Un luogo al limite del reale, disabitato e malinconico ma che non manca di suscitare interesse in chi lo contempla; un presepe fatto di pietre e storia dove uomini e animali vivevano in simbiosi. Ci si conosceva tutti e si viveva con dignità pur avendo poco: il “Trappeto” di Montecalvo Irpino.
Al cospetto di un presepe
Siamo in un punto panoramico del centro storico montecalvese; alla nostra destra un leone in pietra di epoca medievale ci osserva con occhi spalancati mentre di fronte a noi si presenta uno spettacolo al limite del reale. È un insieme di grotte scavate nel tufo e tante piccole case, tra cui serpeggia la vegetazione. Questa a seconda del periodo, si presenta con toni che vanno dal verde al paglierino passando per le varie sfumature di marrone senza tralasciare il rosso dei papaveri e il giallo dorato delle ginestre. Si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un habitat ideale per rappresentare la natività del Cristo, un vero e proprio presepe che in tempi neanche troppo lontani brulicava di vita.
Ci troviamo al cospetto del rione Trappeto, un antico insediamento abitativo di case-grotte dove persone e animali convivevano condividendo gli stessi spazi. Un’area di circa 40.000 mq. in cui vivevano circa 2000 persone in condizioni di vita che oggi sembrano impossibili e lontane. Basterebbe tornare per un attimo agli anni sessanta del secolo scorso per vedere quelle stradine piene di contadini con le loro zappe tra le mani, asini carichi di sacchi e fasci, galline che zampettano tra l’erba mentre gruppi di bambini festosi le inseguono. Era un mondo dove gli uomini si alzavano la mattina e cercavano di guadagnarsi la giornata lavorando nelle terre dei proprietari terrieri del paese, dove le donne andavano a prendere l’acqua alla fontana con i “varrili” mentre i più giovani della casa aiutavano gli anziani nelle faccende domestiche di tutti i giorni.
Entrando oggi in una di quelle grotte, troveremmo ancora e per certo un letto di paglia per le bestie e delle pertiche sopra le nostre teste; queste ultime servivano per appendere pezzi di lardo e salsicce, sostentamento dell’intera famiglia per un anno intero mentre le carni più pregiate venivano barattate in cambio di altri generi primari, prestazioni mediche o altro.
Gli abitanti del Trappeto oggi: i ricordi
Il termine Trappeto di derivazione greca, indica il luogo di lavorazione delle olive per ricavarne l’olio, e la presenza di uno o più frantoi in loco delineò con molta probabilità la toponomastica del posto; un insediamento composto da sette livelli di case-grotte incastonate a ridosso del paese dove la temperatura viene fortemente influenzata dalla presenza del tufo e dell’arenaria che interagendo con l’aria diventano un naturale regolatore di temperatura. Affacciandosi nelle case vuote, si ha l’impressione che tutti siano scappati via da qui in fretta e furia; non di rado si possono trovare su polverosi ripiani in legno, barattoli di vetro contenenti salsa di pomodoro o bottiglie di vino; su chiodi arrugginiti conficcati nei muri sono appese ancora giacche o cappelli mentre nei camini ceppi lignei carbonizzati giacciono da chissà quanto tempo.
Sembra che la vita sia andata via con quella stessa fretta con cui, dopo la metà del 1600, gli abitanti della vicina Corsano (allora feudo autonomo e oggi frazione di Montecalvo) si insediarono qui mentre la peste imperversava nelle terre che avevano abbandonato. Da studi certi il Trappeto è ben più longevo: si stima che la sua origine possa risalire addirittura alla preistoria.
Meta di poeti, fotografi e nostalgici
Oggi il Trappeto è metà di nostalgici, amanti del silenzio, poeti e musicisti; ci si va per scattare qualche foto o per cercare tracce di vite passate; lascia sempre colmi di stupore coloro che lo osservano e ne sentono la storia. Spesso paragonato ai più famosi Sassi di Matera, ciò può essere veritiero solo per la conformazione del luogo.
Il Trappeto di Montecalvo ha una propria identità, storia, usi e costumi, legati al territorio che ne fanno uno degli attrattori turistici più interessanti, anche se ancora poco noto e valorizzato, della provincia e della Campania. Purtroppo anche il racconto di oggi è terminato ma non temete, sto già lavorando al prossimo articolo. A presto!
Blogger Montecalvo Irpino. Giro l’Irpinia in lungo e largo da molti anni ormai: sono innamorato dei piccoli paesi, del loro silenzio. Cerco di catturarne i più intimi segreti nelle mie foto, ne scrivo sempre volentieri dopo averli visitati, vi faccio ritorno quando ne ho la possibilità in compagnia di me stesso o di persone che condividono la mia stessa visione. Sono convinto che i nostri paesi abbiano bisogno di qualcuno che si rechi da loro di tanto in tanto, come se si andasse a fare visita ad un anziano parente. Chi mi conosce mi chiama fotografo, artista, scrittore, poeta: in realtà sono solo uno dei tanti signor Nessuno che crede in questa terra e che da questa terra trae continua ispirazione. Buon viaggio in Irpinia.
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Molto interessante, verrò sicuramente a visitarlo
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