
Luglio 1930
Ad Aquilonia, come del resto in tutti i piccoli paesi Irpini, la maggior parte della popolazione era composta da contadini. Se per noi il mese di luglio significa divertirsi ed andare in vacanza, per i nostri avi il mese Quintale (secondo il calendario romano) era conosciuto come il mese mietitore. Difatti, in quel mese, il centro di Aquilonia era sguarnito di uomini in quanto la maggior parte di essi non alloggiava nelle solite abitazioni ma, dormivano nella masserie adiacenti ai campi che mietevano. Per i canoni dell’epoca la vita scorreva regolarmente: gli uomini in campagna mietevano i campi, le donne accudivano i bimbi e i vecchi svolgevano attività più consuete al loro status fisico. Lo spettacolo che la natura riservava alla vista era piacevole: il dorato dei campi appena mietuti contrastava il verde degli alberi in frutto, il cinguettio degli uccelli risuonava nell’aria di quell’estate che scorreva piacevole e monotona con il solito afoso ed a tratti insopportabile caldo di luglio. In quella torrida notte di mezza estate del luglio 1930, simile a tante che erano trascorse alla luce fioca della luna, nessuno immaginava che quell’apparente quiete sarebbe diventata presto tempesta.
45 interminabili secondi

Il tempo è di difficile definizione; l’unica cosa che è appurata è di quanto esso sia relativo a qualcosa. Dieci minuti di ritardo per un aereo internazionale sono pochi, un secondo di ritardo in un giro di F1 (ogni riferimento alla Ferrari di quest’anno è casuale) è un’infinità. Se prendessimo per buona l’espressione ‘quando ci si diverte il tempo passa subito’ vi lascio immaginare quanto possano essere stati infiniti ed interminabili quei 45 secondi del 23 luglio 1930.
La catastrofe

Le lancette dell’orologio segnavano l’ 1:08 di quella torrida notte quando la terra iniziò a tremare; le case, le piazze, i palazzi e le chiese vennero spazzate via come fossero di sabbia. Dalle strade si udivano urla strazianti di morte e disperazione: ‘Assit for’, ‘U Maronna mia lu trramot’, ‘Sant’ Uit’ aiutac tu’.. Fu un attimo..in quei 45 interminabili secondi il 70% degli edifici di Aquilonia venne raso al suolo e con essi la propria storia, la propria maestosità, la propria bellezza (Aquilonia e Lacedonia furono i paesi più colpiti dal terremoto). All’apice della sua forza distruttrice la scossa fece registrare il decimo grado di magnitudo della scala Mercalli. Dopo il luccicante lampo sismico seguito da un boato frastornante, il paese cadde in una sovrumana oscurità; all’alba, lo spettacolo che si presentava agli occhi degli aquilonesi era raccapricciante, sconvolgente, apocalittico.
Corpi mutilati per le strade, suppliche di aiuto disperate provenienti dalle macerie, abitazioni rase al suolo; quello che agli occhi dei miei concittadini si presentava il giorno seguente non era altro che la triste carcassa di Aquilonia. Quando si parla di vite umane spezzate, non riesco a parlare di fortuna. Nel caso di Aquilonia però, la dea bendata assistette il paese in quanto, nella sfortuna del terremoto, i morti sarebbero potuti essere molti di più, data la distruzione pressoché totale del piccolo borgo irpino, se solo l’evento catastrofico fosse capitato non nel mese della mietitura ma in un altro periodo dell’anno
I soccorsi e la ricostruzione

Dopo il Consiglio dei ministri del 29 luglio il governo fascista stanziò 100 milioni di lire per le opere di soccorso e di ricostruzione dei paesi colpiti dal sisma. Giunsero sul luogo della tragedia anche il Re Vittorio Emanuele terzo e la Duchessa d’Aosta per dare conforto alla popolazione ed appurare i danni del terrificante terremoto. A causa della devastazione di circa il 70% degli edifici e delle gravi lesioni ai restanti, venne deciso di rifondare Aquilonia a circa 2km dai luoghi colpiti dal sisma. Per gli sfollati vennero costruite in poco più di tre mesi, 91 casette asismiche: ‘le palazzine di Aquilonia’, tuttora visibili al centro del paese.
23 luglio 2020

In occasione del novantesimo anniversario del sisma, le strade del paese vecchio (luogo devastato dal terremoto) saranno il teatro di una lodevole iniziativa da parte dell’amministrazione comunale; difatti, il borgo fantasma, riprenderà vita per l’intera nottata. Alle 20 sarà celebrata la Santa Messa nella vecchia chiesa di Aquilonia per ricordare le 281 vittime del terremoto; successivamente, verrà inscenata una rappresentazione teatrale dal titolo ‘L’ultima distruzione’ ove, la compagnia teatrale ‘Moss e Muttiett’, narrerà la storia di quella triste ed infausta notte. Alle 22 sarà proiettato il docufilm del terremoto del 1930 a cura dell’Istituto Luce; infine, sarà scoperta una targa in memoria di tutte le vittime del terremoto.
Conclusioni
Non ho mai assistito ad un terremoto e nemmeno lontanamente riesco ad immaginare cosa si possa provare nel perdere tutto in un pochi attimi. Aquilonia è un piccolo paese dove ci conosciamo tutti e tutti sanno di tutto; la considero una piccola grande famiglia allargata. In quella notte del 23 luglio circa il 10% di questa piccola grande famiglia perse la vita. Quando ero piccolo, mi piaceva viaggiare indietro nel tempo con la mente; mi chiedevo cosa sarebbe successo se quel terremoto non fosse mai capitato..quanti nuovi compagni di classe avrei avuto? Quante nuove persone avrei potuto conoscere? Certo, sono degli interrogativi che quando si è piccoli e si immagina la propria vita diversa da quanto non è, sono abbastanza comuni ma, queste domande, tuttora, mi vengono in mente.
La mia risposta è che sicuramente alcune cose rispetto ad ora sarebbero cambiate, basti pensare che se non ci fosse stato il terremoto, il centro nevralgico del paese sarebbe l’attuale paese vecchio. Altre invece, come i valori di fratellanza, solidarietà e comunità che i miei avi dimostrarono dopo il terremoto e che tuttora la mia comunità vanta di avere da tempo immemore, resteranno per sempre in ogni aquilonese che si rispetti; o almeno questo è il mio auspicio.
Per non perdervi curiosità, storie e leggende riguardati il mio paese continuate a seguirmi; ci ‘vediamo’ al prossimo appuntamento!

Blogger Aquilonia.
Sono Antonio, nato e cresciuto ad Aquilonia, paese dell’Alta Irpinia.
Sono laureato in scienze politiche all’Università di Bologna, le mie passioni sono la storia, la politica e la fotografia.
Come molti di voi, sono uno studente fuori sede che ama il suo paese, il suo luogo d’appartenenza, le sue origini.
Il nostro territorio, troppo spesso sottovalutato è pieno di risorse, una su tutte siamo noi giovani e lo dico senza alcuna retorica; spetta ai giovani far conoscere e sponsorizzare i nostri paesi.
Con la speranza di fare un bel lavoro, cercherò di catapultarvi alla scoperta della storia, dei miti, delle leggende del mio paese: Aquilonia.
‘E te li senti dentro quei legami
I riti antichi e i miti del passato
E te li senti dentro come mani
Ma non comprendi più il significato’
Radici, Francesco Guccini.
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