Irpinia World è una nuova sfida. Si parla dei nostri paesi mettendone in evidenza gli attrattori turistici, le bellezze paesaggistiche, la cultura, i sapori; sarà una riscoperta della grande bellezza che ci circonda nonché una presa di coscienza delle enormi potenzialità di questo territorio.
Inizia il viaggio...
La vista domina tutto il circondario mentre il vento accarezza il Palazzo Ducale che fu dei Pignatelli e la facciata della chiesa di Santa Maria Assunta. Sono sulla sommità di questo colle dove i romani edificarono una roccaforte nella guerra contro i sanniti, sono a Montecalvo Irpino.
Paese adagiato su una collina di circa 600 metri, occupa una posizione strategica, motivo probabile per cui i primi abitanti, provenienti da insediamenti limitrofi come quelli delle zone di contrada Tressanti e Aequum Tuticum, decisero di insediarsi qui. Nel tempo quella rocca divenne castello e successivamente palazzo, perdendo la sua originaria funzione difensiva.
Qui lasciarono traccia di sé famiglie come gli Sforza, i Gagliardi, i Carafa e i Pignatelli dando al paese quel lustro di cui ancora oggi v’è testimonianza nei portali, nelle chiese, nelle fontane. A Francesco Sforza, futuro duca di Milano si deve la struttura della chiesa di Santa Maria Assunta; i Gagliardi furono i primi a potersi fregiare del titolo di conti di Montecalvo e il loro stemma campeggia sull’arco in arenaria da cui si accede al cortile del Palazzo Ducale; di contro con la famiglia Carafa, Montecalvo fu elevata a ducato ed a loro si deve la splendida cappella rinascimentale nella chiesa sopra citata; infine i Pignatelli, ultimi feudatari del paese ebbero il grande merito di far giungere in loco le spoglie di san Felice martire, patrono di Montecalvo ed ancora oggi qui custodite nell’omonima cappella.
Montecalvo, terra di san Pompilio e di "Mamma Bella"
Questo luogo è anche terra di santi e di Madonne: qui ebbe i natali e percorse i primi passi il piccolo Domenico Pirrotti, futuro san Pompilio noto anche come l’apostolo degli Abruzzi, tanto fu il bene e la fede che profuse in quella regione oltre che in tanti paesi di Campania e Puglia. A lui è legata la meravigliosa statua lignea della Madonna “Mamma Bella” dell’Abbondanza, custodita nella già citata cappella Carafa, la quale presenta nell’occhio destro l’immagine di un teschio umano non riconducibile, secondo gli studi, ad opera umana. È una Madonna particolare ed affascinate che porta chiunque la contempli ad avvicinarsi per scorgere i dettagli di quell’occhio misterioso; è la statua di cui il santo annunciò alla madre la futura venerazione con culto pubblico; è la testimonianza dei dialoghi di Pompilio con le anime dei defunti.
Potrebbe già bastare questo per incuriosire chi sta leggendo in questo momento ma Montecalvo presenta una seconda Vergine che non può che destare meraviglia allo stesso modo: la Madonna della Libera, custodita nell’omonima chiesa ed i cui palmi delle mani sono marchiati da due croci patenti; oltre a ciò la Vergine si presenta in stato interessante. Ed ecco che fede e storia si fondono ancora una volta: gli stessi simboli crociati sono incisi nel portale di ingresso di Santa Maria Assunta nonché legati all’ospedale di Santa Caterina d’Alessandria, fatto costruire dai reduci montecalvesi dalla prima crociata in Terrasanta.
Tra Pacchiane, Janare e scazzamarielli
Non finisce mai di stupire questo paese d’Irpinia: ci si può ritrovare nei vicoli del centro antico al cospetto di un dispettoso folletto chiamato “scazzamariello” avente il dono di defecare oro se qualche fortunata persona ne afferrasse il cappello rosso oppure si potrebbero vedere le Janare, streghe locali che da qui volavano alla volta di Benevento per danzare sotto il famoso noce. Non vi basta ancora? Ed allora dalla fantasia (non posso garantire che lo sia al 100%) torniamo alla realtà e ci immergiamo in una coinvolgente tarantella con le famose Pacchiane, donne del luogo in abito tradizionale nonché testimonianza del lavoro di abili artigiani locali, che in tempi passati primeggiarono nel campo dell’oreficeria e del ricamo.
L’oro era presente in maniera esagerata e in varie forme: dalle collane “a cocole” agli anelli con simboli, scritte ed iniziali, passando per gli orecchini detti “sciacquaglie” (ma ve ne erano anche di altro genere) fino a spille e bracciali; i ricami sugli abiti e sui copricapi erano frutto di un sapiente e meticoloso lavoro manuale e sempre personalizzati così come lo erano le scarpe, rigorosamente realizzate a mano. Oggi le giovani Pacchiane montecalvesi portano avanti la tradizione, non disdegnando la partecipazione a manifestazioni ed eventi, esibendo quando possibile, parte del corredo originale in oro, gelosamente custodito in famiglia e passato di madre in figlia.
Il paese del pane e dei cicatielli
Montecalvo però è anche sapore e piaceri del palato ed eccoci davanti ad una bella panella di pane caldo appena sfornato, rigorosamente cotto in forno a legna e di grano duro; gli fanno buona compagnia taralli, pastette, casatielli, tortani (dolci del periodo pasquale) oltre ai famosi cicatielli conditi col ragù o nella versione broccoli e “scardella” (pancetta). Non siete ancora sazi di gusto e cultura? Bene, prendete allora una fetta di quel pane montecalvese riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale (PAT), conditelo con olio di oliva locale e gustatelo insieme ad un ottimo bicchiere di vino rosso, poi rimettetevi in cammino e fatevi un bel giro per il paese semmai godendovi la vista panoramica sull’antico rione Trappeto. Ah dimenticavo… mentre passeggiate per le strette viuzze, con molta probabilità uno “scazzamariello” vi starà osservando da dietro uno spigolo!
Buona passeggiata e alla prossima!
Blogger Montecalvo Irpino. Giro l’Irpinia in lungo e largo da molti anni ormai: sono innamorato dei piccoli paesi, del loro silenzio. Cerco di catturarne i più intimi segreti nelle mie foto, ne scrivo sempre volentieri dopo averli visitati, vi faccio ritorno quando ne ho la possibilità in compagnia di me stesso o di persone che condividono la mia stessa visione. Sono convinto che i nostri paesi abbiano bisogno di qualcuno che si rechi da loro di tanto in tanto, come se si andasse a fare visita ad un anziano parente. Chi mi conosce mi chiama fotografo, artista, scrittore, poeta: in realtà sono solo uno dei tanti signor Nessuno che crede in questa terra e che da questa terra trae continua ispirazione. Buon viaggio in Irpinia.