Carissimi,
ben tornati. Questo è il nostro quarto incontro e oggi, come promesso, vi voglio parlare del cuore dei grottesi. Il Santuario di Santa Maria di Carpignano. Un’oasi di fede, di pace e di spiritualità nella contrada grottese di Carpignano.
Da secoli il mese di maggio è per i grottesi il mese della Madonna di Carpignano. In questo mese, e specialmente in coincidenza dell’ultimo sabato, i grottesi usano percorrere a piedi i 5 chilometri che dividono il paese dal Santuario.
L’essenza di quest’oasi di pace è la tavola della Vergine, che venne ritrovata in questo luogo ottocentosettant’anni fa, nel 1150.
Tra leggenda e storia
La storia di questo santuario, oggi custodito con tanto zelo dai Padri Mercedari di San pietro Nolasco, è molto antica. Inizia 870 anni fa.
La località, Carpignano, con questo nome già esisteva e così anche Grottaminarda, anche se quest’ultima ancora non era il centro noto che oggi conosciamo.
Qui, non esistevano né case, né strade, Carpignano era solo un ameno luogo pieno di alberi, forse un po’ scuro, ma spesso attraversato da pastori e contadini. Ed a uno di questi, nel lontano 1150, capitò un fatto singolare, misterioso: quello di ritrovare nella cavità di un albero – un carpine – una tavola di legno con su sopra dipinta la Vergine con suo figlio.
Un fatto straordinario che richiamò l’attenzione dei grottesi e degli abitanti dei paesi vicini che, negli anni e nei secoli successivi, spesso si sono recati, e si recano, davanti a quell’immagine per pregare e chiedere grazie.
Gli storici antichi credevano che la tavola fosse una delle tante immagini sacre sfuggite all’iconoclastia, ma è più lecito pensare ad un’immagine sacra portata dall’Oriente a seguito delle crociate. Colpisce a tal proposito la vicinanza storica con la data del “ritrovamento”, il 1150, con la seconda crociata , 1145 – 1149, a cui sappiamo partecipò un importante contingente militare dall’Italia meridionale normanna.
La storia di Carpignano inizia proprio con la “comparsa” della tavola della Vergine, che nonostante presenti un aspetto secentesco dovuto ad una successiva ridipintura, un importante restauro, fatto nel 2004, ha confermato la data del XII secolo e ha attribuito un origine orientale della tavola.
La tavola della Vergine
La raffigurazione è molto semplice. Maria, rappresentata seduta, si è accorta di noi e spostando parzialmente l’ampio mantello ci mostra suo figlio, il quale, continuando a guardare la madre, si alza ritto sulle gambe e appoggia, in un gesto d’affetto, la mano destra su quella della mamma che lo sostiene.
Le due figure hanno la carnagione scura. La madre guarda verso di noi, mentre lo sguardo del figlio è tutto rivolto alla madre.
Il Bambino, nella parte destra della tavola, è ritto sul ginocchio sinistro della mamma e tiene nella mano sinistra un piccolo pavone, simbolo di resurrezione e di rinascita; nello stesso tempo poggia la mano destra sulla mano destra della madre.
Dietro di loro due angeli, con gli sguardi rivolti su di noi, sorreggono un ampio drappeggio
I pellegrinaggi
Quest’immagine così tenera e così dolce ha richiamato folle di devoti e di fedeli da tutta la Valle dell’Ufita che qui si recavano soprattutto nella domenica in Albis e nelle domeniche di maggio.
La Vergine di Carpignano era invocata soprattutto nei periodi di grande siccità e spesso partivano pellegrinaggi per chiedere la grazia della pioggia.
I grottesi in maniera particolare fino alla metà del Novecento vi si recavano a piedi al santuario oltre che nelle festività dedicate alla Vergine anche in tutte le domeniche di maggio.
Oggi i pellegrinaggi a piedi per i grottesi sono ridotti a due: uno, notturno con le fiaccole, l’ultimo giorno di Aprile, come apertura al mese di maggio; l’altro l’ultimo sabato di maggio a chiusura del mese mariano.
Quest’anno purtroppo a causa della grave epidemia non ci sarà nessun pellegrinaggio a piedi, ma i grottesi non mancheranno di rivolgere il pensiero all’oasi di fede di Carpignano.
Ma ora devo salutarvi. Vi aspetto al prossimo appuntamento per parlarvi di altre meraviglie grottesi.
Blogger Grottaminarda. La Pro Loco Grottaminarda nasce nel 1980 per favorire la conoscenza, la promozione e la valorizzazione della cultura e l’identità grottese.
Il referente per Grottaminarda e per la Pro Loco Grottaminarda sarà Raffaele Masiello, un appassionato della storia grottese, e irpina in generale, che ha collaborato a vari progetti culturali, sia per il proprio paese, sia per i paesi limitrofi.
Iscriviti alla nostra newsletter e resta aggiornato sulle uscite dei paesi che più ti interessano