inizi del ‘900 fu acquistato dalle famiglie Ambrosini – Sordillo ed è stata la dimora dove ha vissuto la Venerabile Serva di Dio Rachelina Ambrosini. Presenta un bel portale, il chiostro in pietra, il meraviglioso giardino delle apparizioni con la piccola “Cappella dell’Angelo della Pace”, e la chiesetta dedicata alla “Madonna Regina degli Apostoli”. Al piano superiore è possibile visitare il Museo dedicato alla giovane studentessa Rachelina. Il palazzo è oggi sede della Fondazione Rachelina Ambrosini impegnata in progetti umanitari e opere di carità.
Le pietre di un palazzo dove si continua a fare la storia. Dalle feste di caccia del marchese Rossi del Barbazzale, nobile napoletano, coniugato a Maria Madeleine Colonna Walewsky, nipote di Napoleone Bonaparte, alle frequentazioni di Aldo Moro amico di famiglia dei genitori di Rachelina Ambrosini. Una storia di relazioni, sentimenti, affetti, apparizioni, dove sacro e profano, alimentano le pietre affacciate su una strada, la Nazionale delle Puglie, che a discapito di autostrade e mezzi più veloci, continua lentamente a fare la storia. Negli ultimi anni attraverso l’operatività della Fondazione Rachelina Ambrosini numerose sono state le visite di donne e uomini appartenenti a quel mondo che alimenta la speranza dell’Umanità che soffre.
Ambasciatori di Honduras, Filippine, Timor Est, Sud Sudan, Stati Uniti, Canada, Ucraina, Etiopia, il presidente dell’Agenzia Spaziale Europea, la presidente della Fao – Education for Rural People, il fondatore dei Medici con l’Africa Cuamm, e come non ricordare la storica visita di Sheik Musa importante religioso in Africa, che nel 2007, dopo aver fatto da Assisi un appello congiunto con Papa Benedetto XVI al mondo intero per il Darfur, veniva a ringraziarci per l’ospedale realizzato e affidato alla sua gente.
Maria Fida e Luca Moro, Maria Pia Fanfani, Gherardo Colombo, Magdi Cristiano Allam, Barbara Contini, Nicola Mancino, Franz von Lobstein, Mike Elmore Meegan, la console Lucia Memoli, padre Antonio Forte, Giovanni Micali, Generoso Picone, Vincenzo Salemme, Luca Abete, Maurizio Casagrande, Nancy e Mario Cuomo, Davide Demichelis, Massimo Nava, Paolo Rumiz, Dante Carraro, don Luigi Mazzucato, padre Alex Zanotelli e finanche Geronimo Stilton, tutti uniti in una squadra che ogni giorno si preoccupa di realizzare progetti di prevenzione e rinsaldare quell’ amicizia che ha la sua culla in questo palazzo.
Chi era Rachelina Ambrosini?
Tratto da un tema.
“Non cercare la felicità. Quaggiù non esiste, poiché l’uomo non fu creato per quaggiù. Cerca la pace, il grande dono di Dio, l’unica gioia che non si può godere nel male, l’unica gioia perfetta che è frutto del bene. Cerca la pace con lo stesso ardore col quale lo stolto cerca di godere. La troverai nella sottomissione alla volontà di Dio, nella coscienza tranquilla, nell’adempimento scrupoloso dei tuoi doveri di cristiano e di cittadino. Non chiedere soddisfazioni materiali alla vita, ne saresti deluso poiché la vita è un dovere che dà più spine che rose, a chi vuol compierlo fedelmente. Ama la vita come l’unico mezzo col quale potrai raggiungere una eterna felicità in cielo; amala come dono di Dio, stringila con affetto anche se ha la forma di una croce: quanto più sarà penosa, altrettanto ti sarà meritoria!”
Nacque alla frazione Passo dell’allora Comune di Pietradefusi, oggi Venticano (Avellino), il 2 luglio 1925, figlia unica del dottore Alberto e di Filomena Sordillo. Fu il piccolo giglio che per breve tempo donò alla terra l’incanto del suo profumo, della sua purezza. Volò a Dio nel pieno sorriso delle sue sedici primavere, ma, pur così breve, la sua vita fu ricca di esempi di cristiane virtù. Pura ed innocente come un angelo passò tra le miserie della vita, diffondendo la grazia del suo sorriso, la vivacità della sua intelligenza, la bontà del suo cuore. Prediligeva i piccoli, gli umili, i poveri cui manifestava ogni forma di carità.
Da alunna delle elementari condivideva ogni giorno il pane con i compagni più indigenti che ne erano privi. Più volte, in tenera età, disse di aver visto la Madonna e, Sant’Antonio le presagì la prematura morte. A Roma nella città eterna che ella aveva sempre sognata perché centro della Cristianità, un male breve, ma ribelle, la strappò all’amore immenso dei suoi cari dei quali erano l’unico fiore, la piccola reginetta sulla quale si fondavano le più rosee speranze. La morte che atterrisce chi non ha una fede profonda ed ardente la trovò preparata ed il piccolo candido letto fu il testimone dei suoi dolori che ella, a somiglianza del Salvatore Divino, seppe sopportare con cristiana fermezza.
