Vette morresi

Lo sguardo si posa
su punte intrecciate
son le vette morresi
rivolte al cielo terso
di brezza e silenzio.
Tre furono scelte
da titani lontani
di origine di Terra
pietra su pietra
e nessuno oltre,
anche col solo pensiero,
può ambire all’andare
senza peccare.

La prima è del Monte
eterno dominio
di vivo legno il ventre
ed il capo di Croce
sta ritta d’inverno
e racconti di passi e di morti
e letterati gli affanni
raccontan deposti
ai piedi del colle.

Seconda è quella
del potere la vetta
dove i millenni
hanno governato gli umani
despoti o illuminati
dei destini pezzenti
il ritmo scandito
orologio eterno
di stagioni seguite,
sul podio del colle
più basso di altura
ma in cima di statura
irto per discendenza
dei Morra il nome
con i santi apostoli
affrontano il costone.

Il terzo all’occhio
celato gli fu,
di antiche genti
oscuro giaciglio,
in notti oscure
strani viandanti
alla ricerca
di tesori perduti
si apprestan’ a cercare
in fitti boschi
di antichi echi,
pianti sussurrati,
dall’aspetto celato.
Ai piedi scoscesi,
il letto si pose
di eterno sonno
il giaciglio perenne
qualcuno pose.

Ognuno esplori
la vetta prescelta,
ma mai oltre
si punti la testa:
che il destino del tracotante
è scritto nel cielo
che Icaro ne sia
testimone eterno:
che di un sogno azzardato
spesso si muore…