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Il nostro viaggio alla scoperta di Montefalcione continua, questa volta con la Chiesa di San Giovanni.
La Chiesa di San Giovanni
Costruita nella seconda metà del 1500, la Chiesa di S. Giovanni Battista sorgeva in una zona fuori dal centro abitato, allora noto come “il Borgo“, o”le Taverne” e vicino ad un ospedale/ostello. Sull’architrave della porta di ingresso ancora oggi è possibile vedere uno scudo con doppia banda dentata, simbolo dei Montefalcione, feudatari del posto, il che ci fa supporre che la chiesa possa essere stata edificata per loro volontà.
Nel 1928, come si evince dall’epigrafe posta sopra il portone di ingresso, il sacerdote Don Angelo Raffaele Martignetti ne curò il restauro, si narra recandosi personalmente in America per raccogliere offerte dai montefalcionesi emigrati. Fece rifare il campanile, fece decorare la chiesa arricchendola con dipinti del napoletano Raffaele Iodice, statue e uno splendido trono alla Madonna di Pompei. Il grande dipinto al centro del soffitto, rimosso a causa dei lavori che seguirono il terremoto del 1980, non fu mai più rimesso al proprio posto e si narra sia ancora oggi conservato da un fedele (“Un paese, tante chiese, un Santo” di G. Martignetti).
Don Angelo Raffaele Martignetti
Anni dopo la morte di Don Angelo Raffaele Martignetti in un registro dell’archivio parrocchiale fu rinvenuta una lettera in cui egli manifestava la volontà di essere sepolto nella chiesa per cui in vita si era tanto prodigato. Così, nel 1995, su richiesta del parroco di Montefalcione e con il consenso del Vescovo, le ossa furono trasferite dal cimitero, dove riposavano dal 1934, alla Chiesa di San Giovanni Battista, con la sola condizione che fosse apposta solo una semplice lapide marmorea col nome del defunto, mentre il monumento e la fotografia rimasero, e sono tuttora, al cimitero comunale.
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Blogger Montefalcione.
ExploreMontefalcione è un progetto nato dalla passione per la storia e le tradizioni locali e sostenuto dall’affetto verso il proprio paese di un gruppo di giovani montefalcionesi. Si è poi presto rivelato essere molto di più. La sorprendente quantità di dati, reperti ed opere la cui storia, se non del tutto dimenticata, aveva finito con l’occupare gli angoli più bui della memoria collettiva, ha reso quasi necessario un tentativo di riappropriazione e rivalutazione. Abbiamo quindi avviato questo nostro lavoro di catalogazione nella maniera che ci sembrava più appropriata: i social media. Lo scopo era semplice: raggiungere e coinvolgere quanto più possibile chiunque si sentisse parte della comunità Montefalcionese o, su più larga scala, irpina.
L’abbiamo considerata una missione personale. Una missione basata non sulla presunzione di voler insegnare, ma sul desiderio di imparare. Insieme.
Il nome la dice tutta: Explore, esplorare. Un’ esplorazione non limitata ne dallo spazio ne dal tempo, così da permetterci non solo un’analisi del territorio montefalcionese ed irpino oggi, ma un vero e proprio viaggio attraverso il passato di queste terre, riscoprendone la storia, le tradizioni e le credenze che hanno contribuito a costruirne l’identità.
ExploreMontefalcione è una promessa. Una promessa al paese, all’Irpinia e a noi stessi, perché si combatta l’oblio che rischia di inghiottire un patrimonio inestimabile e, soprattutto, insostituibile.
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