La mattina del 10 marzo 1941, Rachelina, dopo aver ricevuto col fervore più intenso il suo Gesù, si addormentò in una nuvola di veli bianchi fasciata con il nastro azzurro delle figlie di Maria Immacolata che l’avevano preparata all’incontro con lo Sposo Divino. Aveva solo sedici anni. Dopo alcuni anni, per la crescente fama di Santità, l’Arcidiocesi di Benevento acconsentì alla traslazione della salma dal piccolo cimitero alla Chiesa di Santa Maria e Sant’Alessio in Venticano. L’8 aprile 1995 nel Duomo di Benevento, si è chiuso il processo Diocesano per la Canonizzazione della Serva di Dio Rachelina Ambrosini ed in Vaticano si è aperta la causa di beatificazione. Il 10 maggio 2012 il Santo Padre, Papa Benedetto XVI,ha proclamato Rachele Ambrosini Venerabile.
La mission della Fondazione
Nata nel 1973, la Fondazione Rachelina Ambrosini è una organizzazione italiana umanitaria indipendente, impegnata nella lotta alle cause della fame nel mondo, della povertà e dell’esclusione sociale. Da oltre 40 anni è al fianco delle comunità del Sud del mondo per garantire loro migliori condizioni di vita e il rispetto dei diritti fondamentali. Le competenze messe in campo sono prevalentemente di supporto diplomatico alfine di garantire la realizzazione di progetti condivisi con altre associazioni preposte alla gestione di strutture sanitarie e scolastiche.
Si sviluppano progetti tenendo conto delle esigenze e priorità delle comunità locali e si promuove lo sviluppo sostenibile e duraturo nel tempo. Viene rappresentiamo la loro voce presso i governi e le istituzioni per chiedere un cambiamento delle politiche sociali ed economiche, affinché siano rimosse le cause profonde della povertà. In Italia la Fondazione si rivolge e dialoga con i giovani attraverso progetti ed iniziative legate al mondo del volontariato, organizzando incontri di formazione e coinvolgendo gli studenti delle Scuole di ogni ordine e grado con “Le Giornate della Solidarietà e della Mondialità”.
I PROGETTI DI COOPERAZIONE ATTUALMENTE OPERATIVI:
- “La Casa degli Aquiloni” in Papua Nuova Guinea, isole di Bamoss ed Eden;
- “Un sor…riso al cioccolato” nelle Filippine, isola di Marinduque;
- “La gioia del cuore” in Honduras, villaggi di Las Flores ed El Parajso;
- “Mio fratello è africano” in Etiopia, ospedale di Wolisso,
- “Prima le mamme e i bambini” in Sud Sudan, Contea di Lui.
- “Cuciti alla vita” in India, Gunthar e Kerala.
Nei progetti dedicati alla realizzazione di Scuole, Presidi Sanitari, Centri di Accoglienza, sono coinvolti quotidianamente:
- Docenti
- Missionari
- Tecnici amministrativi
- Volontari
COLLEGAMENTI NAZIONALI/INTERNAZIONALI
La Fondazione Ambrosini opera in sinergia con i Medici con l’Africa Cuamm e dal 2011 è partner della FAO/ERP Education for Rural People.
Insignita di Medaglia della Presidenza della Repubblica con la seguente motivazione:
“per l’impegno prezioso con cui la Fondazione, onorando l’esempio di Rachelina Ambrosini, promuove, con iniziative rivolte soprattutto ai giovani, i valori di carità cristiana e di solidarietà civile in favore dei più deboli e svantaggiati”.
Un messaggio più che attuale.
Il messaggio di Rachelina è ancora attuale, soprattutto per noi giovani, che ricerchiamo nell’effimero un senso di appartenenza, dimenticando che la semplicità e l’umiltà sono i valori più importanti da perseguire.
Blogger Venticano. Ciao a tutti mi presento: sono Emanuela vivo a Venticano e ho 24 anni. Studio Giurisprudenza alla “Sapienza di Roma” e nonostante potrei essere definita ” studentessa fuori sede”, ho deciso di viaggiare costantemente tra la capitale e il mio paese, vivendo nella maggior parte del tempo a Venticano. Perchè? Perchè Venticano ha bisogno di Giovani e di forze giovanili, di ragazzi che vivono il Paese e si mobilitano per esso e per la comunità. Vi lancio una sfida, per voi è più coraggioso chi decide di restare in un piccolo Paese e di costruirsi lì proprio futuro o chi invece “emigra” verso le grandi città piene di opportunità?
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