L’ Irpinia area strategica obbligatoria per la transumanza
L’ Irpinia è stata fin dall’ antichità una zona di transito obbligatoria.
Già da epoca preromana, anzi secondo autorevoli studiosi fin da epoca preistorica, veniva utilizzata, una sorta di rete viaria, che seguiva il più possibile, i percorsi naturali più agevoli, senza far ricorso ad alcuna strada lastricata come il nostro immaginario potrebbe suggerirci.
Si trattava, nella migliore delle ipotesi, di strade di terra battuta, polverose d’ estate ed estremamente fangose nei mesi invernali. Più che strade sarebbe più preciso definirle sentieri verdi, per l’abbondanza di erba.
Questi sentieri, prendono il nome di tratturi, distinti dai tratturelli, che come indica lo stesso diminutivo sono sentieri minori, bretelle, che si divaricavano dal sentiero principale verso le aree di sosta.
Il tratturo e i tratturelli si originarono dal costante calpestio di greggi e armenti guidati da pastori.
Proprio lungo i tratturi avveniva la transumanza
Che cosa si intende per transumanza ?
Per transumanza si deve intendere la migrazione e quindi il passaggio stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori lungo i tratturi.
La parola transumanza deriva dal verbo transumare, letteralmente transitare, attraversare.
Due sono i periodi della transumanza: il periodo primaverile ed il periodo autunnale.
Nel periodo primaverile i pastori conducono le greggi dalle zone di pianura verso la montagna, ricca di pascoli.
Nel periodo autunnale, le greggi vengono spostate dalla montagna, ove iniziano le prime nevicate verso le zone di pianura.
Il Tratturo Pescasseroli-Candela: itinerario di transumanza
L’ Irpinia era ed è transito dei pastori itineranti che si spostavano con le loro mandrie, lungo il tratturo Pescasseroli-Candela.
Dall’ Abruzzo alla Puglia, il tratturo penetra in Irpinia interessando sei comuni: Casalbore, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino, Grottaminarda, Villanova del Battista e Zungoli.
Definire la transumanza come una pratica rurale e pastorale risulta essere estremamente riduttivo.
Oltre ad essere, un metodo di allevamento tra i più efficienti e ed ecocompatibili, dietro la transumanza si nasconde un microcosmo, fatto di sacrifici, dedizione, amore per gli animali, rispetto del territorio.
Lo scopo del pastore è solo quello di garantire il massimo benessere al proprio gregge, ricercando il pascolo migliore.
La transumanza è espressione del più autentico e profondo connubio uomo-natura in un rapporto simbiotico. Il pastore per diversi mesi era lontano da casa, conducendo una vita eremitica, in compagnia del suo gregge e dei suoi fidati ausiliari, cani di grossa struttura, allevati metodicamente per difendere le greggi dall’ attacco di lupi o altri predatori.
L’ iconografia ci presenta maestosi cani, molossoidi, con pelo lungo, di manto perlopiù bianco candido, come il vello delle pecore, che recano al collo un accessorio molto antico “lu vreccal “, il vreccale, ancora oggi in uso.
Si tratta di un collare con aculei di ferro molto appuntiti, per proteggere i cani dalle incursioni repentine dei lupi
Casalbore, stazione di transumanza
La traversata delle greggi prevedeva delle tappe. Usualmente si percorrevano venti km al giorno.
Casalbore, disponendo di varie fonti d´acqua perenne, era tappa privilegiata per abbeverare le greggi, prima di giungere a Candela.
Proprio a Casalbore vi era un pianoro definito “quadrone” che comprendeva due spazi distinti: un primo spazio, destinato allo stazionamento degli animali e un altro spazio, utilizzato per la mungitura e la lavorazione del latte.
La tradizione vuole che i pastori rimborsassero i proprietari dei fondi con la lana delle pecore. Prima di essere tosate le
pecore venivano lavate nel Miscano, in una zona, ove sorge un ponte chiamato Bagnaturo, il cui toponimo conferma questa pratica.
Essendo un centro frequentato anticamente non solo da pastori, ma anche da viandanti, commercianti e pellegrini, esisteva anche una sorta di pronto soccorso che offriva cure ai bisognosi.
La transumanza Patrimonio Immateriale dell’ Umanità
Pochi mesi fa, esattamente l’ 11 dicembre 2019, il comitato del patrimonio mondiale dell’ Unesco, riunitosi a Bogotà, ha proclamato la transumanza, patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
La pratica della transumanza ha acquistato così un riconoscimento di valenza internazionale, di straordinaria portata, destando apprezzamento per i suoi aspetti espliciti ed impliciti che comparta.
In primis la transumanza , ha ottenuto il riconoscimento, da parte del comitato mondiale Unesco soprattutto per la sua impronta perfettamente compatibile ed eco- sostenibile, nella totale e piena integrazione di quelli che sono i processi e i ritmi biologici della natura, sia vegetale che animale.
Il Museo Multimediale della Transumanza
Proprio nella nostra Irpinia, già da tempo si stava lavorando ad un progetto straordinario, lungimirante.
Questo progetto, è volto ad immortalare le tradizioni legate alla transumanza e farle percepire in tutta la loro essenza più genuina, alle giovani generazioni e non solo.
Oggi, a Villanova del Battista, esiste un Museo della Transumanza.
Un unicum a livello museale, in quanto non è la solita raccolta di materiale, documenti, schede, ma un museo emozionale, di nuova concezione. Un unicum anche per la sua allocazione.
Questo polo museale, nasce in una struttura destinata originariamente a serbatoio idrico.
Più precisamente, si tratta di un museo multimediale che celebra la transumanza.
Prima facie, sembra paradossale enucleare un argomento così arcaico e così genuino quale la transumanza attraverso strumenti multimediali estremamente moderni. Proprio questo è un valore aggiunto, un quid novi.
Trattare di un argomento antico, usando un linguaggio moderno per suscitare interesse e curiosità anche nelle fasce più giovani.
Blogger Bonito.Cultore di storia,archeologia,arte e tradizioni locali,escursionista.Da sempre,cerco di far conoscere ed apprezzare le varie potenzialita’ dell’ Irpinia, terra ove natura,tradizioni ,cultura e sapori sono ancora autentici,scrigno di eccellenze.Collaboro con chiunque abbia le mie stesse passioni nel valorizzare in toto la nostra terra e ho colto al balzo l’invito che mi e’ stato proposto,con il proposito lungimirante ma mai utopistico di riproporre un nuovo “rinascimento” irpino sia sociale che culturale, imprenscindibile da una presa di coscienza individuale in un ottica di collaborazione pluridisciplinare e plurisettoriale.
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